02 Gen 2023 15:28 - Interviste
Lamonaca (Villaggio del Fanciullo): “I 28 minori migranti, partiti per garantire un futuro migliore alle famiglie”
Ivanna Kovbasnynk, 25enne ucraina, racconta della fuga dal suo paese d'origine a causa della guerra
di Roberta Bezzi
«Niente brindisi per loro ma il piacere di essere accolti in una struttura dopo così tanti giorni di viaggio, via mare e via terra. Gli ultimi sono arrivati a Villa Nina alle 23.45, quindi all’arrivo del nuovo anno erano impegnati nelle operazioni di consegna dei kit, assegnazione della camera e doccia».Tutto è andato bene o ci sono stati intoppi?
«L’arrivo dei minori è filato liscio, nel complesso. Più complicata è stata l’organizzazione nei pochi giorni antecedenti lo sbarco. Abbiamo subito risposto alla richiesta di prefetto e sindaco, per un impegno stimato in un mese, ma non è stato semplice in pieno inverno riattivare l’ex Villa Nina a Longana».[vc_single_image image=”33867″ img_size=”full”]
Qual è lo stato di salute dei minori?
«Abbastanza buona anche se sono tutti affaticati e provati dall’estenuante viaggio. Alcuni di loro, quelli provenienti da Paesi molto lontani, sono in viaggio da quasi un mese. I giorni di navigazione sono stati solo l’ultimo tassello. Tutti sono risultati negativi al Covid. Sei di loro hanno la scabbia, ma hanno già iniziato le terapie sulla nave e ora le stanno proseguendo. Proprio oggi pomeriggio li faremo visitare, per tenere sotto controllo sintomi come la febbre. Più delicata la situazione delle tre ragazze, tutte provenienti dalla Costa d’Avorio».
Come è ormai trapelato, le donne hanno subìto violenze sessuali…
«Per quanto riguarda le tre minori, è presto per dirlo. Due di loro sono state subito ricoverate in ospedale, proprio per il sospetto di abusi. Una è stata dimessa questa mattina, la seconda lo sarà nel pomeriggio. Ma ancora non sappiamo dire di più. A ogni modo, ci siamo trovati a dover gestire la situazione diversamente da come pensavamo…».Può spiegarsi meglio?
«Inizialmente ci era stato comunicato che le ragazze sarebbero state due, anziché tre. Quindi avevamo predisposto una camera doppia con bagno. A quel punto non ci è sembrato il caso di tenerle insieme a così tanti ragazzi adolescenti. Abbiamo così riservato loro un appartamento a Ponte Nuovo, una notizia che hanno accolto con gioia».
[vc_single_image image=”34113″ img_size=”large”]Si è parlato di violenza anche per molti ragazzi. Come le sono sembrati nel complesso?«I più piccoli sono piuttosto grintosi e in salute, i più grandi stanchi e affaticati. Fra loro, mi ha molto colpito un ragazzo dagli occhi molto spaventati che faticava a rispondere anche alle più semplici domande. Abbiamo scoperto che era analfabeta, ma dovremo appurare se nasconde altre problematiche. In generale, si fa fatica a farli aprire, ci vuole del tempo. Da parte nostra ce la mettiamo tutta per tranquillizzarli».
Come passano il loro tempo?
«Grazie a operatori che parlano diverse lingue, abbiamo già cominciato un corso di alfabetizzazione per imparare l’italiano. Malgrado molti di loro non conoscano lingue straniere, e vista la loro provenienza da più Paesi, riescono però a comunicare a gesti. Hanno imparare a farlo sulla nave, un’esperienza che li ha molto legati».Il Villaggio del Fanciullo è abituato da tempo a gestire minori. Può parlarne?
«Sì. Anche se questa è una fase concitata, in realtà siamo ben organizzati anche grazie all’immane lavoro del nostro responsabile Area minori, Mattia Fenati. Nella struttura di Ponte Nuovo già ospitiamo 30 minori che non sono sbarcati, ma trovati in giro dalle forze dell’ordine e in genere collocati nella rete SAI».
Sono in corso le procedure da parte dei servizi sociali di Ravenna. C’è la possibilità che i minori restino a Ravenna?
«Non credo. La rete di accoglienza ravennate, che può ospitarne fino a 70, è attualmente satura. Quindi tutti e 28 andranno collocati in altre realtà della Romagna e della regione e lì potranno iniziare un percorso più strutturato che li porterà a completare la formazione e poi a trovare un lavoro».
In queste giornate di polemiche, c’è chi ha quasi stigmatizzato il fatto che possedessero il cellulare…
«Solo alcuni di loro, non certo la maggioranza, anche perché nei campi in Libia sono stati derubati di qualsiasi cosa, persino dei documenti. Sono arrivati scalzi, in tutta da ginnastica e con un sacchetto di plastica e basta. Tant’è che abbiamo dovuto aiutarli noi a fare le telefonate a genitori e parenti per rassicurarli circa il loro arrivo».
Quindi non sono scappati ma partiti con il permesso dei genitori?
«La maggior parte sì. Proprio stamattina ho aiutato un ragazzo del Gambia che ha salutato al telefono i due genitori, tre sorelle e un fratello. In molte culture africane, le famiglie investono nel figlio maggiore e quindi trovano con sacrifici i soldi necessari al viaggio, con la speranza che un domani, una volta trovato il lavoro, possa inviare loro dei soldi. Se si pensa che uno stipendio medio in tanti Paesi africani è di 60-70 euro al mese, l’invio di 200-300 euro è un grandissimo aiuto».
E per le ragazze invece, spesso destinate a una vita all’ombra?
«Non sono ancora in grado di dire se sia così anche per loro, o se siano scappate. Come detto, provengono tutte e tre dalla Costa d’Avorio dove c’è una capitale in grande sviluppo, a fronte di un entroterra molto povero. Su di loro sono in corso molti accertamenti su tanti aspetti da parte dell’ufficio immigrazione».
Non è possibile quindi che tra i minori vi sia qualche testa calda?
«Non è da escludersi, in mezzo ai gruppi c’è sempre qualcuno che poi farà casino. Per il momento, sembra tutto tranquillo. Anche se non hanno documenti, nel tempo, sarà possibile ricostruire il loro percorso. Per alcuni di loro sarà più semplice per altri meno».