10 Set 2024 15:40 - Più Notizie
«Berkan B: 7 anni dopo ancora nessun responsabile. Udienza in Tribunale a Ravenna»
Italia Nostra: «La nave si spezzò per errate operazioni di demolizioni. Presidio davanti al tribunale»
di Redazione
«Mercoledì 11 settembre, a quasi 7 anni dal giorno in cui la motonave Berkan B si spezzò per errate operazioni di demolizione, si svolgerà una nuova udienza presso il Tribunale di Ravenna», ricorda Italia Nostra sezione di Ravenna, che ha organizzato un presidio davanti al tribunale dalle 10.30 alle 11.30 in occasione dell’udienza.
«Dopo condanna di ottobre 2022 del presidente di Autorità di Sistema Portuale del mare Adriatico centro settentrionale Rossi per inquinamento colposo, la sentenza è stata annullata a ottobre del 2023 dalla Corte Suprema di Cassazione, con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di Ravenna. Riconosciute le responsabilità, ma si chiedono chiarimenti sul tipo di idrocarburo sversato e se le Berkan B fosse qualificata natante o relitto».
I fatti della Berkan B
«Una carcassa spezzata a ottobre 2017, depredata di quanto più metallo possibile dai titolari della concessione rilasciata e rinnovata per ben tre volte dall’Autorità Portuale nonostante lo scafo danneggiato dall’imperizia dei lavori, fu abbandonata in balia degli eventi meteo senza prendere alcun provvedimento risolutivo. Finché, l’11 febbraio 2019, alla vista di chiazze di sostanze oleose anche fuori dalle panne antinquinamento ricolme di liquami neri e densi, viene depositata la denuncia dei cittadini, corredata di foto che mostrano in maniera netta la fuoriuscita, e… giusto il giorno dopo inizia timidamente l’aspirazione del carburante dalle casse ancora piene! Casse da 500 mc, grandi come una villetta a un piano».
«Dopo meno di un mese la nave affonda rilasciando il suo carico di sostanze potenzialmente cancerogene. Tuttavia, ciò che pareva lampante e chiarissimo a qualsiasi comune cittadino che avesse visto sul luogo le premesse o il disastro in corso, ancora non trova rappresentazione compiuta nelle aule dei Tribunali».
«Nel frattempo, però, almeno un risultato importante è stato ottenuto: il relitto ha preso il largo a fine 2021, dopo ben 1507 giorni da quando si spezzò, con una spesa spropositata rispetto a quanto sarebbe costata l’aspirazione in tempi celeri – attorno se non oltre 10 milioni di euro -, liberando finalmente il porto e la Pialassa dei Piomboni, grazie anche all’interessamento del Ministero dell’Ambiente con l’allora comandante del Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto (RAM) Ammiraglio Caligiore».
«Attenderemo di comprendere se la vicenda si concluderà senza che nessuna istituzione o ente debba risponderne. Nel frattempo, ironia della sorte, proprio in questi giorni, nell’indifferenza del mondo e nel silenzio dei media, si sta consumando una delle più grandi tragedie ambientali annunciate mai accadute: la superpetroliera Sounion, carica di 150 mila tonnellate di greggio, è alla deriva e in fiamme nel Mar Rosso, colpita venti giorni fa da un attacco nell’ambito del conflitto in corso nel Medio Oriente, senza che nessuno se ne stia concretamente occupando».