Tutto pronto per i “Lòm a Mêrz 2024” (i lumi di marzo), la tradizione dei fuochi magici che ogni anno celebra il rapporto della Romagna con la terra. L’agricoltura come molte altre attività “all’aperto” era, ed è tutt’ora, soggetta alle avversità metereologiche. Così la tradizione contadina del passato voleva che per scongiurare la malasorte venissero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici: i “Lòm a Mêrz” (i lumi di marzo).
L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello d’incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature. Per questa occasione, negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi (al fugarèn), mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi.
L’Associazione “Il Lavoro dei Contadini” dall’ ormai lontano 2000, ha cercato di tracciare un nuovo solco con i Lumi a Marzo, con rinnovati obiettivi che intendono essere un invito per mettersi in viaggio in queste terre di Romagna, nelle quali si trova ancora un amore per il cibo tipico, sano, dove si possono ritrovare e condividere le tradizioni, usanze, cultura contadina e valori della coltura contadina.
Dopo il tramonto, l’accensione dei fuochi nelle aie delle case di campagna in vari Comuni delle Romagna. L’edizione 2024 propone come tema “ABITARE LA TERRA, le antiche case custodiscono i ricordi”, naturale prosieguo di quello della Mezzadria, scelto per l’edizione 2023.
Il programma prevede oltre trenta eventi, durante le giornate dedicate ai Fuochi, che si svolgeranno nelle aie di aziende agricole, agrituristiche e in ristoranti e altri luoghi della cultura rurale in diversi Comuni della Romagna.
«La casa colonica, sentimento di un tempo che custodisce ricordi, diventa spunto per una riflessione di coerenza tra presente, passato e futuro del territorio agricolo della Romagna; e quindi per noi è l’ occasione per lanciare un piccolo appello alla riflessione su come mantenere e recuperare il patrimonio rurale della Romagna, – spiega la Presidente Lea Gardi – in alcuni casi svilito da discutibili interventi umani e recentemente purtroppo e profondamente segnato dalla forza devastante della Natura.
La nostra iniziativa non ha certo lì ambizione e la forza di trovare soluzioni, vuole essere uno stimolo propositivo a “ripensare”, – attraverso ciò che resta di queste case, spesso ruderi – alle pratiche consolidate nei secoli di dinamiche di vita, di mantenimento di paesaggio e di manutenzione dei territori coltivati, che più che mai devono ritrovare l’equilibrio di salvaguardia e rispetto, che spesso sembrano sfuggiti di mano.»
«Dalla memoria di tali testimonianze, dalle radici di un passato strutturale – continua la presidente – che inevitabilmente si deve adeguare alle esigenze abitative odierne – sorge tuttavia un fondamentale insegnamento verso nuove idee di recupero che oltre a scopi abitativi può volgere lo sguardo verso soluzioni di ricettività e di turismo rurale comunque – come in passato – sempre in dialogo armonico col paesaggio agrario che le avvolge e, soprattutto, nel rispetto fondamentale delle regole che tutelano la salvaguardia del suolo».
Riflessioni che saranno sviluppate e argomentate in occasione dell’ incontro che si terrà alla Sala Bigari del Comune a Faenza, lunedì 26 febbraio alle 18,00, con il contributo di importanti ed autorevoli relatori esperti in materia.
Al termine dell’incontro, presso la Galleria d’ Arte Molinella a Faenza, alle 19 sarà inaugurata la mostra fotografica “ABITARE LA TERRA, le antiche case custodiscono i ricordi”.
Il contenuto espositivo è incentrano su immagini in bianco e nero delle diverse tipologie rurali alle province romagnole, mettendo in luce i loro diversi caratteri distintivi per forma strutturale, impiego di materiali, disposizione degli ambienti all’interno e degli annessi all’esterno di esse. Analizzate con perizia dall’architetto Egidio Miserocchi – e argomento della sua tesi negli anni Settanta – sottolineano quanto il tema del recupero del patrimonio rurale fosse già allora di forte attualità a causa del proliferare di nuove e anonime costruzioni che sorgevano accanto ai ruderi, snaturando la primigenia identità degli edifici colonici del passato.
La mostra è anche occasione per apprezzare una sezione fotografica di alcuni scatti del Geografo e storico Lucio Gambi (conservati nel Fondo omonimo presso la Biblioteca Classense di Ravenna), in particolare quelli dedicati alla architettura rurale, e da lui utilizzati per la pubblicazione “La casa rurale in Romagna negli anni Cinquanta”.
In continuità con la mezzadria, tema centrale dello scorso anno, è la casa rurale in Romagna, luogo dove si svolgeva la vita del mezzadro e della sua famiglia, il filo conduttore dell’edizione 2024 dei “Lòm a Mêrz”. La festa popolare con cui, sotto la preziosa egida del gruppo “Il lavoro dei contadini”, la Romagna saluta l’arrivo della primavera tornerà puntuale domenica 3 marzo alla Torre di Oriolo. Ancora una volta gli antichi riti agresti, la natura e i sapori tipici del territorio saranno protagonisti di una giornata dedicata alle tradizioni più autentiche della campagna faentina.
Alle 10.45 si apriranno le porte del parco panoramico ai piedi del fortilizio medievale, dove dalle 12 fino alle 21.30 un punto ristoro proporrà specialità della tradizione romagnola a base dei prodotti delle aziende agricole di Oriolo.
Dalle 13.30 grazie alla presenza della Biblioteca Somara, storie e leggende cammineranno a dorso d’asino insegnando le emozioni degli animali e il rispetto per le creature della campagna. Alle ore 15, nella Sala del Castellano, appuntamento con “Pagine di natura e di sapere: Romagna una Terra da scoprire”: il fotografo e giornalista specializzato in fotografia naturalistica e food Mirco Villa presenterà alcuni video con i lavori di ricerca condotti su tradizioni, paesaggi, cucina e vitigni romagnoli; i filmati saranno trasmessi per tutto l’arco della manifestazione.
Durante il pomeriggio, con una breve passeggiata, si potrà visitare una casa contadina di una volta allestita a museo di strumenti agricoli: un tuffo in un tempo passato da non dimenticare! Come sempre non mancheranno poi i giochi popolari della tradizione romagnola adatti a tutta la famiglia, mentre alle ore 17.30 inizierà il concerto dei “Taverna de Rodas”, vivace band che tra chitarra, basso, percussioni, violino, fisarmonica e voci propone una miscela di musica folk capace di trasmette una genuina passione per la cultura antica e le tradizioni locali.
L’atmosfera magica dei Lòm a Mêrz inizierà a riempire l’aria alle ore 17.45 con il calar del sole; alle 18 sarà acceso il grande falò nel quale saranno bruciati simbolicamente, insieme a rami secchi e resti delle potature, i freddi e le fatiche dell’inverno, invocando con il tradizionale scongiuro propiziatorio una primavera benevola per la campagna. Attorno al fuoco andranno in scena canti e balli della tradizione romagnola.
Durante la giornata si potranno visitare gli allestimenti della tradizione ospitati all’interno della Torre. La manifestazione si concluderà alle 22. In caso di maltempo l’evento sarà replicato domenica 10 marzo con lo stesso programma.
Per informazioni IL LAVORO DEI CONTADINI APS – Faenza – Cell 339 4939961 – E-mail: illavorodeicontadini
Il ritrovo è per le 10 alla sede di CittAttiva, ingresso giardini Speyer, mentre alle 10.30 è prevista la partenza
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