Scoperto un inedito di colui che è ritenuto il massimo scultore ferrarese del ‘500, Alfonso Lombardi (conosciuto anche come Alfonso Cittadella o Alfonso da Ferrara), artista morto a soli 40 anni, elogiato anche da Michelangelo che lo descrive come “Meraviglioso nel suo operare che la terra tremava sotto le sue mani in obbedirlo” e celebrato (dal Vasari) come una declinazione padana della maniera di Raffaello capace di coniugare le arti dello stesso Raffaello e di Michelangelo con la tradizione di Guido Mazzoni e Niccolò dell’Arca.
L’opera scoperta, e oggi sul mercato dell’arte, è un San Girolamo penitente in argilla e terracotta di 48 centimetri di altezza: si trova a Spilamberto, ed è stata rinvenuta da un antiquario a villa Morsiani, dimora quattrocentesca di Bagnara di Romagna (RA). Una particolare curiosità: nell’aprile del 1993 – quindi esattamente 30 anni fa – una celebre rivista internazionale di arredamento, design e architettura, in un servizio dedicato alla storica dimora romagnola, in una sequenza fotografica degli interni riprendeva anche la scultura di Lombardi, senza identificarne l’autore e ascrivendola a una scultura settecentesca.
Il dottor David Lucidi – autore di una monografia specifica del 2018 ed esperto che presentò il Salvator Mundi di Lombardi al prestigioso Tefaf di Maastricht – ha recentemente spiegato, proprio a Spilamberto (presso la galleria antiquaria ‘Ossimoro’) che il San Girolamo ritrovato mostra evidenti parallelismi con altri capolavori di Lombardi contenuti, in particolare, nella chiesa di San Petronio a Castel Bolognese. Qui una figura del santo del tutto analoga si presenta a figura intera. Quello riscoperto a villa Morsiani è invece un mezzobusto, manca del braccio sinistro che si pensa sorreggesse un crocefisso, mentre nella mano destra impugna una pietra. “Questo San Girolamo – ha detto – forse in origine era la parte superiore di una statua a figura intera o era una figura di santo inglobata in una nicchia, o ancora componeva un fregio di santi in una grande pala d’altare in terracotta”, ha detto lo studioso.
Quel che è certo è che quella maniera di modellare veloce e dinamica mostra la mano dell’autore. Un altro San Girolamo eremita e penitente nel deserto è conservato a Faenza in pinacoteca nazionale.
Lombardi operò inoltre a lungo a Bologna. Suo è, tra le altre cose, il celebre gruppo del Compianto sul Cristo Morto nella Cattedrale di San Pietro, suo è il monumentale Ercole nel Palazzo degli Anziani. A Ferrara la prima attestazione del Cittadella è documentata nel maggio del 1517 con il suo coinvolgimento nella decorazione del palazzo sull’isola fluviale del Belvedere, detta anche “il Boschetto”, (attuale zona della stazione ferroviaria) già area di vigilanza militare trasformata da Alfonso I in uno spazio architettonico e naturalistico principesco. L’autore è anche coinvolto nel più rappresentativo cantiere del tempo, l’ampliamento della residenza di Alfonso I in via Coperta dove è impegnato al fianco di importanti artisti, tra cui anche Dossi Dossi. “Emerge il profilo – scrive Lucidi – di un artista che, non ancora ventenne, a seguito della morte di Antonio Lombardo nel 1516 aveva assunto un ruolo di primo piano nei cantieri estensi, questo anche in virtù della sua abilità, celebrata dal Vasari, nell’arte della modellazione in cera e terracotta applicata alla pratica del ritratto al naturale e alla medaglistica ispirata all’antico”.
Per info: 3209107677
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