Mancano pochi giorni al 3 ottobre, il decimo anniversario della strage di Lampedusa, una delle catastrofi marittime più gravi della storia. In 368 sono morti in mare in quel fatidico giorno del 2013, 368 anime che partendo dal porto libico di Misurata volevano raggiungere la salvezza sulle coste Italiane. Per commemorare la giornata a Ravenna, il Teatro Alighieri si illuminerà d’arancione e un’opera realizzata dal fumettista e attivista Gianluca Costantini sarà appesa sul terrazzino di Palazzo Merlato, sede del comune di Ravenna. Lo scopo è quello di sensibilizzare la popolazione sul tema migranti e tragedie del mare, per far riflettere e contribuire allo sviluppo di un pensiero di solidarietà.
In molti ricorderanno quanto accaduto dieci anni fa a Lampedusa. Una barca era appena arrivata – in piena notte – quando i motori si bloccarono; per attirare l’attenzione delle navi che passavano, l’assistente del capitano ha agitato uno straccio infuocato producendo molto fumo. La paura e l’allarme dei passeggeri ha rovesciato l’imbarcazione – già stracolma – che si è ribaltata più volte prima di colare a picco. Pescherecci e imbarcazioni civili arrivati sul posto intorno alle 7 del mattino hanno cercato di recuperare i superstiti, ma il terribile disastro era ormai compiuto.
Tra chi non potrà mai dimenticare quella tragedia c’è certamente l’artista Costantini, noto per le sue battaglie sui diritti umani: da anni lavora come attivista per dare voce ai deboli e sensibilizzare la comunità. Da poco vincitore della sezione “Nona arte” del “Premio Procida – Isola di Arturo – Elsa Morante”, per il suo libro “Patrick Zaki. Una storia egiziana”, ha già realizzato opere dedicate ai migranti come nel caso della mostra realizzata in occasione del primo sbarco di migranti a Ravenna sulla “Ocean Viking”
Costantini, può svelare qualcosa della sua opera che sarà esposta a Ravenna?
«Si tratta di un’opera molto speciale. Un mio disegno che rappresenta un tributo alle vittime di quella tragica giornata. Vuole essere un ricordo commovente e un monito per non dimenticare mai quanto accaduto in mare quel terribile giorno. Spero che attraverso il mio lavoro si possa riflettere sulle conseguenze delle politiche migratorie e cercare di costruire un mondo più giusto e solidale per tutti. Il disegno ritrae una bambina che appoggia la sua mano sul filo spinato».
Lei da diverso tempo ormai si occupa di diritti umani, come mai?
«La mia scelta è stata motivata da un profondo senso di giustizia e da una convinzione intrinseca nell’importanza di dare voce a coloro che spesso non hanno voce. Ho sempre creduto che l’arte e il disegno potessero essere strumenti potenti per raccontare storie, esporre ingiustizie e stimolare il cambiamento».
Cosa può fare, a suo avviso, l’arte per i diritti umani?
«L’arte può penetrare profondamente nell’animo umano e toccare corde emotive che le parole da sole non riescono a toccare. Attraverso i miei disegni, ho cercato di mettere in luce le storie di persone coraggiose che si sono battute per i loro diritti, ma anche di denunciare le ingiustizie e gli abusi perpetrati da governi e istituzioni. L’arte può essere una forma di attivismo potente, in grado di ispirare e mobilitare le persone per un mondo più giusto e compassionevole».
Cosa ha imparato in questi anni di attivismo?
«Questo percorso mi ha insegnato che l’attivismo non è mai un’impresa individuale, ho avuto la fortuna di collaborare con organizzazioni straordinarie come ActionAid, Amnesty, ARCI e SOS Mediterranée, e ho visto quanto possa essere potente l’unione di forze per la causa dei diritti umani. Ho imparato che anche quando le sfide sono enormi e le minacce sono reali, non dobbiamo mai smettere di lottare per i diritti umani. E continuerò a farlo attraverso il mio lavoro, perché credo che ogni voce conti e che ogni disegno possa fare la differenza».
Quale fra le sue battaglie l’ha più coinvolto e colpito?
«È difficile scegliere una singola battaglia perché ognuna ha avuto il suo peso e la sua importanza. Tuttavia, posso dire che alcune storie e cause hanno avuto un impatto particolarmente profondo sulla mia arte e sulla mia vita. Ogni volta che creo un disegno su una battaglia per i diritti umani, mi immedesimo nella storia e nelle vite delle persone coinvolte. Sono storie di coraggio, resistenza e speranza che mi toccano profondamente, e cerco di utilizzare la mia arte per condividerle con il mondo e contribuire alla lotta. Sicuramente, mi ha profondamente colpito la lotta per la giustizia e la dignità umana».
Ad esempio?
«Come il caso di Giulio Regeni. Il suo tragico destino e la ricerca accanita per la verità mi hanno ispirato a creare molti disegni che potessero raccontare la sua storia e denunciare la violenza e la repressione. Allo stesso modo la storia di Patrick Zaki, accusato ingiustamente e imprigionato in Egitto, ha suscitato la mia indignazione e mi ha spinto a creare un disegno che potesse sottolineare la sua ingiusta detenzione e la necessità di agire per la sua liberazione».
Già in occasione dell’arrivo dell’Oean Viking lei ha allestito una mostra. Cosa ha provato quando ha incontrato i volontari e la gente soccorsa?
«Una mescolanza di emozioni profonde. Prima di tutto, ho sentito una grande gratitudine verso i volontari e le organizzazioni umanitarie che lavorano incessantemente per soccorrere coloro che si trovano in situazioni di pericolo in mare. Vedere di persona l’impegno e la dedizione di questi volontari è stato un momento toccante. Mi ha ricordato la straordinaria forza della solidarietà umana e quanto possiamo fare quando ci uniamo per aiutare gli altri».
Cosa voleva esprimere con quella mostra?
«Era un modo per raccontare le storie di queste persone, per dare loro voce e visibilità. Volevo che il mondo sapesse delle loro lotte e dei loro desideri, e speravo che la mia arte potesse contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide che affrontano i migranti e i rifugiati in mare».
Il risultato di questa esperienza?
«Complessivamente, quell’esperienza mi ha spinto a rafforzare il mio impegno per i diritti umani e a continuare a utilizzare la mia arte come mezzo per la denuncia e il cambiamento. Ha rafforzato la mia convinzione che dobbiamo fare di più per aiutare coloro che sono in cerca di sicurezza e dignità, e che la solidarietà e l’empatia sono valori fondamentali che dovrebbero guidarci nel nostro impegno per un mondo migliore».
Secondo lei, cosa possiamo fare noi per aiutarli?
«Innanzitutto, è fondamentale mantenere una consapevolezza costante dei problemi che affrontano le persone in situazioni di pericolo, come i migranti e i rifugiati. Questo significa informarsi, educarsi e diffondere conoscenza tra amici e familiari. La consapevolezza è il primo passo per attirare l’attenzione sulle sfide che queste persone affrontano».
Nel concreto?
«Sostenere le organizzazioni umanitarie e i gruppi che lavorano attivamente per fornire assistenza ai migranti e rifugiati. Queste organizzazioni svolgono un ruolo vitale nel fornire aiuto medico, cibo, alloggio e supporto legale a coloro che ne hanno bisogno. Le donazioni o il volontariato all’interno di queste organizzazioni possono fare la differenza concreta. È anche importante sostenere politiche e iniziative che promuovono la giustizia e la protezione dei diritti umani per tutti, indipendentemente dalla loro origine o stato migratorio. Questo significa partecipare attivamente alla vita civica, votare in modo informato e sostenere cambiamenti legislativi che favoriscano la dignità e la sicurezza delle persone».
Questo ci permetterà di avere un futuro migliore?
«Spero di sì, dobbiamo ricordare che anche le piccole azioni possono avere un grande impatto. Ognuno di noi può fare la sua parte per contribuire a creare un mondo più giusto e compassionevole. Insieme, possiamo lavorare per un futuro in cui tutti possano godere dei loro diritti umani fondamentali e vivere in pace e dignità».
Ha in cantiere altri lavori migranti e non per il prossimo futuro?
«Sì, ho sicuramente in programma di continuare il mio lavoro su questioni migranti e altre sfide legate ai diritti umani nel prossimo futuro. Questi sono temi che sono profondamente radicati nella mia arte e nella mia missione come artista attivista. Sto già lavorando su nuovi progetti che affronteranno le storie di migranti e rifugiati, cercando di dare voce a coloro che cercano una vita migliore e che spesso sono invisibili o emarginati. Voglio continuare a utilizzare il mio disegno per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere la comprensione e la solidarietà. Ma è presto per parlarne».
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