L’importanza di tramandare le tradizioni non è cosa da poco, perché rappresentano l’essenza di una società, ciò che tiene legate le persone e che dà un senso di appartenenza. Ed è proprio questo lo spirito con cui il Comitato Cittadino di Porto Fuori ha organizzato il ciclo di incontro per imparare a fare i cappelletti, la tipica pasta ravennate, che si è chiuso ieri sera – giovedì 13 aprile – nella cucina della Casa del Popolo, affittata per l’occasione.
«L’idea – racconta il presidente del comitato Claudio Vallicelli – nasce durante una riunione di confronto per divulgare l’arte del saper fare i cappelletti, ma anche le tagliatelle e altri tipi di pasta. Al contempo abbiamo creato una sorta di fondo-cassa da poter utilizzare per organizzare eventi aperti a tutta la popolazione e piano piano ingrandirsi, anche con scopi benefici».
Insomma, una proposta che, nata come un esperimento, è diventata invece una vera e propria richiesta da parte delle persone di fissare più appuntamenti. Il corso, dedicato alla lavorazione dei cappelletti, è iniziato lo scorso ottobre e prevedeva inizialmente 4 serate organizzate nell’arco del periodo invernale. Ma, con lo stupore di tutti, il boom di partecipazione di persone di diverse fasce d’età, tra cui anche di uomini giovani e adulti, ha fatto sì che il numero degli incontri raddoppiasse, fino a diventare 8.
«Sono venute anche diverse bambine insieme alle loro mamme ad imparare l’arte della pasta fatta in casa – ricorda Dilva Ragazzini, volontaria del gruppo –. Infatti, è una scelta importante per un genitore voler trasmettere questo perché si impara, mentre ci si diverte a impastare. In virtù dell’alto numero di richieste avremmo anche potuto continuare, ma abbiamo deciso di chiudere gli incontri perché dobbiamo già iniziare a lavorare per la preparazione dei cappelletti per le manifestazioni del periodo estivo, che culmineranno con la festa del PD e la sagra di settembre. Ci vogliono mesi di preparativi per arrivare a fare ben 25 quintali di cappelletti, che poi finiscono in un battito di ciglia!».
Quindi, simbolo eccellente di Porto Fuori sono proprio i cappelletti, protagonisti della sagra che si sta ingrandendo sempre di più e la cui fama si sta diffondendo a macchia d’olio.
«Luciano Ricci, il proprietario del Molino Benini a Santo Stefano di Ravenna, venuto a conoscenza delle lezioni che abbiamo aperto a tutti, ha deciso di donare la farina necessaria, messa a disposizione dei corsisti durante le 8 serate. La nostra associazione, già da prima, ha sempre usato le farine Benini perché provengono da agricoltori locali, quindi, per noi è importante valorizzare il territorio e tenerci legati con ciò che il ravennate offre», afferma Marinella Villani, un’altra volontaria.
Si sa, i cappelletti sono l’emblema della cucina tipica di Porto Fuori e del Ravennate in generale e ognuno ha un proprio metodo per stendere la pasta o usa un ingrediente anziché un altro. Sta di fatto, però, che chiunque è attirato dal volerli fare in casa, sia per la soddisfazione di proporre un piatto nato nella propria cucina, sia per cercare di risparmiare un po’ in più dato l’aumento dei prezzi e delle spese in generale.
«Personalmente non sono molto brava a fare i cappelletti perché sembra semplice, ma non lo è – afferma Roberta Olivetti una delle partecipanti al corso –. Quindi, ho colto l’occasione per imparare meglio qualche trucchetto per stendere la pasta o pesare meglio gli ingredienti, per assicurare la buona riuscita del piatto. Poi c’è da dire che è una bella esperienza da fare insieme alle amiche, perché non è la classica cosa da fare, ma un modo nuovo di imparare divertendosi».
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