Categories: Cronaca

Alluvione in Romagna, basta chiacchiere. Per rialzarsi servono competenze

Una volta esistevano le chiacchiere da bar, a volte superficiali, un po’ ignorantelle a dirla tutta, capaci anche di sfociare in litigate feroci ma di quelle in cui ci si guardava negli occhi infuocati. Oggi la nuova ‘piazza’ è sui social ed è qui che i ‘leoni da tastiera’ danno il meglio di sé, poco importa che sia sotto nome di fantasia o reale.

Non guardano letteralmente in faccia a nessuno: non solo perché non potrebbero farlo visto che davanti agli occhi hanno tastiera e monitor ma perché non avrebbero comunque nulla da comunicare. Troppo presi dal commentare una foto, un video o le poche parole di un post, in tutta fretta, ancor prima che    i lenti neuroni possano mettersi in moto in tempo per bloccare le veloci dita sulla tastiera. E tac… la cavolata è partita, per dirla con termini bonari, spesso senza neppur aver capito a fondo ciò di cui si parla.

Tutto questo per dire cosa? C’era proprio bisogno di scrivere nei giorni precedenti alla seconda grave alluvione in Romagna che era ora di smetterla di parlare di allerta meteo o cose simili? Era il caso di scrivere che l’allarmismo era eccessivo e creato ad arte dalla stampa? E, soprattutto, era proprio necessario – e qui, ovviamente, i ‘leoni da tastiera’ non sono gli unici responsabili- rimbalzare una fake news come quella dell’apertura della diga di Ridracoli per far salire ulteriormente il livello di preoccupazione?

Bisogna rimboccarsi le mani

La Romagna si è piegata a causa dell’alluvione più grave mai vissuta, è letteralmente in ginocchio, ma non si spezza. E ricordate che da domani non c’è bisogno di commenti di segno opposto del tipo “L’avevo detto o previsto…”. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche, cosa che non spaventa il romagnolo medio, e soprattutto di individuare i colpevoli di questo disastro, perché qualcuno è chiaro che ha sbagliato qualcosa in una terra tutto sommato ancora piena di risorse. Il clima che cambia e l’eccezionalità dell’evento sono dati di fatto ma è tempo di tornare a dar valore alle competenze, a chi sa del proprio mestiere, a tecnici formati con una reale conoscenza del territorio e delle sue peculiarità affinché disastri simili non accadono mai più.

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