Cotignola: Ricky Albertosi operato al Maria Cecilia Hospital. «Di numeri uno me ne intendo»

«Di numeri uno me ne intendo, per questo abbiamo scelto di affidarci al prof. Castriota». Commenta così la moglie di Ricky Albertosi, gloria del calcio italiano, campione d’Europa nel ‘68 e vicecampione del mondo nel ’70. Hanno deciso di affidarsi alle cure del prof. Fausto Castriota, responsabile del laboratorio di cardioangiologia diagnostica ed interventistica a Maria Cecilia Hospital ospedale di Alta Specialità a Cotignola (RA) di GVM Care & Research.

Albertosi ha dovuto infatti sottoporsi ad un’operazione al cuore a metà dicembre. La diagnosi: scompenso cardiaco associato ad un’insufficienza della valvola mitrale.

Il racconto di Ricky Albertosi

«In passato avevo avuto due infarti – racconta Albertosi – da lì ho iniziato ad avvertire sempre più una sensazione d’affanno anche solo a camminare, facevo molta fatica. Mio nipote mi ha suggerito di rivolgermi al prof. Castriota perché un nome riconosciuto anche all’estero per interventi eccezionali. In seguito alla prima visita mi hanno messo un defibrillatore, ma dopo qualche tempo in cui sono stato monitorato mi hanno detto che era importante eseguire l’operazione»

Ricky Albertosi, come reliquato dei precedenti infarti, presentava infatti una dilatazione del ventricolo sinistro che con il tempo ha portato al malfunzionamento della valvola mitrale.

«Il percorso di cura è stato articolato – commenta il prof. Castriota – perché la situazione era cronicamente delicata e il paziente mostrava una ridotta tolleranza allo sforzo (aveva continui scompensi cardiaci). Abbiamo quindi prima ottimizzato la situazione con un defibrillatore ma, dopo circa quattro mesi, abbiamo riscontrato la necessità di intervenire. In persone di una certa età con un cuore non in forma, la chirurgia tradizionale è ad altissimo rischio. Abbiamo quindi optato per un approccio percutaneo che invece abbassa notevolmente il rischio operatorio e dà un risultato ottimale».

La metodologia

Si chiama MitraClip ed è una metodica che viene eseguita nel mondo già dal 2003 (primo caso eseguito in Brasile); tuttavia i numeri sono ancora abbastanza contenuti: nel 2023 sono stati solo 1.400 gli interventi di MitraClip in Italia, una cifra decisamente inferiore rispetto ai volumi della cardiochirurgia tradizionale “open” (ovvero che prevede l’apertura del torace). Gli studi dimostrano la sua efficacia, in particolare in situazioni a elevato rischio chirurgico, in quanto la MitraClip ha il vantaggio di riparare la valvola mitrale senza utilizzare la circolazione extra-corporea – si inseriscono attraverso la vena femorale delle “mollettine” che riassestano i lembi non funzionanti della valvola -, a cuore battente, con una ripresa post operatoria rapida.

«A dicembre arriva dunque la chiamata del prof. Castriota che mi dice che devo operarmi – prosegue nel racconto Albertosi –. Il primo pensiero è stato “non passerò le feste in famiglia” e invece mi sono dovuto ricredere. È stata una cosa meravigliosa: il 16 dicembre sono stato ricoverato e 2 giorni dopo ero già a casa e mi sono goduto il Natale in famiglia! Ho reagito bene, mi sentivo benissimo».

«Il Prof. Castriota era venuto in camera a spiegarmi l’intervento e sono stato subito sereno e tranquillo. L’operazione è andata benissimo, mio nipote mi ha davvero indirizzato verso il top del top. Per non parlare dell’ospedale! Il Maria Cecilia Hospital è bello, la gentilezza del personale e l’organizzazione sono state incredibili. Si è creato un rapporto famigliare con il professore e la sua équipe, tutti eccezionali».

A 84 anni, Albertosi è tornato a passeggiare nella sua Forte dei Marmi (dove è seguito dal cardiologo dott. Casolo) e si mette ancora alla prova in porta contro i suoi nipoti.

Leggi anche: Cotignola: il noto neurochirurgo Miran Skrap entra nell’equipe di Maria Cecilia Hospital

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