È stato inaugurato questa mattina a Faenza all’interno dello stabilimento Caviro Extra, l’impianto produttivo di una nuova tipologia di fertilizzante naturale: l’Ammendante Compostato da scarti della Filiera Agroalimentare (ACFA). Rispetto ai concimi chimici, tale prodotto ha un costo contenuto e fornisce un apporto di sostanza organica e nutrienti ai terreni.
L’impianto, frutto di un investimento di circa 8,5 milioni di euro, ha una capacità produttiva di circa 50.000 tonnellate/annue ed è di proprietà di Enomondo – società partecipata da Caviro Extra e Herambiente.
«Questo nuovo impianto offre un ulteriore servizio agli agricoltori e ai soci del Gruppo Caviro – spiega Sergio Celotti, Amministratore Delegato di Enomondo -. In un contesto mondiale di aumento considerevole dei prezzi dei fertilizzanti e di scarsa disponibilità degli stessi, mettiamo a disposizione un prodotto naturale, a basso costo, ottenuto dagli scarti della filiera agroalimentare. È un processo che perfeziona la nostra economia circolare, perché restituisce valore alla terra e alla vigna».
I test per la produzione dell’ACFA sono stati avviati nel 2017, nell’ambito di un progetto seguito dall’Università di Bologna e condotto presso i terreni della Fondazione Navarra di Ferrara. I risultati incoraggianti hanno portato ad avviare l’iter di approvazione di questa nuova tipologia di ammendante da parte del Ministero dell’Agricoltura: dallo scorso 31 maggio l’ACFA è stato ufficialmente riconosciuto con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto 2 febbraio 2022 relativo all’aggiornamento degli allegati 2 e 7 al D.L. 75/2010 recante il «Riordino e revisione delle disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88»
«Le prospettive per il futuro – aggiunge Ferrucci – sono buone: l’impianto è predisposto per aumentare la produttività a 80.000 tonnellate l’anno, per andare incontro alle crescenti richieste del mercato. Per il momento l’ammendante si ritira sfuso, ma stiamo già valutando l’avvio della produzione in pellet per facilitare il trasporto e l’utilizzo del compost su determinate colture».
Le prove in campo mostrano che, se utilizzato nel lungo periodo, l’ACFA consente una riduzione di fertilizzante chimico anche del 50%.Nella stessa sede, nel 2019, è stato inaugurato un impianto per la produzione di biometano avanzato a partire dalla fermentazione in assenza di ossigeno di materiali residui dell’industria di trasformazione alimentare (tramite un processo di digestione anaerobica). Tale impianto, dichiarato dal CIB (Consorzio Italiano Biogas) primo in Italia nel suo genere, permette di separare l’anidride carbonica (CO2) dal biogas, ottenendo così un biometano purissimo, certificato come fonte di energia sostenibile, che viene immesso nella linea nazionale SNAM.
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