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Alto costo degli affitti per colpa dei proprietari di immobili?  Ad ASPPI non risulta

L’alto costo degli affitti è colpa dei proprietari di immobili?  Ad ASPPI non risulta. Sarà perché la quasi totalità dei canoni redatti e registrati dall’Associazione dei Piccoli Proprietari è formata dai 3+2, cioè da contratti stipulati per 5 anni in base agli accordi territoriali tra associazioni della proprietà ed associazioni dell’inquilinato che prevedono parametri ben stabiliti, fermi dal 2019 nei comuni della provincia di Ravenna. 

Tuttavia, sono evidenti le difficoltà nel reperire alloggi, anche a fronte di una crescente richiesta, frutto dell’incrocio di diverse esigenze che vedono la crescita della popolazione studentesca universitaria dei fuorisede, alloggi per alluvionati, alloggi messi a disposizione per affitti brevi o brevissimi, e così via. In questa situazione c’è una politica che si occupa della casa solo per drenare risorse: l’ultima “spallata” è quella della crescita della cedolare secca al 26% per gli affitti brevi.

Invece, secondo ASPPI, per alleviare la situazione, l’attenzione dei politici e degli amministratori dovrebbe andare nella direzione di assicurare il reddito da locazione, eliminando il rischio morosità di ogni tipo di contratto, ma anche di pretendere il giusto pagamento delle imposte impegnandosi contro l’affitto in nero. Per l’Associazione dei Piccoli Proprietari andrebbe rimesso in circolazione il patrimonio pubblico di alloggi popolari ERP.

Ma come fare? È chiaro che andrebbero messi a supporto dei privati che si vogliono impegnare diversi soggetti: i comuni, altri enti possessori di immobili da ristrutturare e istituti di credito, che pur rimangono, in fondo in fondo, enti sociali.

Un’operazione che metterebbe in circolo, nella sola Ravenna, oltre 400 appartamenti. Una manovra di questa importanza andrebbe studiata: si potrebbero privatizzare alloggi ERP per un centinaio d’anni richiedendo al contempo di metterli in ordine dal punto di vista sismico ed energetico, ma anche di “obbligarli” ad un affitto a canone concordato per un certo numero di anni. Insomma, un’operazione che al pubblico costerebbe zero, ma che metterebbe in moto il settore edilizio della ristrutturazione e di altri settori collegati, compreso quello degli affitti, oggi in difficoltà, appunto per la mancanza di alloggi. 

Leggi anche: «L’emergenza abitativa ha dimensioni drammatiche». Pochi affitti, sfratti e alluvione

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