16 Lug 2022 10:14 - Interviste
Nella terza parte della vita, l’attore Ivano Marescotti insegna ai giovani. «Non inseguite i sogni ma le vostre attitudini»
Ivano Marescotti racconta la sua carriera e offre i suoi consigli ai più giovani
di Manuela De Vivo
«Sei anni fa, quando con il “Circolo degli Attori” di Ravenna abbiamo organizzato un seminario che si è poi sviluppato per più weekend. Da qui è nata l’idea di fondare TAM – Teatro Accademia Marescotti che ogni anno, da metà ottobre, forma venti persone nell’ambito teatrale. I partecipanti hanno varie età: ci sono i giovanissimi, così come studenti, quarantenni e cinquantenni. I seminari si svolgono sempre di sabato e di domenica, in modo da dare la possibilità a tutti di poter partecipare». Gli allievi dell’Accademia sono più propensi al mondo del cinema o del teatro?
«La maggior parte riesce a trovare uno sbocco nel cinema. Sono in contatto con l’agenzia Maria Vittoria Grimaudo di Roma, che mi ha seguito per buona parte della mia carriera, e non è difficile per loro essere chiamati a lavorare con dei professionisti. Molti altri si dedicano al teatro, anche se lì è più difficile seguire i loro percorsi, poiché le compagnie con cui lavorano sono molte». Sta fondando una compagnia teatrale con i suoi allievi…
«È una nuova esperienza, che sta nascendo negli ultimi mesi ed è legata alle attività di TAM. Alcuni attori selezionati potranno essere protagonisti all’interno della compagnia. All’inizio saranno coinvolti soprattutto coloro che hanno terminato il percorso all’Accademia lo scorso anno».[vc_single_image image=”16368″ img_size=”full”]Ha ricevuto molti premi nel corso della sua carriera: ce n’è uno a cui è particolarmente legato?
«In tutto sono sessanta e molti come attore protagonista, fa sempre piacere riceverne. Nelle ultime settimane me ne hanno assegnati ben tre per l’ultimo film “Criminali si diventa”, oltre al premio alla carriera in occasione della 72esima edizione di Italia Film Fedic. I più prestigiosi sono sicuramente i Nastri d’Argento. Ne ho ricevuti due ma sono stato presente cinque volte nella cinquina finale». Un suo film a cui è particolarmente legato?
«Ce ne sono diversi sia vicini che lontani nel tempo. Quello a cui tengo di più è sicuramente “Strane Storie – racconti di fine secolo” che è molto più attuale ora di quando è uscito nelle sale cinematografiche. So che chi lo ha visto allora non lo dimentica e per questo lo riproponiamo quest’anno all’Ecomuseo di Bagnacavallo». Quali film preferisce?
«Quelli francesi, hanno la capacità di fare commedia che l’Italia ha perso. Mi piacciono i grandi film americani. Anche quelli iraniani di un determinato periodo sono di livello superiore agli altri, possono essere paragonati al cinema italiano del dopoguerra. Le sale cinematografiche stanno soffrendo ma non c’è stata mai tanta produzione cinematografica come oggi. Complici sono le piattaforme di streaming in cui c’è di tutto. Non sempre è facile trovare contenuti validi ma trovo che Mubi offre cinema di qualità con la possibilità di vedere film d’autore e opere premiate in vari festival internazionali». Ha lavorato a molti film sia in Italia che negli Stati Uniti, quali sono le differenze nell’approccio lavorativo?
«Lavorare all’estero è sempre molto stimolante. Ho fatto esperienza soprattutto nell’ambito del cinema americano dove ho avuto modo di incontrare grandi attori, come Matt Damon e Anthony Hopkins, personaggi che fa sempre piacere conoscere. La differenza è sia a livello economico che qualitativo. Il cinema italiano è comunque parte della nostra cultura, ci rappresenta, anche se negli ultimi anni non brilla nel mondo. Ci sono tante nazioni che lavorano meglio, anche se bisogna dire che anche gli americani producono dei film non eccellenti». [vc_single_image image=”16373″ img_size=”full” add_caption=”yes”]Ha lavorato con tante persone nel mondo del cinema, con chi ha creato maggior rapporto?
«Ho avuto sempre un buon rapporto con i colleghi incontrati, sul set si costruiscono belle amicizie da cui nascono anche grandi idee, in particolare con i registi». Prospettive per il futuro?
«Mi dedico al terzo tempo della vita, è un periodo inedito che desta curiosità. Ho vissuto tre periodi: il primo fino ai 35 anni, il secondo corrisponde alla carriera da attore e il terzo è la vecchiaia. Ci si porta dietro il proprio corpo che non è più energico come prima ma bisogna cambiare vita per affrontare la parte che poi si presta a chiudere il sipario. Non si può fare programmi come quando si ha vent’anni e non c’è tempo da perdere. Ho riscoperto la natura e i suoi suoni, leggo libri che avrei voluto leggere da tanto, guardo le cose a cui prima non prestavo attenzione e scopro sempre cose nuove». Un consiglio ai ragazzi che stanno cercando il loro posto nel mondo?
«Non fatevi fregare dall’aspetto rassicurante di una condizione, cercate di uscire dalle situazioni che non vi piacciono. Solo questo può darvi lo stimolo per intraprendere strade diverse. È importante darsi del tempo per scoprire i propri talenti e seguirli. Non bisogna seguire i sogni ma ciò per cui si ha una attitudine particolare. Anche io non ho mai sognato di fare l’attore ma ho scoperto che avevo talento nel farlo… almeno così mi dicono».