I tre artisti sono stati chiamati ad intervenire su due luoghi caratteristici del museo con opere site specific, che dialogano con gli spazi architettonici e naturali presenti nei primi due chiostri aperti al pubblico.
Caterina Dondi, milanese classe 1998, da tempo indirizza la sua ricerca sullo studio degli spazi e come essi si modifichino in base agli oggetti. Le sue opere si mimetizzano, vengono assorbite dal luogo che le ospita, si nascondono nelle nicchie e negli anfratti, fino quasi a scomparire.
Mitsuyasu Hatakeda, nato ad Osaka nel 1974, lavora sull’oggetto, supportato dall’idea diffusa in Giappone che anche le cose abbiano un’anima, soprattutto le cose che sono state usate per molto tempo. L’artista lavora con vecchi fili di ferro recuperati nelle nostre campagne e compone volti, corpi e oggetti che richiamano un luogo o una persona particolare.
Pietro Vitali, classe 1994, conosciuto anche come Tera Drop nell’ambito dell’arte urbana, vive e lavora tra Bergamo e Milano. L’artista, come Dondi e Hatakeda, lavora sullo spazio e il rapporto dell’opera nello stesso: nelle sue opere troviamo un’attenzione quasi tassonomica per l’essere umano e l’ambiente naturale che scaturisce nell’ibridazione tra questi due mondi, moltiplicando forme che si ripetono in pattern speculari.
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Le opere saranno esposte nelle vetrine degli esercenti aderenti da venerdì 22 novembre a lunedì 2 dicembre.
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