L’andamento delle immatricolazioni ai corsi universitari ravennati promette, anche quest’anno, ottimi risultati di crescita nei numeri e nel giudizio su Dipartimenti, servizi e Lauree innovative, ma abbiamo il dovere, pubblico e privato, di preservare chi sceglie Ravenna dal rischio di aumenti sconsiderati degli affitti universitari per il caro-bollette o per la richiesta inusuale agli studenti di cauzioni contro i rincari. Fondazione Flaminia e Comune stanno facendo del loro meglio nel reperimento di nuovi alloggi (nella prospettiva del nuovo studentato oggi i posti letto a bando pubblico sono un centinaio) per evitare prezzi inaccessibili e la stessa rinuncia all’iscrizione, ma il legame molto stretto che si è creato tra l’Università e Ravenna richiede anche dai privati e dagli stessi ravennati che offrono stanze quello spirito di collaborazione e di civismo che accolga al meglio i fuori sede che arrivano e che sono preziosi anche per l’ economia ed i consumi cittadini.
A Bologna, i costi delle camere sono lievitati del 16,7% e arrivano in media a 450 euro mensili, Padova e Firenze non sono da meno; perciò è importante che Ravenna mantenga quella media attorno ai 300/350 mensili che, mi permetto di dire, contraddistingue buon senso ed ospitalità ed ha sempre contribuito ad evitare conflitti ed un mercato esasperato da rincari e cauzioni.