Le loro sono storie di fughe, di disperazione, di dolore. Quasi tutti sono scappati da situazioni drammatiche e hanno compiuto un lungo viaggio della speranza che, in più occasioni, poteva finire nel peggiore dei modi. Prima in Libia, dove hanno conosciuto la violenza dei campi migranti veri e propri lager, e poi in mezzo al mare, dove hanno rischiato di annegare prima di essere tratti in salvo dalla Ocean Viking.
Fondamentale si è rivelato l’aiuto dei ravennati, da sempre noti per tenere alle iniziative di solidarietà. In tanti si sono offerti di servire pasti caldi e di espletare tante altre piccole ma utili mansioni. A oggi, gran parte degli sbarcati sono ospiti della struttura “Il Villaggio del Fanciullo” di Ravenna e tante sono le persone che si recano lì di persona per lasciare pacchi contenenti soprattutto vestiario, destinato principalmente a bambini e ragazzi. «I ravennati hanno dimostrato di avere un cuore enorme fornendo tantissime donazioni – aggiunge Biondi –, soprattutto quelle di vestiario come maglie, pantaloni e scarpe, che sono di maggiore urgenza. Ne servono ancora… Molti si presentano direttamente da loro o vengono da noi a lasciare i pacchi da donare. Ciò mi lascia stupita positivamente e mi commuove perché è bello vedere una moltitudine di persone che contribuisce come meglio può».
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