“Anemoni” tre artisti di tre generazioni indagano il rapporto con la natura e i suo rituali

Natura, decorazione e frammento, rituale, cura, rinascita sono le parole chiave della mostra “Anemoni”. Sarà inagurata sabato 7 ottobre alle 11 alla Fondazione Sabe per l’arte, nell’ambito della Biennale di Mosaico Contemporaneo. “Anemoni” è composta dalle opere di Renata Boero (1936), Valentina D’Accardi (1985) e Alessandro Roma (1977), a cura di Irene Biolchini.

Il progetto coinvolge tre artisti di generazioni diverse che, con differenti approcci creativi, che riflettono sul rapporto tra natura, decorazione e frammento. Il titolo della mostra, “Anemoni”, richiama il tema della vegetazione che caratterizza i mosaici ravennati e in particolare i fiori simbolo di caducità e di fragilità. Le opere in mostra stabiliscono, a seconda dei casi, rapporti diretti e indiretti con la tradizione musiva sul piano materiale, tecnico e iconografico.

A Ravenna gli anemoni sono raffigurati come una croce e alludono alla rinascita, reinterpretazione dell’uso farmacologico e cicatrizzante che ne facevano i latini. La mostra è un percorso di rinascita, di cura dei traumi, di rapporto con le forze naturali come portatrici di distruzione e creazione.

“Cromogramma” di Renata Boero

Renata Boero presenta “Cromogramma”, realizzato immergendo la tela in infusi di pigmenti naturali. Le piegature che danno vita all’opera generano una griglia o una sequenza di tasselli di colore. La sua non è una rappresentazione della natura, ma la manifestazione del rituale magico-mitico che ha generato l’opera.

Renata Boero (Genova, 1936) trascorre l’infanzia a Torino poi si trasferisce in Svizzera, dove compie studi umanistici. Tornata a Genova si iscrive al Liceo Artistico dove è allieva di Emilio Scanavino. Nel 1959 espone un’opera alla Quadriennale di Roma, manifestazione a cui partecipa anche nel 1986 e nel 1999.

Negli anni Sessanta collabora come restauratrice con Caterina Marcenaro; da quest’esperienza prende avvio l’idea che la tela, per dialogare con lo spazio, deve essere libera dal telaio e inizia un appassionante lavoro di documentazione sulle sostanze naturali che darà origine ai Cromogrammi.

Nel 1974 inaugura la serie degli Specchi: con queste opere, una delle quali esposta per la prima volta nel 1978 all’International Cultureel Centrum di Anversa, è invitata alla Biennale di Venezia nel 1982. Dagli anni Ottanta continua la sua ricerca artistica lavorando su varie serie quali Blu di legno, Architetture, Enigmi, Crani, Acquerelli di San Diego, fino a quella attuale delle Germinazioni. L’artista vive e lavora a Milano.

“Abissi” di Valentina D’Accardi

Un rituale che viene celebrato anche in “Abissi” di Valentina D’Accardi dove, donando un corpo scultoreo all’immagine digitale, si ritorna ad un rapporto diretto con il mistero e l’insondabile (cercati nella vita di una sequenza di piante domestiche).

Valentina D’Accardi (Bologna, 1985) è laureata in Arti Visive al Biennio Magistrale in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e lavora principalmente con la fotografia, il video, il disegno e l’installazione. Nel 2021 è terza classificata a Camera Work, premio promosso dal Comune di Ravenna, dove, nello stesso anno, si tiene la personale presso PR2 Spazio Espositivo.

Nel 2018 è terza classificata all’Artifact Prize e nel 2016 è vincitrice del Premio Setup Miglior Artista Under 35. Nel 2016 ottiene inoltre la Menzione della Giuria al Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee ed è finalista a Giovane Fotografia Italiana #04, sezione del Festival Fotografia Europea. Ha pubblicato due volumi con Danilo Montanari Editore, Fiume nel 2016 e Inoltranze nel 2020. Ha esposto in Italia, Francia, Principato di Monaco, Lituania e Slovenia. 

Le ceramiche di Alessandro Roma

A chiudere questa riflessione attorno alla potenza creatrice, distruttiva e salvifica della natura, si impongono le opere di Alessandro Roma, una successione di piatti in ceramica (unici manufatti salvatisi dall’alluvione di maggio scorso, galleggiando all’interno del laboratorio di Ceramiche Lega) in cui il soggetto perde i contorni del dato naturale per diventare presenza e salvezza.

Alessandro Roma (Milano, 1977) presenta una ricerca caratterizzata da un approccio pittorico predominante, ma recentemente ha esplorato altre tecniche, come la fusione, la stampa su tessuto, la ceramica e il collage. È stato protagonista di diverse mostre personali, tra cui quelle presso il Museo Ettore Fico di Torino (2023); Fondazione Thalie di Bruxelles (2019), MIC Museo della ceramica internazionale di Faenza (2018), Museo Villa Croce di Genova (2016); MART Museo d’Arte Contemporanea di Rovereto (2011).

Tra le mostre collettive, si segnalano quelle presso Triennale Milano (2021), Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo (2019), Biennale Internazionale di Ceramica Contemporanea di Vallauris (2019), le gallerie londinesi Corvi-Mora e Greengrassi (2014), Artists Space di New York (2014), Galleria Lorcan O’Neill di Roma (2012) e Biennale di Praga (2009).

Info

La mostra, che proseguirà fino al 16 dicembre, sarà accompagnata da un catalogo edito da Danilo Montanari e arricchita da eventi collaterali organizzati nel periodo di apertura della mostra.

La mostra è realizzata nell’ambito di Ravenna Mosaico – VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo con il patrocinio del Comune di Ravenna e del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. L’inaugurazione della mostra coincide con la diciannovesima Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.

Sarà visitabile alla Fondazione Sabe per l’arte (via Giovanni Pascoli 31, Ravenna) dal 7 ottobre al 16 dicembre, giovedì, venerdì e sabato ore 16-19. L’ingresso è libero.
Informazioni: info@sabeperlarte.org | www.sabeperlarte.org.

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