26 Mar 2024 09:26 - In evidenza
Daniele Rondinelli racconta la storia di vita e impresa di Otello Tasselli
Il romanzo “Le forme dell’acqua” (SBC Editore) sarà presentato mercoledì 27 marzo alle 17 alla Casa Matha di Ravenna. «Otello è un amico da decenni, un imprenditore di successo, che ha conosciuto alti e bassi, oltre che il fondatore di MK Onlus che promuove progetti in Burkina Faso, una delle regioni più depresse dell’Africa».
di Roberta Bezzi
Si intitola “Le forme dell’acqua” il primo romanzo di Daniele Rondinelli che mescola realtà e finzione, ispirandosi alla storia dell’amico Otello Tasselli, che ha avuto il coraggio di ‘svoltare’ e di scoprire punti di vista inediti. Originario di Marina di Ravenna, classe 1958, di sé l’autore ama dire in due righe: «In un certo punto della vita sono dovuto andare a capo e ho iniziato a scrivere storie».
Anche questo è un punto di contatto con l’amico Otello. Il libro, edito da SBC Edizioni, sarà presentato mercoledì 27 marzo alle 17 nell’aula magna della Casa Matha in piazza Andrea Costa 3 a Ravenna. Dopo il saluto del Primo Massaro Massimo Bozzano, interverranno Rondinelli e il co-protagonista Tasselli, mentre le conclusioni sono affidare a Mario Boccaccini, primo vice governatore Lions Distretto 108 A.
Rondinelli, come ha scoperto la passione per la scrittura?
«Un po’ per caso, dopo un lungo percorso in un altro ambito lavorativo. Avevo un’impresa che purtroppo ha subito la crisi, ed è quindi arrivata al fallimento. In quel difficile momento è affiorato in me, prepotente, il bisogno di esprimermi e di raccontarmi, che mi ha portato a scrivere due libri autobiografici: “Portatori d’interesse” (2015) e “Oltre la fede” (2018), sempre per SBC Edizioni. Da un lato ne ho ricavato ristoro e conforto, dall’altro mi sono per sempre innamorato della scrittura. Dopo aver parlato di me, ho cominciato a guardarmi attorno. Come dico scherzando, da quando scrivo sono diventato rischioso perché faccio mie le vite delle persone».
Cosa l’ha ispirata della vita di Otello Tasselli?
«Otello è un amico da decenni, in alcuni momenti ci eravamo persi di vista, poi ci siamo riavvicinati. È un imprenditore di successo, che ha conosciuto alti e bassi, oltre che il fondatore di MK Onlus che promuove progetti in Burkina Faso, una delle regioni più depresse dell’Africa. Il racconto personale di Otello diventa in realtà un racconto collettivo, ossia un esempio per chi non ha conosciuto certe dinamiche… Vent’anni fa, ha rischiato di morire per un infarto, i medici lo davano per spacciato e invece ce l’ha fatta. Ritornato alla vita, ha riscoperto l’importanza di certi valori e ha iniziato a guardare il mondo con occhi diversi, decidendo di dedicare una parte del suo tempo a progetti umanitari, anche attraverso i service dei Lions».
Una curiosità: come nasce il titolo “Le forme dell’acqua”?
«Anzitutto dalla semplice constatazione che dare forma all’acqua è un’utopia da sempre… Poi come metafora della personalità stessa di Tasselli che è capace di cambiare in fretta come l’acqua che da cheta diventa irruente. Otello è così: ha sempre avuto una grande energia e quando si mette in testa un’idea, è difficile fermarlo, non c’è argine che tenga perché non si arrende facilmente. E questo è un grande insegnamento che cerca di trasmettere al ragazzo che incontra per caso su un treno…».
Venendo al romanzo, la finzione letteraria prevede questo viaggio diretto Ravenna-Roma dove Otello si trova di fronte per caso il giovane Giacomo. Un incontro del destino?
«Sì. Tra i due poteva non nascere nulla, neanche lo scambio di due parole. Invece, come capita a volte tra perfetti sconosciuti, in quelle ore di viaggio sul Frecciabianca 8851, inizia una conoscenza che diventa sempre più profonda. Otello parla della sua vita, dei fatti che lo hanno divertito e segnato, mentre il giovane della sua prossima visita nella capitale a un editore a cui deve presentare una storia in realtà senza capo né coda. Ascoltando Otello si rende conto che quella vita così intensa merita di essere raccontata, e questo gli cambia a sua volta la vita».
Cosa unisce, al di là della reciproca curiosità, due uomini di generazioni così diverse come Otello e Giacomo?
«La storia delle loro madri. Quella di Otello è morta per dargli la vita, mentre quella del ragazzo non c’è più da un po’ di tempo. Ed ecco che un romanzo in apparenza solo al maschile, diventa anche una dedica all’universo femminile, alle donne e al loro valore nella società e nella famiglia. Otello, fra l’altro, cita più volte la moglie che descrive come la sua ombra, sempre al suo fianco, e soprattutto come il suo faro. E sempre alle donne si rivolgono alcuni dei progetti sulla maternità sicura che promuove in Burkina Faso».
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