Bellavista e fratelli Parmiani scendono in campo. Il disastro che ha colpito la Romagna ha riportato al centro dell’attenzione la storia e la cultura di una terra da sempre cara a tutti gli italiani. Riscoprirne le radici e le tradizioni non appare un esercizio accademico, ma si rivela un’occasione per innescare uno spettacolo sì di cultura, ma nel contempo divertente e ammaliante, soprattutto se sul palco ritroviamo dei veri mattatori: il grande teatro in vernacolo dei fratelli Gianni e Paolo Parmiani, la musica totale di Raffaello Bellavista pianista, cantante, baritono e compositore che al pianoforte a coda ama contaminare generi musicali nello spirito della Musica totale di Giorgio Gaslini.
Lo spettacolo mostra due facce: l’azione teatrale dei fratelli Parmiani dedicata alla Romagna ferita dal fango dell’alluvione e la fierezza dell’animo romagnolo presentata attraverso le più famose cante tradizionali, eseguite e cantate con arrangiamenti rivoluzionari, dal maestro Raffaello Bellavista al pianoforte gran coda.
Per uno strano scherzo del destino, i fratelli Gianni e Paolo Parmiani due noti attori romagnoli sono stati sinistrati dalla rottura dell’argine del fiume Santerno che ha spazzato via la casa di famiglia, un vecchio mulino che ospitava anche il loro laboratorio teatrale e dove viveva il loro genitore che si è salvato per un soffio. Con lo spirito gagliardo della Romagna hanno tratto dal disastro lo spunto per un’azione teatrale dedicata al loro luogo dell’anima: ricordi, poesie, facezie varie e aneddoti legati al mulino di famiglia che non c’è più.
Su questa esperienza satura di creatività e coraggio trae ispirazione e si innesta il progetto di Raffaello Bellavista: ovvero rielaborare, in chiave colta, alcune cante ro-magnole, creando uno spaccato della Romagna e della sua musica.
Una serata irripetibile, a chiusura del Festival “I Suoni e le Parole:un Simposio informale sotto la Luna”, organizzato dall’Accademia del Melo Silvestre APS.
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