Dal tappeto per Nureyev alla Baguette Fendi: i ‘pezzi’ unici di Francesca Fabbri con bottega anche a Venezia e Roma

Francesca Fabbri, mosaicista di Ravenna, racconta la sua passione per il mosaico

Francesca Fabbri, fondatrice di Akomena Spazio Mosaico, è tra i mosaicisti che contribuiscono a rendere Ravenna capitale del settore, apprezzata da turisti provenienti da tutto il mondo. Affascinata sin da giovane da questa tecnica antichissima, contraddistinta dall’incastro elegante e raffinato delle tessere senza tempo, è oggi un’ottima insegnante per chiunque voglia intraprendere la strada della lavorazione del mosaico, ma soprattutto è conosciuta per aver realizzato importanti sculture accanto ad artisti di fama mondiale.

Fabbri, com’è nata la sua passione per il mosaico?
«Già da ragazza ero molto portata per i lavori di manualità, per cui ho scelto di frequentare l’Istituto d’Arte, che però non mi ha dato una formazione specifica per quanto riguarda il mosaico. Tant’è che, in quel periodo, non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea di lavorare come mosaicista. Poi, è stata una mia amica a spingermi a provare questo mestiere perché allo studio Signorini, dove lei lavorava, stavano cercando qualcuno che potesse dare loro una mano. Lì, in un giorno, mi sono innamorata del mosaico».
Com’è nata l’associazione Akomena e come viene gestito il lavoro di squadra?
«Ho fondato Akomena ben 35 anni fa, nel 1988, mentre studiavo parallelamente all’Accademia di Belle Arti. Il laboratorio si è arricchito man mano di nuove persone che riescono a realizzare qualsiasi cosa, quindi, il nostro punto di forza è proprio la versatilità. Da noi arrivano ragazzi che non hanno esperienza con la lavorazione del mosaico, quindi, sono formati esclusivamente da noi. Attualmente siamo in 9, ognuno col proprio compito, ma quando c’è da fare lavoro di squadra, per esempio, per portare a termine una consegna nei tempi stabiliti, riusciamo a gestire tutto alla grande».

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Tra i lavori per cui Akomena si è guadagnato la ribalta, c’è sicuramente quello sulla tomba a Parigi di Nureyev di cui ricorrono quest’anno i 30 anni della morte. Può parlarne?
«Il lavoro è stato convenzionato dalla Fondazione Nureyev nel 1996, ed è stato seguito dalla direzione artistica di Parigi, che aveva scelto proprio il mosaico di Ravenna per questo importante monumento. Per l’occasione ho preparato un progetto minuzioso, un enorme tappeto in mosaico, che è subito piaciuto. Per la realizzazione di quell’incredibile scultura, abbiamo lavorato in tre, utilizzando circa 200mila!».
Molto importante anche la più recente collaborazione con Fendi per la realizzazione in mosaico della Baguette, la borsa iconica della maison. Com’è stato essere tra le venti botteghe di vario artigianato in Italia prescelte?
«Molto gratificante e un orgoglio a livello personale. Fendi ha fatto una collezione dal titolo “Hand in Hand” nel 2020, che è un tributo all’artigianato. Tutto è nato a seguito di un episodio semplice quanto significativo: una familiare di Fendi è in Sicilia ed entra in una bottega di una bellissima ragazza che le confessa: “L’artigianato è bello, ma il mio desiderio è fare la fotomodella”. A queste parole la Fendi risponde dicendo: “Tu non ti rendi conto del tesoro che hai tra le mani, coltiva questa attività perché perdurerà nel tempo, mentre fare la fotomodella può durare solo per qualche anno!”. Così la maison Fendi ha deciso di fare una collezione speciale con l’aiuto di artigiani, scegliendone uno per regione, prendendo le peculiarità di ogni territorio. Per l’Emilia-Romagna sono stata selezionata io e ho realizzato per l’occasione una borsa fatta con un tessuto di mosaico in oro spesso due millimetri, quindi pieghevole e molto leggera. Il motivo iconico ravennate era il cielo stellato di Gallia Placidia».
C’è stata una presentazione del suo capolavoro? La sua collaborazione con l’azienda è poi continuata?
«Assolutamente sì, è avvenuta alla fine del 2021 nella sede che Fendi ha a Roma all’Eur. Attualmente, collaboro ancora con l’azienda per altri progetti che mi hanno proposto e stiamo realizzando insieme».
Akomena Spazio Mosaico si sta allargando con l’apertura di punti vendita in altre città…
«Sì. Tutto è legato alla creazione, nel 2016, di un nuovo marchio per oggettistica del turismo. Avevamo in mente una linea divertente e fresca e il progetto è riuscito davvero molto bene. Così, nel 2022 subito dopo la pandemia che ci ha bloccato per quasi tre anni, abbiamo aperto un piccolo negozio a Venezia, nel cuore della città a Rialto. Tra pochi giorni apriremo anche a Roma mentre nel prossimo futuro anche a Firenze e Milano».
Quali sono le ambizioni future?
«Il fatto che anche mia figlia si sia appassionata al mosaico mi dà un senso di infinito e una visione lunga di questo lavoro. Vorrei avere tanti anni ancora per potermi dedicare a progetti sempre più importanti e particolari. Al momento posso dire di essere più che soddisfatta del percorso fatto da quando ero piccola fino a oggi».
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