Alla porta di Totò si presentano Pasolini e un giovanotto. Vestito di tutto punto e incravattato il primo, mentre il sedicenne Ninetto Davoli è in jeans. Appena gli ospiti se ne vanno, Totò disinfetta la poltrona su cui sedeva Ninetto: non si richiede il frac, lamenta il padrone di casa, ma almeno che i jeans siano freschi di bucato. Quella che sembra una gag è l’incredibile incontro senza il quale non esisterebbe la favola di Uccellacci e uccellini (1966), che mercoledì 22 giugno, alle 21.30, sarà proiettato alla Rocca Brancaleone nell’ambito della rassegna cinematografica organizzata da Ravenna Festival in collaborazione con Rocca Cinema. Nella maschera stravagante e umanissima di Totò e nell’irriverenza di Davoli Pasolini trovò gli anti-eroi di un picaresco peregrinare attraverso il crollo delle ideologie. E se la colonna sonora è di Ennio Morricone, a cantare i titoli di testa e di coda – fatto più unico che raro – è Domenico Modugno.
«È il mio film che continuo ad amare di più – ne scriveva il regista-poeta Pier Paolo Pasolini – prima di tutto per la ragione prima, perché, come ho già detto quando è uscito, è il più povero e il più puro; poi perché è il mio unico film che non ha ‘deluso le attese’, anche se si trattava delle ‘attese’ di una minoranza (l’opera d’arte deve sempre deludere le attese: ma nel caso di Uccellacci e uccellini ho con gioia sperimentato l’eccezione a questa regola); infine perché ho amato moltissimo i due attori protagonisti del film, Totò, dolce statua di cera, e Ninetto, attore per forza».
Chi avrebbe mai potuto immaginare che Antonio De Curtis, in arte Totò – il monarchico, tradizionalista, cattolico principe della comicità – sarebbe stato diretto da Pier Paolo Pasolini, uomo di sinistra, artista sperimentale e intellettuale per il quale tutto, anche il partito, poteva essere messo in discussione? Nato da un incontro improbabile, Uccellacci e uccellini si distingue anche per essere l’ultima pellicola di Totò da protagonista (e quella che gli valse il secondo e ultimo Nastro d’argento), la prima per Ninetto Davoli dopo il debutto fra i pastori de Il Vangelo secondo Matteo, il film che al Festival di Cannes 1966 fu salutato da applausi a scena aperta e subito osannato dalla critica. È indubbio che larga parte della fortuna di Uccellacci e uccellini si debba proprio al grande Totò, che per Pasolini riuniva in sé tanto una profonda umanità quanto una qualità assurda, clownesca.
Se per Pasolini Totò e Ninetto erano “uno stradivario e uno zufoletto”, a musicarne il “bel concertino” fu chiamato Ennio Morricone, che aveva appena ricevuto il suo primo Nastro d’argento con Per un pugno di dollari. Il compositore fece cantare titoli di testa e coda da Modugno, in un pastiche stilistico che mescola violoncelli e flauti a fischi e la risata dello stesso Morricone, mentre le avventure di Totò e Ninetto sono accompagnate di volta in volta dalle tonalità moderne del rock beatnik anni Sessanta, da temi più classicheggianti o brani mistici. Rivoluzionaria, ma anche ironica e a tratti cinica, la colonna sonora è in armonia con il sapore tragicomico di questa favola, di cui asseconda anche lo humour nero.
L’ultimo appuntamento della rassegna cinematografica dedicata a Pasolini è con Il Vangelo secondo Matteo (29 giugno), anti-dogmatica narrazione che trovò in Matera la propria Gerusalemme.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: 6 Euro (ridotto e under 18 5 Euro)
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