27 Nov 2022 14:19 - Cultura e Spettacoli
Fondazione Sabe di Ravenna: dialogo sulla contemporaneità del mosaico con l’artista Enrica Borghi
Un match duro per il weekend
di Redazione
«Tornare a Ravenna è stata una bella esperienza – racconta l’artista Borghi –. La mostra è stato un modo di rileggere il mio lavoro. Nelle mie opere evidente è il tema del gesto che si ripete, secondo precise texture e scelte cromatiche, mentre lo scarto di materiale plastico rappresenta il mio tratto distintivo. Le bottiglie e i tappi in plastica sono, senza dubbio, gli oggetti che più ho utilizzato. In passato, nella realizzazione di abiti da donna e veneri, ho anche recuperato scarti da grandi aziende del campo cosmetico, in particolare unghie, quindi si può dire che ho ripercorso 15 anni di moda di smalti e colori». Anche il tema del decorativo è stato a lungo indagato, soprattutto in ambito quotidiano, per raccontare storie. Ed è così che il mosaico è diventato il suo principale “luogo di indagine”.
Durante l’incontro, anche attraverso il lavoro di ricerca e sperimentazione di Borghi, si è fatto il punto sul mosaico in quanto espressione di contemporaneità. «Anche a Ravenna si sta facendo sempre più strada un nuovo sguardo verso il mosaico capace di andare oltre la tecnica, come metafora – afferma Daniele Torcellini –. Ne è un esempio il lavoro di Enrica Borghi che si offre proprio come orizzonte metaforico, estetico e processuale. Nelle sue suggestive installazioni, l’effetto a mosaico del vedere cosa è rappresentato e come si rappresenta, si innesta sulla possibilità di riconoscere i residui e i frammenti plastici della nostra società. Nel divenire tessere di forme a mosaico contemporanee, gli scarti si caricano di valori simbolici che richiamano temi sensibili e attuali come la sostenibilità, l’impatto ambientale e il riuso dei materiali».
«La “Biennale del Mosaico contemporaneo” – conclude Torcellini –, è il contesto in cui il mosaico, tra forme pure e spurie, si può incarnare anche in installazioni pavimentali, fatte di tappi di bottiglie, attraverso cui guardare in faccia le contraddizioni della nostra società».
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