20 lavoratori irregolari in un’azienda del Porto di Ravenna. A loro erano stati applicati istituti contrattuali al di fuori sia del Contratto Collettivo Nazionale di categoria sia della Legge, violazioni che hanno consentito all’azienda, datrice di lavoro, di evadere gli obbligatori contributi.
Sono gli esiti dell’Ispettorato del Lavoro di Ravenna, al termine di approfondimenti volti a contrastare lo sfruttamento dei lavoratori anche attraverso il sistema, raffinato e quasi sistematico, della mancata applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di categoria con riguardo agli istituti contrattuali dei riposi e delle integrazioni salariali.
Le verifiche ispettive hanno interessato un’azienda in appalto all’interno dell’area portuale di Ravenna, nel periodo del 2023 che, non applicando il Contratto Collettivo di riferimento, ometteva di versare le integrazioni salariali previste dal Contratto. Inoltre, da approfondimenti, gli ispettori hanno anche scoperto che un lavoratore a “chiamata” era stato occupato al di fuori dei limiti di Legge, superando le giornate consentite per quel tipo di contratto.
Il meccanismo, così collaudato, consentiva all’impresa appaltatrice di abbattere gli oneri contributivi e di offrire tariffe più vantaggiose, alterando la libera concorrenza, oltre il mancato pagamento dei contributi ai lavoratori. La mancata osservanza delle regole del Contratto Collettivo di categoria e di Legge, consentiva all’impresa, anche, di utilizzare gli operai senza che questi beneficiassero delle obbligatorie giornate di riposo settimanale. A conclusione, sono state contestate sanzioni pari a 60mila euro e sono stati recuperati contributi pari a 25mila euro.
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