Il meteorologo Pierluigi Randi: «Sarà un’estate calda». Il suo appello? Serve al più presto un servizio meteorologico civile nazionale
Un fine primavera con le temperature al di sopra della media non predice un'estate simile a quella del 2003 ma è probabile che si registrano picchi molto caldi
Foto: Pierluigi Randi, presidente AMPRO (Associazione Meteo Professionisti)Da qualche giorno ormai le alte temperature lasciano pensare a un inizio molto anticipato d’estate invece che alla fine della primavera. Il passaggio repentino tra le temperature al di sotto della media stagionale di inizio mese e quelle decisamente calde delle ultime settimane, ha colto molti impreparati facendo percepire ancora di più l’ondata di caldo estivo e lo sbalzo termico.«Questa ondata di caldo è anomala ma non eccezionale – spiega Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e presidente di Ampro (Associazione Meteo Professionisti) – dato che anche in passato le temperature sono state ben al di sopra della norma, come a maggio 2009 quando si sono sfiorati i 37 gradi. Quest’anno, invece, nell’ultima settimana sono stati raggiunti picchi di 31-32 gradi, temperature che generalmente si registrano a luglio e il caldo risulta anomalo per la durata prolungata del fenomeno».[vc_single_image image=”12001″ img_size=”full”]Randi rassicura che non è prassi che gli eventi atmosferici della primavera siano correlati a quelli estivi e quindi: «non per forza se il caldo è iniziato adesso, continuerà per tutta l’estate ininterrottamente». I dati storici, infatti, dimostrano che se maggio ha registrato temperature al di sopra della media, l’estate successiva non ha avuto particolari ondate di caldo. L’eccezione è da ricercare in alcuni momenti, come l’estate da record del 2003, durante la quale sono state registrate temperature sopra la media stagionale da maggio fino a settembre.Non c’è modo di prevedere con esattezza quali saranno le condizioni meteo della prossima estate, poiché è possibile fare una stima solo per pochi giorni. Cercando di inquadrare i mesi estivi si sfiora l’approccio probabilistico che contempla un margine di errore più alto di quello delle previsioni a pochi giorni. «I modelli numerici utilizzati – specifica Randi – prevedono però un’estate calda più del normale, come è successo negli ultimi 20 anni, anche se non vuol dire che sarà come quella del 2003. Gli stessi modelli indicano anche precipitazioni scarse, previsione che prevede un aumento della siccità già molto marcata in alcune regioni italiane». Quello delle precipitazioni è uno scenario ancora meno attendibile perché durante la stagione estiva queste sono a carattere temporalesco, il che è considerato un evento estremo. Non è facile prevedere gli eventi estremi perché sono intensi ma anche rari e per questo sono pochi i dati storici da poter studiare. Mentre per le ondate di caldo ci sono valori su cui fare affidamento, per i temporali no.«L’innalzamento delle temperature – aggiunge il meteorologo ravennate – non sono direttamente influenzate dal riscaldamento globale. Il cambiamento climatico, però, sta cambiando gli eventi estremi sempre più frequenti e prolungati nel tempo, come ondate di caldo anomalo e forti precipitazioni che hanno ricadute sull’ambiente in cui viviamo».Negli ultimi anni è cambiato molto il modo di fare previsioni meteorologiche grazie alle maggiori conoscenze scientifiche e all’avanzare delle tecnologie. I moderni modelli numerici permettono di essere più precisi rispetto agli anni Settanta, quando era lasciato più spazio all’interpretazione mentre oggi la potenza di calcolo è nettamente maggiore. Fino a 15 anni fa era impossibile prevedere alcuni eventi.Oltre alla potenza di calcolo, è cambiata notevolmente anche la domanda nei confronti della meteorologia, che è divenuta più esigente in particolar modo con l’avvento di internet e, quindi, con il maggior accesso alle informazioni. Anche le app del meteo hanno distorto molto le aspettative: si ricerca sempre più la specificità del luogo e degli orari e le previsioni prolungate nel tempo, difficili da definire, portando a un persistere dell’errore di calcolo nonostante fosse stato notevolmente abbassato dall’avanzare dei modelli numerici. «È idea comune – evidenzia Randi – che le previsioni siano un sistema infallibile. Invece non è così, la probabilità è insita nella parola stessa. L’atmosfera è un sistema caotico ed è importante comunicare l’incertezza».«Il problema della comunicazione meteorologica – conclude – nasce anche dalla mancanza in Italia di un albo per i meteorologi. Questo fa sì che, chiunque, può aprire e gestire un sito internet di meteo. È importante fare affidamento a informazioni veicolate da professionisti ed esperti. L’Italia è l’unico Paese europeo a non avere un Servizio meteorologico civile nazionale, sarebbe importante istituirlo per mettere in relazione le Arpae e i meteorologi in modo che i cittadini possano fare affidamento su informazioni provenienti da persone qualificate».