24 Nov 2022 10:25 - Interviste
Alessandra Bagnara di Linea Rosa: “Ogni anno accogliamo 400 donne. Violenza psicologica in crescita”
In occasione della giornata contro la Violenza sulle Donne le parole di Alessandra Bagnara, colonna portante di Linea Rosa
di Roberta Lodisco
In occasione della “Giornata contro la violenza sulle donne”, inevitabile è confrontarsi con la colonna portante di Linea Rosa: Alessandra Bagnara. Da oltre 30 anni, l’associazione ravennate affianca le donne per aiutarle a combattere le violenze e affrontare i momenti di difficoltà. Grazie alle sue sedi a Ravenna, Russi e Cervia, Linea Rosa si impegna quotidianamente in questa battaglia che ancora nel 2022 causa troppe vittime.
Linea Rosa ha festeggiato il suo 30esimo compleanno. Come e perché è nata e cosa l’ha spinta a far parte di questo progetto?
«Mi sono avvicinata al tema contemporaneamente al primo corso di formazione nel 1991 organizzato da un gruppo di donne ravennati. Parlare di violenza alle donne in quegli anni, a Ravenna, non era così scontato. Allora molte di noi, poi diventate socie fondatrici dell’associazione, credevano che la violenza sulle donne fosse ‘agita’ principalmente da estranei, che si trattasse di una violenza di carattere sessuale, una violenza da ‘strada’. Così, è possibile immaginare come, con questa premessa, risultasse difficile collegare questo tipo di violenza metropolitana a una piccola cittadina di provincia. Abbiamo scoperto con il tempo che la violenza di genere riguarda principalmente quella che Carmine Ventimiglia definiva una ‘violenza da fiducia’ e cioè viene ‘agita’ da qualcuno che fa parte della sfera familiare e o amicale».
Qualche giorno fa è stato organizzato il corteo: “Uomini in scarpe rosse contro la violenza sulle donne”. Siete soddisfatti dell’iniziativa?
«Ormai è evidente che la violenza contro le donne non è un fenomeno che riguarda solo il genere femminile. Abbiamo qualche possibilità di sconfiggere questa barbarie solo se gli uomini non violenti prenderanno posizione e faranno sentire la loro voce. Per questo motivo l’evento degli uomini in scarpe rosse è stato un momento importante e siamo molto soddisfatti, anche perché sono stati tantissimi i giovani studenti che vi hanno partecipato. Di impatto è stata la performance organizzata dalle studentesse e studenti del liceo scientifico Oriani dal titolo “L’amore non ha il mio volto”. Significativo è stato anche il percorso fatto dai ragazzi con la loro insegnante in preparazione dell’evento, perché si è partiti da un approfondimento sul tema della violenza per poi elaborare uno spettacolo in grado di rappresentarne la crudezza e, purtroppo molto spesso, i femminicidi che ne conseguono».
La battaglia non si ferma solo al ricordo di un giorno. Quanto è difficile confrontarsi con questi problemi quotidianamente?
«Il lavoro del centro antiviolenza è quello di accogliere donne e minori vittime di violenza tutti i giorni, 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno. Le volontarie, socie e operatrici che svolgono il lavoro di accoglienza sono indubbiamente molto esposte e per questo motivo è importante che lavorino in équipe e che possano usufruire di incontri di supervisione per l’elaborazione delle informazioni di cui vengono a conoscenza».
Crede che la nostra società sia migliorata rispetto al passato? Quali sono i dati dell’ultimo anno?
«È evidente che negli ultimi 30 anni ci sono stati importanti cambiamenti e che il tema della violenza sulle donne è inserito nei programmi formativi di molti soggetti che compongono la rete di accoglienza e sostegno delle donne maltrattate. Per quanto riguarda i dati del nostro centro, purtroppo, l’accoglienza è più o meno costante: circa 400 donne all’anno e le cinque case rifugio sono costantemente piene».
Da quando fa parte di Linea Rosa ha notato più casi di violenza fisica o psicologica?
«Fra i tipi di violenza che il nostro centro rileva – psicologica, fisica, sessuale, economica, assistita e stalking – senza dubbio la violenza psicologica è quella maggiormente rappresentata, seguita da quella fisica, quella economica e infine quella sessuale. È anche quella tipologia di violenza più difficilmente dimostrabile perché non lascia segni evidenti; proprio per questo motivo da diversi anni abbiamo intrapreso con l’Azienda Sanitaria Locale un percorso interno al pronto soccorso che consente la refertazione psicologica».
Nella sua quotidianità ha mai conosciuto donne che non si rendevano conto di star subendo una violenza?
«In generale le donne che subiscono violenza faticano ad ammetterlo anche con se stesse. È difficile metabolizzare che la persona con cui abbiamo condiviso la vita, il padre dei nostri figli, sia la persona che ci fa così male. Il lavoro importante del centro antiviolenza è anche quello di fare, con le donne vittime di maltrattamento, un lavoro di elaborazione della violenza e un percorso per uscire dalla situazione. Forse in questi oltre trent’anni di attività non ho conosciuto una sola donna che avesse subito un’unica tipologia di violenza».
Cosa può fare la nostra società e la gente comune per contribuire a questa battaglia?
«La società può fare moltissimo. In primo luogo, ribaltando gli stereotipi e i pregiudizi che sono legati alla violenza di genere. Il cambiamento culturale sul tema del maltrattamento è affidato a ognuno di noi. Sostenere i Centri Antiviolenza è un impegno di tutte e tutti».
Che consiglio vuole dare a tutte quelle donne che si trovano in momenti di difficoltà?
«A loro dico: contattate subito il centro antiviolenza più vicino perché le operatrici che risponderanno alla chiamata sono preparate per poter affrontare la situazione e possono sostenervi nel vostro percorso di uscita dalla violenza».
Per le feste natalizie avvierete una raccolta fondi in collaborazione con Julian Fashion. Da cosa è nata questa idea?
«La proposta graditissima è arrivata proprio da Julian Fashion ed è stata accolta con grande gioia dalla nostra associazione. Crediamo nell’importanza di qualsiasi iniziativa che si ponga l’obiettivo di portare alla ribalta il tema della violenza contro le donne e che avvicini cittadini e cittadine che ancora non conoscono l’operato del centro antiviolenza».
Avete già nuovi progetti in preparazione?
«Per il 2023, il focus della nostra associazione sarà puntato sulla lotta agli stereotipi e pregiudizi di genere attraverso incontri con i ragazzi e le ragazze delle scuole di ogni ordine e grado».