Foto: il Presidente della Croce Rossa di Ravenna che guida la discesa dei 113 migranti della Ocean Viking
Il 31 dicembre scorso, l’Ocean Viking è approdata a Ravenna con a bordo 113 migranti in cerca della salvezza. La città di Ravenna si è trovata ad affrontare, per la prima volta, una prova difficile da gestire in tempi brevi. L’istallazione di presidi attrezzati e riscaldati al terminal di Porto Corsini, il fornire assistenza sanitaria, e la raccolta di beni di prima necessità per tutti i nuovi arrivati. Il presidente della Croce Rossa di Ravenna, il Cav. Alberto Catagna, parla di come la Croce Rossa ha affrontato questa situazione e di come è andato lo sbarco.
Catagna, quanti erano gli operatori della Croce Rossa mobilitati per lo sbarco?
«L’emergenza del 31 dicembre ha visto coinvolti 74 operatori di Croce Rossa con diverse specializzazioni: soccorritori, operatori sociali, operatori specializzati in clownerie, operatori specializzati in migrazioni, operatori specializzati in RFL (ristabilimento legami familiari), operatori specializzati in protezione civile, infermiere volontarie della Croce Rossa. Un’ampia mobilitazione per fornire supporto sanitario, sociale, logistico e umanitario».
A distanza di qualche giorno, come crede sia andato lo sbarco?
«La Croce Rossa è riuscita con le sue risorse, unite a quelle di Caritas e del Coordinamento di Protezione Civile, a supportare le istituzioni a partire dalla progettazione dei luoghi e degli spazi, nei giorni precedenti, fino allo sbarco dell’ultimo dell’anno. La scelta di mettere in campo solo volontari e dipendenti specializzati ha fatto sì che si potesse operare con protocolli rodati che Croce Rossa utilizza in tutto il mondo. Il risultato è stata un’accoglienza umanitaria a 360 gradi della quale possiamo dirci soddisfatti».
Si sono presentate delle difficoltà?
«Inevitabilmente la parte più impegnativa è stata la gestione degli aspetti emotivi: i soccorsi umanitari mettono a contatto con una vulnerabilità estrema, con persone vittime di violenze e tratta, persone con culture differenti e che parlano altre lingue ed è facile sentirsi impotenti anche quando si sta facendo tutto rispettando i protocolli. Il personale coinvolto ha saputo operare con estrema professionalità, ma sicuramente l’impatto emotivo è molto potente».
Cosa lo ha colpito particolarmente di questa esperienza?
«Come rappresentante di Croce Rossa sono salito, assieme ai medici dell’Usmaf e a un infermiere del 118, a bordo della nave per guidare la discesa dei 113 migranti. Ho sentito appieno la responsabilità di rappresentare l’organizzazione umanitaria più grande al mondo, consapevole che il mio ruolo fosse quello di garantire un soccorso umanitario ancor prima che sanitario».
I cittadini di Ravenna possono fare qualcosa per aiutarvi?
«Sicuramente diventare volontari è un supporto concreto a questa e anche a tutte le altre emergenze quotidiane a cui andiamo incontro. Un maggior numero di volontari può permettere di essere sempre pronti a rispondere alle necessità del territorio. Non vanno mai dimenticate tutte le vulnerabilità esistenti, alcune più silenziose ma non meno terribili. Per chi invece intende donare beni di prima necessità consiglio di contattare, telefonicamente o tramite mail, la Caritas cittadina che ha un’importante attività di raccolta per concordare con loro eventuali donazioni materiali».
Soddisfatto della mobilitazione e della collaborazione ricevuta?
«Indubbiamente siamo riusciti a operare con rapidità e a mettere in piedi un sistema integrato pubblico e privato grazie a una forte rete di relazioni che coltiviamo giorno dopo giorno. Ringrazio i Comitati di Croce Rossa di Faenza, Cervia, Riccione, Cesenatico, Forlì, Forlimpopoli, Ferrara, Bologna, Imola e Modena che hanno collaborato sia con attrezzature sia con personale per rendere possibile un soccorso che, in Emilia-Romagna, non ha precedenti»
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