Cau Ravenna: primato in Romagna per numero di accessi più di 8 mila dal 22 gennaio

Buoni anche i numeri di Cervia che dal 18 dicembre al 5 maggio ha registrato 4.595 accessi

Cau Ravenna conquista il primo posto per accessi fra i centri della Romagna. L’analisi dei dati dei Centri di assistenza ha posizionato la città del Mosaico come la più gettonata della Romagna con 8.008 dal 22 gennaio al 5 maggio. Buoni anche i numeri di Cervia che dal 18 dicembre al 5 maggio ha registrato 4.595 accessi, decretando il successo del nuovo sistema di assistenza regionale.

I dati regionali

In Emilia-Romagna sono 35 i Cau operativi per un totale di 150.799 accessi  (162.081 considerando anche quelli di Ferrara, i primi a partire in via sperimentale come ambulatori a bassa complessità), l’82% dei quali in orario diurno; in media si registrano 19 accessi al giorno al mattino (dalle 8 alle 14) e 16 il pomeriggio (dalle 14 alle 20), variano invece da un minimo di 1 a un massimo di 32 gli accessi giornalieri in orario notturno (dalle 20 alle 8).

Otto pazienti su 10 (ovvero l’83%) inviati al medico curante a conclusione del percorso, quindi con assistenza e cura ricevute direttamente in loco; la casistica riguarda principalmente (53%) problemi di natura gastrointestinale, ortopedica e disturbi minori. Il 68% degli accessi è effettuato da persone tra i 18 e i 64 anni, con tempi di attesa medi di 45 minuti nell’ultima settimana, da un minimo di 3 minuti a un massimo di 2 ore e 8 minuti.

La valutazione dei cittadini

Per l’84,3% dei cittadini che si sono rivolti ai Centri di assistenza urgenza per problemi di salute, l’esperienza all’interno dei Cau è stata “positiva” o “molto positiva”, sia in termini di accoglienza, sia di cura. Lo confermano i dati raccolti attraverso il questionario che la Regione Emilia-Romagna ha proposto in collaborazione con le Aziende sanitarie a partire dal 29 gennaio.  Su 3.080 questionari (compilati su base volontaria e anonima da parte del paziente stesso o della persona che lo accompagna), inoltre, l’84,8% ritiene che il tempo di attesa sia stato “adeguato” o “ottimale”.

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