Dusciana Bravura è un’artista italiana che vive a Ravenna e punta d’eccellenza per le sue opere di mosaico contemporaneo. È nata a Venezia nel 1969, diplomata a Ravenna all’Istituto d’Arte Severini, specializzata all’Accademia delle Belle Arti di Bologna e formata artisticamente nell’ambiente culturale della città lagunare.
Il background del lavoro di Dusciana Bravura si caratterizza per l’uso innovativo di materiali e tecniche, combinando elementi tradizionali del mosaico con un approccio contemporaneo. L’artista si sperimenta ed esprime in assoluta trasversalità nei confronti dei materiali e delle forme. Le sue opere spaziano da installazioni su larga scala a oggetti di design e sculture, fino ad accessori di moda. Al centro c’è la sua creatività con temi spesso legati alla natura, alla mitologia e alla storia dell’arte.
Nell’esplorare la sua storia di artista e donna può raccontarci da quale “tessera” inizia il mosaico della sua vita?
«Lavoro da 34 anni e di tessere ne ho messe in fila tante. Ho iniziato a lavorare per amore, anzi posso confermare che è il valore più importante che mi guida. Ho dovuto trasformare la mia arte nel mio lavoro mossa dalla responsabilità materna di dover provvedere non solo a me ma anche a mia figlia. Non volevo rinunciare alle mie passioni artistiche, per cui la necessità mi ha aiutato a creare il mio mix e ha funzionato!
Non si può pensare al lavoro fine a se stesso, ma deve esserci la passione che ne riattiva lo stimolo, un pensiero espresso spesso dai giovani. Il lavoro ideale mette a frutto cuore ed intelligenza per fare ciò che appassiona e che allo stesso tempo supporta le necessità. Non è facile è un impresa ardua ma riuscirci dona una felicità unica».
Bravura, lei ha studiato e potuto approfondire le tecniche del mosaico tradizionale e sviluppare un approccio innovativo e personale. Ma la sua formazione artistica si è arricchita grazie all’influenza di suo padre, Marco Bravura, artista e mosaicista che l’ha introdotta ai segreti dell’arte del mosaico. Questo rapporto paterno che eredità lascia come valore assoluto?
«In verità ho avuto la mia eredità paterna a 20 anni, papà mi ha lasciato il dono della libertà. La libertà di fare della mia vita quello che volevo. Papà viaggiava ci lasciava e noi abbiamo imparato a gestire questa ampia possibilità di scelta».
Per approfondire questo aspetto posso chiederle come ha vissuto questo “dono” della sua famiglia?
«I miei genitori sono una grande macchina, insieme da sempre, liberi, ci hanno “abbandonati” a crescere come uno sente. Ci vuole coraggio a fare questo, ma le opportunità che si generano sono uniche. Poi comunque ho avuto un grande punto di ispirazione, il più grande sognatore che mi ha cresciuto, mio padre. Ho dovuto da sola crearmi la mia identità, il mio posto nel mondo.
Ho imparato a vivere senza essere schiava dei soldi , anzi ho notato che le persone con i soldi credono che ti avvicini a loro per questo. Il denaro ti blocca ti crea pregiudizio, questo fattore non rende l’essere libero di essere se stesso. Ho iniziato a lavorare negli anni ’90, in cui non c’era la percezione della crisi, si faceva arte per fare arte non per guadagnare».
Oltre a suo padre c’è qualche altra fonte di ispirazione nella sua vita?
«Un personaggio che ha contaminato positivamente la mia crescita è stato Tonino Guerra che negli anni ’90 ho potuto conoscere ed approfondire nei progetti in cui mi coinvolgeva mio padre. Tonino Guerra artista a tutto tondo conosciuto prevalentemente come poeta progettò diverse opere tra cui ”Il tappeto” , fontana posta a Cervia. La realizzammo nel 1997 in mosaico con tessere di marmo e di pasta vitrea tagliate a mano. Altro lavoro di cui vado fiera eseguito sempre con Guerra è la fontana di Savio. Guerra è stato artista a tutto tondo si è confrontato in tante espressioni artistiche lasciando molto di se e insegnandomi tanto».
Dusciana Bravura, lei è nota per la sua capacità di combinare elementi tradizionali con una visione contemporanea. La sua più grande particolarità è l’utilizzo di una vasta gamma di materiali, tra cui vetro, smalti, pietre preziose e ceramiche ma anche e soprattutto materiali di recupero. Questa scelta si sposa molto bene con questi tempi e la necessità di un arte eco sostenibile. Si vede in questo percorso?
«Sì, la mia spinta artigianale è fatta prevalentemente di recupero. Mi ha portato a plasmare la mia idea. Il medium del mosaico nella mia testa poteva esprimere solo la contemporaneità. Il lavoro concettuale è proprio questo: un medium del passato che viene utilizzato per esprimere concetti contemporanei. Risultato? La continuità, coadiuvata da un altro valore, cioè il recupero, l’esigenza di dare una nuova vita ai materiali. Il recupero è un concetto green che si basa sulla riduzione di sprechi e rifiuti. Il mio obiettivo valutare il potenziale in ogni materiale».
Il mosaico in vetro è senza dubbio il punto di forza della sua identità artistica. Muove da qui la sua arte?
«Mi sento in sintonia con questo materiale che è simbiosi con le mie origini veneziane e con il mio dna ravennate bizantino. Questo materiale è in estinzione, perché Murano sta abbandonando queste produzioni, io mi sento in dovere di recuperarne il valore e l’identità. Dalla scultura al paio di orecchini l’impegno è diverso, e il senso di sfida sempre forte, ma l’approccio è lo stesso: “divertirsi” è la spinta che muove tutto, la mia necessità primaria, se mi chiedono di rifare una cosa che non mi piace faccio fatica a finire».
Quale è la disciplina che l’appassiona di più?
«Le costruzioni geometriche di pattern con il vetro, per me è come disegnare con il vetro. Mi piace perché soddisfa un bisogno per me quasi fisico quello del rapporto con i colori»
Lei ha una grande capacità di sviluppare equilibri cromatici, e la padronanza per la creazione di aggregazioni uniche di grande impatto e comunque binomi unici di sfumature insolite. Sostengo che i suoi oggetti soprattutto i gioielli sono veri strumenti di cromoterapia, cosa la ispira?
«Mi ispira la natura, che attraverso tutte le forme di vita esprime binomi cromatici unici, basta avere gli occhi, basta avere l’attitudine a posare lo sguardo. Le aggregazioni cromatiche sono un bisogno di tutti anche di chi pensa di non averne. Il mio è un percorso fatto di studio e ricerca. Ho letto Riccardo Falcinelli e confermo che il colore cambia lo sguardo. Ho studiato ed approfondito l’emisfero dei colori, partendo dal francese Michel Pastoreu, fino ad approfondire la potenza dei colori, non solo in arte ma anche nella salute, nella storia. Esprimo il bisogno di colore delle persone, quel colore che non vogliono ammettere a se stesse!»
Le sue opere sono di una ricchezza materica unica e di “piccoli passi”… ho notato che emerge un altro valore dalle sue realizzazioni: il tempo…
«Sì, sono opere lente, meditate e studiate. Ho a che fare con gli stranieri e gli stranieri soprattutto orientali, vedono oltre il lavoro, vedono la pazienza la passione».
Lei ha ispirato una nuova generazione di artisti con il suo lavoro. La sua capacità di innovare, pur rispettando la tradizione mosaico, la rende una figura unica e rispettata nel panorama artistico. La sua opera più bella, Virginia, sua figlia. In prima battuta lei ha sottolineato che il bisogno, la necessità, l’hanno portata a creare se stessa e il suo lavoro. Come definisce questa piccola musa che ha dato una direttrice cosi importante alla sua vita?
«Selvatica, colorata, artistica regina della birra. Vive nel regno unito una vita molto diversa dai suoi coetanei coltivando un sano approccio con la natura pur non rinunciando a mettere “in campo” la sua parte artistica. Un rapporto genitoriale che porta i miei colori e il mio senso di libertà».
Per chi vuole indossare una creazione di Dusciana, presso l’ art shop in via Mazzini a Ravenna è possibile visionare le diverse collezioni di gioielli, oggetti ed accessori moda; pezzi unici di grande personalità e fascino.
Mentre nei nobili spazi di Palazzo Rasponi dalle Teste a Ravenna ancora fino al 21 luglio l’invito a visitare “Le metamorfosi degli oggetti e delle immagini”: selezione di opere che illustrano il trentennale percorso dell’artista ravennate, dai ritratti alle creature zoomorfe in micro tessere di mosaico. La mostra monografica curata da Linda Kniffitz e Paolo Trioschi, in anteprima della nona edizione della Biennale del Mosaico 2025.
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