“Voice Is the Original Instrument” è il titolo del primo album di Joan La Barbara, inciso nel 1976 per la Wizard Records; ma è anche il credo a cui l’artista ha consacrato il suo intero percorso artistico, segnato dalla ventennale collaborazione con John Cage e dedicato all’appassionata esplorazione delle potenzialità della voce. The Voice Is the Original Instrument non poteva che essere anche il titolo dell’appuntamento di martedì 6 giugno, alle 21 al Teatro Rasi, quando Joan La Barbara propone due sue creazioni: Solitary Journeys of the Mind esplora la composizione in tempo reale, a cavallo tra emissione sonora, lingue immaginarie e incursioni fantasmagoriche, mentre Windows è una “pittura sonora” ispirata a Joseph Cornell, Virginia Woolf, Antoni Gaudi, Frank Lloyd Wright. Al termine della doppia performance, che dialoga con l’attività della scuola di vocalità e centro internazionale di studi sulla voce che ha trovato sede a Palazzo Malagola, l’artista conversa con Franco Masotti, co-Direttore Artistico di Ravenna Festival.
Joan La Barbara appartiene alla schiatta di Yoko Ono, Meredith Monk, Patty Waters. Come loro, ha avuto il coraggio di far fare alla voce tutto il possibile…e anche molto di improbabile e persino impossibile. La varietà ed estensione delle tecniche vocali da lei applicate, parte di un personalissimo ed emblematico vocabolario sonoro, richiede un alto livello di virtuosismo e disciplina, ma c’è di più. Per Joan La Barbara la voce è uno strumento non soltanto espressivo ma compositivo, attraverso il quale si rende coautrice delle opere dei compositori contemporanei con cui ha collaborato. Dopo tutto, il suo pioneristico lavoro ha attirato l’attenzione di generazioni di artisti, da John Cage a Merce Cunningham, Morton Feldman, Steve Reich, Philipp Glass, Bruce Nauman, Christian Marclay, Robert Wilson, Matthew Barney…
Con “Solitary Journeys of the Mind” la voce dell’artista evoca il mormorio primigenio dell’universo, una sorta di canto sacro che risponde al caos dell’esistenza, tra toni fluttuanti e un lessico non convenzionale che riescono a esprimere gioia e dolore senza mai ricorrere a una singola parola riconoscibile. Trattandosi di una composizione in tempo reale che riflette l’interesse dell’artista per i meccanismi del dialogo interiore e i suoni della mente, la performance è ogni volta differente e irripetibile. Windows appartiene invece alla cosiddetta “pittura sonora”, composizioni che traducono in suono l’incontro con l’arte visuale; una sorta di sonorizzazione dell’aura di un dipinto, come Joan La Barbara ha fatto nei confronti di opere di Paul Klee e Mark Rothko. In questo caso si confronta con le architetture di Antoni Gaudì e Frank Lloyd Wright, le opere del pioniere dell’assemblaggio Joseph Cornell e la prosa di Virginia Woolf, aprendo “finestre” – appunto – sull’esperienza della loro arte.
Quest’appuntamento è legato a Malagola, la scuola di vocalità e centro internazionale di studi sulla voce diretta da Ermanna Montanari, co-fondatrice e direttrice artistica del Teatro delle Albe, ed Enrico Pitozzi, studioso e docente dell’Alma Mater Studiorum di Bologna. Cuore delle attività a Palazzo Malagola è il corso di alta formazione in Pratiche di creazione vocale e sonora, che ha l’obiettivo di preparare e consolidare professionalmente figure che gravitano nell’ambito della creazione e della comunicazione artistica – dal teatro alla produzione multimediale – la cui pratica sia indirizzata a esplorare la voce e le sue interazioni con il suono e la musica strumentale, elettroacustica ed elettronica. Il progetto rientra nel quadro delle attività del Teatro delle Albe/Ravenna Teatro.
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