A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, l’appello di Kateryna Shmorhay: «Non dimenticatevi di noi, aiutateci»

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Fra pochi giorni, per la precisione venerdì 24 febbraio, sarà passato esattamente un anno dall’inizio del terribile conflitto tra Russia e Ucraina. Tanti morti e distruzione e la guerra non sembra dare segni di arresto. In occasione di questa ricorrenza, l’associazione Malva – Ucraini di Ravenna ha deciso di organizzare una marcia, domenica 26 febbraio, per ricordare e manifestare per la loro libertà e ringraziare la città di Ravenna che li ha accolti. A parlarne è la presidentessa dell’associazione Malva, Kateryna Shmorhay.

Dopo un anno di guerra, qual è lo stato d’animo degli ucraini rimasti a Ravenna? 

«La situazione è estremamente difficile, viviamo in tensione, ci sono continue perdite umane: parenti, amici, conoscenti e concittadini. Vediamo il nostro paese distruggersi per mano degli aggressori russi. Siamo colmi di tristezza e di paura, ma non molliamo, affrontiamo la vita giorno per giorno e prendiamo sempre più forza. Ci siamo riorganizzati nella vita quotidiana, alcune cose del passato hanno perso importanza, mentre altre sono diventate fondamentali. Un anno di guerra ci ha cambiato la visione del mondo e ha dato vita a nuovi valori»

Come affrontate le vostre giornate qui a Ravenna?

«La vita quotidiana è molto più complicata e nervosa di prima. Chi è rimasto attende continuamente notizie dai propri cari, si ha paura che possa giungere qualche terribile comunicazione sulla propria famiglia e sulle proprie case». 

E dalle zone di conflitto, quali notizie vi arrivano? 

«Chi  vive nella zona dell’Ucraina occidentale, come la mia famiglia, cerca di affrontare la vita in modo normale, senza però mai sapere quello che potrebbe succedere la mattina quando ci si alza. Si può solo vivere giorno per giorno, momento per momento, anche affrontando i continui disagi dovuti alle interruzioni dell’energia elettrica, ai razionamenti e al costo dei beni di prima necessità che è quadruplicato. Chi risiede nelle zone di confine, invece, vive in una minaccia continua». 

 

Conoscete qualcuno che si trova sotto occupazione russa? 

«Sì, alcuni di noi hanno amici e parenti che abitano a Mariupol e là, la vita è un inferno. La gente scompare nel nulla. Alcuni miei concittadini, che per ora si trovano qui a Ravenna, hanno perso i parenti, non hanno loro notizie, non sanno dove siano finiti. Chi è riuscito a mantenere un contatto sa che si vive in un continuo stato di sopravvivenza, il loro tempo trascorre cercando del cibo e sperando di superare la giornata incolumi». 

Cosa ne pensa della propaganda Russa relativa all’occupazione? 

«Sono tutte bugie, la gente vive nel terrore. Questa storia della liberazione dell’Ucraina è una menzogna. La gente non racconta nemmeno tutto quando sente i propri parenti, ha paura di parlare troppo e per questo di perdere la vita». 

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Come si sono trovati i rifugiati ucraini a Ravenna?

«Chi è riuscito a raggiungere la città, è stato accolto da familiari, amici e da famiglie ravennati che hanno offerto rifugio. La maggior parte di loro è ormai tornata in Ucraina. Quelli che sono rimasti provengono da zone di frontiera o zone occupate e hanno paura di tornare o non hanno dove tornare. Le difficoltà ci sono per tutti. Al momento gli ucraini che sono a Ravenna, si trovano ad avere a che fare con problematiche burocratiche. A marzo, infatti, scadrà il permesso per rifugiati e ancora non ci sono informazioni chiare sul rinnovo e le procedure per effettuarlo. Tutti noi ucraini a Ravenna ringraziamo la città e tutte le istituzioni, per l’accoglienza e gli aiuti ricevuti».

Avete perso qualcuno della vostra comunità? 

«Un nostro caro concittadino, che ha vissuto per 20 anni a Ravenna e poi a Cervia, ha perso la vita in zona di frontiera. Aveva deciso di rientrare a casa per difendere il nostro paese, come molti altri..». 

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Quanto crede che durerà ancora tutto questo?

«Noi speriamo che tutto questo finisca il prima possibile, ma siamo consapevoli che solo una vittoria dell’Ucraina potrà mettere veramente un punto. Una continua minaccia russa non potrebbe mai rappresentare una vera fine. La Russia, come ha dimostrato in questa circostanza, non è un Paese affidabile, l’Ucraina potrà avere pace solo attraverso una vittoria e solo se la comunità internazionale metterà la Russia in condizione di non nuocere più agli altri» 

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Cosa pensa delle scelte politiche degli stati europei ed extraeuropei? 

«Alcuni  sono diventati per noi dei veri e propri fratelli, come ad esempio la Polonia, i Paesi Baltici ma anche la Gran Bretagna che – con lo scoppio della guerra – ci hanno aiutato molto. Questi paesi, per quanto piccoli, si impegnano costantemente a difenderci e ad assisterci. Tutta l’Europa non ci ha abbandonato, ci aiuta sia economicamente che militarmente, come anche gli Stati Uniti che da sempre sono nostri sostenitori. Loro sono le grandi forze a cui ci affidiamo, perché l’Ucraina non potrebbe mai farcela da sola». 

C’è qualcosa che vi procura dispiacere in Italia?

«Sì. A volte, gli ucraini si ritrovano colpevolizzati per la guerra e, quindi, a dover spiegare perché per noi la guerra si concluderà solo con una nostra vittoria. In altri Paesi non è così, mio fratello a Stanford non ha mai avuto bisogno di difendersi da queste accuse. Una parte della società Italiana ritiene che non dovremmo opporci e dovremmo accogliere l’invasione passivamente, ma questa cosa per noi è impensabile» 

Che messaggio vorrebbe mandare a tutti gli ucraini che hanno deciso di non allontanarsi da casa? 

«Forza, coraggio e state tranquilli! lo ripeto sempre alla mia famiglia. Noi vi siamo vicini, faremo la nostra parte e faremo tutto il possibile per arrivare alla nostra vittoria, attraverso aiuti umanitari, economici e per smentire la propaganda Russa. Continueremo a chiedere alla società italiana di risvegliare la propria coscienza politica e allontanarsi dalla visione della Russia come paese forte. La Russia è solo un Paese fallito, solo un Paese fallito può attaccare un Paese più debole» 

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Cosa vorrebbe dire all’Italia e ai Paesi Europei? 

«Chiediamo un sostegno più deciso e forte all’Ucraina. Siamo consapevoli della paura della minaccia nucleare e della guerra, ma bisogna avere coraggio, esaminare la propria coscienza e chiedersi che posizione prendere in questa guerra. Non possiamo lasciare che la Russia distrugga l’Ucraina e gli ucraini. Vi chiediamo di non essere indifferenti, di avere più coraggio per aiutarci a vincere questa guerra e far scomparire la minaccia della Russia». 

E a Putin? 

«A Putin non vorrei mandare alcun messaggio. Non se lo merita, è solo un dittatore sanguinario. Vorrei mandare un messaggio ai russi: Tutto quello che state facendo è disumano. Non potete aggredirci, ucciderci e poi chiamare questa azione liberazione o denazificazione, continuando a sostenere di essere nostri fratelli. La Russia ha sempre avuto nei nostri confronti forti pretese imperialistiche, ma non ci aspettavamo che si arrivasse a questo punto. Chiedo ai Russi di pensare che futuro vedono per loro e per i loro figli. Svegliatevi e cercate di capire cosa sta facendo Putin e cosa state facendo voi! » 

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