Sono arrivati in Classense gli ultimi acquisti danteschi compiuti dalla biblioteca in occasione del Centenario del 2021, due preziosi volumi contenenti tavole xilografiche di grandi dimensioni, dedicate all’Inferno e realizzate dall’artista Gianni Verna (Torino, 1942) proprio in occasione del Settecentenario della morte del Poeta.Le opere, che misurano entrambe mm 200 x 2000, si intitolano Bestiario infernale ePape Satàn, Pape Satàn Aleppe! Demoni e mostri nella Comedia di Dante Alighieri: il bestiario inciso da Verna raffigura gli animali che popolano l’inferno dantesco, dalle tre “fiere” fino a rane, stambecchi, lontre, scorpioni e molti altri; trovano spazio, in una contaminazione originale e contemporanea, anche altri animali come la colomba di Picasso o il toro di Wall Street. Con la consueta ironia, Verna produce tavole che testimoniano la sua grande abilità tecnica, ma anche la sua personalissima visione della prima cantica della Commedia.Gianfranco Schialvino, incisore, critico d’arte e amico di Verna da lungo tempo così scrive del progetto: «Gianni Verna, peintre graveur, ha illustrato il brivido di quando davanti a qualcosa di spaventoso ci copriamo gli occhi con le mani, divaricando le dita quel tanto che basta per sbirciare, e il fascino dell’ombra, del lato oscuro, anche su di lui ha avuto la meglio. Nelle sue tavole tutto si “mostrifica”, tutto si distorce alla luce delle fiamme sulfuree: i diavoli, i dannati, i guardiani dei cerchi infernali, che incide nella forma e nel sostrato. L’Inferno orizzontale ripiegato a Leporello, stampato in un nero vellutato, ossidato, opaco fino a toccare la profondità assoluta, rappresenta lo scenario più congeniale per ospitare i demoni, i mostri e ogni sorta di creature bizzarre. Qui, nel regno dell’oltretomba possono finalmente uscire allo scoperto e tartassare le anime dei morti e spaventare i vivi, che vi fanno visita».
Gianni Verna, pittore e incisore, è nato a Torino nel 1942. Allievo di Francesco Franco e di Francesco Casorati, espone le sue opere dal 1965 in Italia e all’estero. Dopo un periodo di sperimentazione di varie tecniche artistiche, dalla pittura, alla calcografia, alla fotografia, si dedica alla xilografia, che insegna anche presso «Il Bisonte», a Firenze.
L’artista è da tempo conosciuto dalla Classense, fin da quando allestì, insieme a Schialvino, la mostra Smens. La xilografia in rivista, nel 2014, in occasione della quale, oltre ad numerose opere di pregio, donò tutti i numeri della rivista alla biblioteca. La Classense, d’altro canto, segue con passione e interesse l’attività di tutti gli artisti che hanno contribuito all’incremento, soprattutto qualitativo, delle proprie collezioni.