Andrea Casalboni di Villanova di Bagnacavallo, l’unico storico di aquiloni in Italia

Dal 1989 si occupa di fotografia aerea con aquiloni, che in situazione di emergenza può rivelarsi più utile di quella attuale con droni. Partecipa a festival in tutto il mondo e collabora con università e riviste di settore.

Divertenti, coloratissimi e amati soprattutto dai bambini, gli aquiloni portano con sé una magia difficile da spiegare e una storia secolare, che mai tramonteranno. Dal prossimo primo maggio, saranno protagonisti di un festival organizzato al campo sportivo di Villanova di Bagnacavallo, dove ci sarà anche un laboratorio rivolto alle famiglie che dovranno costruire e provar a far volare in cielo il proprio aquilone. La manifestazione coinciderà con quella attualmente in corso a Pinarella di Cervia, che si chiuderà proprio con l’apertura del nuovo mese. Ospite speciale? Andrea Casalboni con la sua passione per questi uccelli di carta che l’ha portato, a oggi, a essere l’unico storico di aquiloni in Italia e a collaborare al “Festival degli Aquiloni” di Cervia, presentando le realizzazioni fatte negli anni, in concomitanza a dimostrazioni.

Casalboni, chi ha dato il via al “Festival degli aquiloni” a Bagnacavallo e perché? 

«Le prime edizioni sono nate da un’idea di Milena Pagani, che gestisce la pagina Facebook e fa promozione degli eventi in paese. Di solito, da noi, si è sempre festeggiato il primo maggio con qualche iniziativa ed è stata lei a ben pensare di introdurre come novità un laboratorio degli aquiloni, dove sia io che Fausto Focaccia, un mio amico speciale con cui sin da giovane ho condiviso questo mio interesse, siamo stati invitati per parlare delle nostre ricerche e dare qualche dritta ai partecipanti». 

Andiamo un po’ a ritroso nel tempo. Da dove nasce questa passione per gli aquiloni? 

«Il mio maestro è stato Medio Calderoni, tappezziere di Ravenna, che costruiva aquiloni per i bambini durante le feste dell’Unità nello stand dell’Arci. Mi ricordo che intorno al 1976-77 cominciai ad andare lì a fare gli aquiloni perché anche i miei avevano un’attività ed esponevano i prodotti alla festa e io ne approfittavo per andare da Calderoni per aiutarlo con la costruzione di aquiloni». 

Quindi, un po’ per caso, ha iniziato ad amare gli aquiloni. E come prosegue il racconto che l’ha portato ad essere conosciuto a livello internazionale?

«Nel 1988 ho saputo della possibilità di fare fotografie aeree con gli aquiloni. Nel frattempo ho conosciuto il mio compaesano Fausto, col quale ho iniziato a costruire delle apparecchiature per appendere telecamere al filo dell’aquilone. Siamo andati in vari festival, tra cui quello di Cervia per vedere com’erano fatti, per poterli riprodurre e da lì non ci siamo più fermati. Man mano ci siamo perfezionati sempre di più e nel ’90, partecipando al festival di Cervia, ci hanno visto gli organizzatori della Normandia che ci hanno chiesto di partecipare come ospiti al festival di Berk, dove abbiamo fatto delle dirette per una trasmissione di una tv francese». 

Quando ha iniziato, invece, ad approfondire gli studi veri e propri e a fare ricerca? 

«L’anno stesso dal famoso Festival di Cervia del ’90 quando ho conosciuto i primi aquilonisti storici. Da lì è nata una seconda passione parallela che era quella di ricerca storica dell’aquilone tecnico-scientifico che ho portato avanti per una trentina d’anni, dedicandomi in particolare al periodo che va dal 1850 al 1920 circa. Tutta questa ricerca è diventata un libro che sarà pubblicato dall’aeronautica. Nel mondo siamo circa una ventina a poterci definire esperti di storia dell’aquilone, concentrati per lo più tra Francia, Germania e Olanda». 

Quindi, il festival di Cervia è stato il suo trampolino di lancio. Quali altri tipi di esperienza ricorda con particolare emozione?
«Ho tenuto, su richiesta dell’università di Padova, due lezioni dedicate alla fotografia aerea degli aquiloni agli studenti che si occupano di rilievi geologici o utilizzano droni. Dove non c’è possibilità di volare e, quindi, in emergenza, fare foto aeree con aquiloni ha un costo irrisorio e si riesce a sopperire alla loro esigenza. Inoltre, ho partecipato alla realizzazione del film con Ermanno Olmi “Cantando dietro i paraventi” nel 2003, facendo ricerca storica degli aquiloni utilizzati nel film e andando in Montenegro durante le riprese del film per farli volare. Poi, essendo l’unico che si occupa di storia dell’aquilone, quando c’è stata necessità televisiva di avere un esperto sono stato contattato da Uno Mattina, Linea Verde, e altri programmi in Rai». 

In virtù di ciò, c’è qualcuno a cui lascerà quest’importante patrimonio culturale? 
«Purtroppo no perché, pur avendo due figli, loro sono ben lontani dal volersi avvicinare a questo mondo. Ma ci tengo a precisare che tutto il materiale a disposizione lo lascerò a chiunque abbia voglia di portare avanti questa bellissima passione. Spero quindi di riuscire a coinvolgere almeno una persona, divulgando tutto ciò che è la nostra ricerca gratuitamente e scaricabile online». 

Una curiosità: come ha fatto ad avere questi documenti unici e preziosi? 
«Negli anni ’90 sono andato a Roma presso un reparto dell’Aeronautica a cercare negli archivi, sono stato alla Biblioteca Nazionale e alla Sapienza di Roma, che in via eccezionale mi ha dato un pass per entrare direttamente negli archivi perché erano troppi i documenti da consultare, quindi, non me le avrebbero mai lasciati portar via tutti. Poi, sono stato da due novantenni che avevano lavorato in una delle stazioni e avevano altri documenti inerenti a ciò che ricercavo».
 

A Villanova, che è il suo paese natale, cos’ha dedicato? 
«Ho regalato tutta una serie di foto di anni ’80-’90, quando ancora non esistevano droni, per cui sono documenti rari. Alcune foto sono esposte ancora oggi al museo etnografico». 

Ha un aquilone in particolare a cui è legato? 
«Sì, è l’aquilone del napoletano Teodoro La Cava che lo costruì nel 1915. È l’incredibile storia di un 15enne appassionato del volo, che voleva in tutti i modi volare e all’epoca aveva letto di alcuni militare francesi che erano riusciti a sollevare degli uomini appesi al filo degli aquiloni. Da lì, insieme a un amico, iniziò a costruire un aquilone cercando di emulare queste persone e alla fine la sua passione per il volo riuscì a concretizzarsi venendo arruolato in quella che poi sarebbe divenuta l’aeronautica, ottenendo il brevetto di pilota. Purtroppo però morì nel 1918 in guerra colpito sul suo aereo. Fausto ed io siamo riusciti a trovare foto del suo aquilone e strumentazioni meteorologiche che aveva fatto. Dato che questa storia ci è piaciuta tantissimo, abbiamo riprodotto il suo aquilone e la sua strumentazione che presenteremo in occasione della celebrazione dei 100 anni dell’aeronautica a Roma». 

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