29 Mag 2024 10:22 - In evidenza
Dall’India a Lido Adriano, le favole di “Panchatantra” «sono l’alfabeto dell’umanità»
Dal 30 maggio al 2 giugno Ravenna Festival ospita la prima del nuovo spettacolo del Grande Teatro di Lido Adriano, con in scena bambini, adulti, cantanti, musicisti di molte culture
di Redazione
Dall’India del Brahmanesimo l’antichissimo peregrinare di “Panchatantra“, celebre raccolta di favole indiane del III secolo, arriva a Lido Adriano. Dal 30 maggio al 2 giugno Ravenna Festival ospita in prima “Panchatantra o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimna” del Grande Teatro di Lido Adriano, nato dal dialogo fra artisti e operatori del centro culturale CISIM.
L’appuntamento è alle 20 al CISIM (viale Parini 48), protagonista il Coro composto da un centinaio di giovani e adulti, attori, cantanti, musicisti di diverse culture e provenienze che attraverso una serie di laboratori si sono confrontati con un capolavoro che rivela le radici composite (e orientali) dell’Occidente.
Le parole di Luigi Dadina: «In un mondo di tolleranza e massacri, queste favole sono l’alfabeto dell’umanità»
«Oggi nel mondo si moltiplicano anatemi e esclusioni, intolleranze e massacri – scrive il regista Luigi Dadina nel diario di viaggio della produzione – e il nostro lavoro a Lido Adriano, la nostra periferia multietnica, parte da queste favole che, come dice Tahar Lamri, sono l’alfabeto dell’umanità, viaggiano senza fermarsi, ci svelano i meccanismi delle nostre anime, sono la testimonianza del fatto che condividiamo cultura e storie».
«Non ci chiediamo più quante persone hanno aderito quest’anno al nostro viaggio- continua Dadina -, sono tanti e tanti di loro erano già con noi lo scorso anno, di tutte le età e nazionalità, romagnoli o con radici in altre regioni, paesi, continenti. Tutto questo a Lido Adriano, dove i condomini ospitano persone che vengono da lontano, con i loro canti, quelli che i figli forse non conoscono più, con le loro favole, dimenticate e poi forse ricordate».
“Panchatantra o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimna”
Dopo il debutto nel 2023 con la rilettura del poema persiano “Mantiq At-Tayr“, il Grande Teatro di Lido Adriano si misura con la più antica ma anche più celebre raccolta di favole indiane, strutturata in un racconto cornice su cui si innestano settanta storie concepite per trasmettere precetti morali e principi del buon governo ai figli del re affidati alla guida di un saggio.
La versione in sanscrito, ormai perduta, è non a caso attribuita a un bramino del Kashmir, Vishnu Sharma, ma queste favole hanno viaggiato a lungo fra Cina, Tibet, Giava, Laos, fino alla Mongolia. Più a ovest arrivarono nel 570 d.C., quando un imperatore sassanide le fece tradurre in Pahlavi; ci vollero altri due secoli per la versione in arabo a opera dello scrittore Ibn al-Muqqafa, che le ribattezzò Kalila e Dimna. È dall’arabo che le favole furono tradotte in latino nel 1100. Tre secoli più tardi, arrivarono in Germania e poi in Spagna, per poi diventare fonte d’ispirazione per La Fontaine.
A partire dall’adattamento curato da Tahar Lamri e basato sulla traduzione araba, lo spettacolo del GTLA ruota attorno al primo racconto del libro: in una foresta, i fratelli sciacalli Kalila e Dimna discutono perché il secondo desidera il potere a ogni costo, mentre il primo è soddisfatto di quanto ha già.
Quando dalla palude arriva una voce potente che impaurisce la corte del re e gli sciacalli la riconoscono per la voce del toro, Dimna ne approfitta per ottenere l’incarico dal sovrano, ovvero il leone, di presentarsi al toro. Il re, affascinato dal toro Shanzabà, lo nomina consigliere, ma Dimna è furioso ed elabora una serie di stratagemmi per mettere in cattiva luce il rivale… La storia di un’ambizione diventa così una storia di manipolazione delle informazioni; storia di uno straniero – il toro – che diviene vittima di diffamazione; storia di un’amicizia, quella fra il toro e il leone, che finisce per trasformarsi in un rapporto di diffidenza e ostilità.
Su drammaturgia di Tahar Lamri, con la direzione artistica di Luigi Dadina e Lanfranco Vicari, in arte Moder, e le musiche originali di Francesco Giampaoli col contributo di Enrico Mao Bocchini, lo spettacolo è una co-produzione CISIM|LODC e Ravenna Festival, in collaborazione con Equidistanze | Residenze Artistiche, Ravenna Teatro / Albe, ABA Ravenna – Accademia di Belle Arti di Ravenna e il Comune di Ravenna.