Via libera del governo alle estrazioni in Adriatico. Nuovo slancio per l’offshore ravennate

Un provvedimento di grande rilevanza per Ravenna la cui costa è ricca di giacimenti metaniferi e di aziende del settore.

Il Consiglio dei Ministri, nell’ambito del pacchetto di misure per l’energia, ha appena dato il via libera a nuove estrazioni di gas in Adriatico, per rendere l’Italia più indipendente sul fronte del gas e metterlo a disposizione delle aziende più energivore a prezzi calmierati. La norma sarà inserita, sotto forma di emendamento, nel decreto Aiuti ter all’esame del Parlamento dalla prossima settimana che contiene, tra l’altro, “misure urgenti in materia di politica energetica nazionale”.

 

 

Un provvedimento che ha grande rilevanza per Ravenna la cui costa è ricca di giacimenti metaniferi e che è protagonista assoluta del settore per la presenza di un polo di aziende per la costruzione di impianti per l’energia tra i più avanzati al mondo. Per questo proprio da Ravenna, da tempo, è stata avanzata la richiesta di riprendere le estrazioni di gas in mare bloccate da qualche anno con pesanti ricadute proprio sul polo ravennate dell’hoffshore petrolifero. Per tutti se ne è fatta portavoce soprattutto la ROCA, l’Associazione Ravennate degli Operatori dell’Offshore che con insistenza, per bocca del suo Presidente Franco Nanni, ha sottolineato l’urgenza di una ripesa delle estrazioni anche per ridare slancio a un settore che è uno dei vanti dell’industria ravennate.

 

 

Per quanto riguarda nel dettaglio la norma approvata dal Consiglio dei Ministri, si tratta di un emendamento del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che prevede “il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia, in deroga al decreto legislativo del 2006 che invece precludeva nuove attività in materia di idrocarburi nelle aree marine protette e nelle 12 miglia da dette aree e dalla costa”.

 

 

La deroga è prevista solo con riferimento “a siti con elevato potenziale minerario (riserva certa superiore a 500 milioni metri cubi) e a condizione che i titolari delle nuove concessioni aderiscano a sostegno dei clienti finali industriali a forte consumo di gas” a prezzo calmierato. Si può estrarre idrocarburi da pozzi – è scritto nella norma – “nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia”.

 

 

«La proposta di modifica – spiega la nota illustrativa – consente che, alle procedure di approvvigionamento di gas, possano partecipare altre due concessioni (con un valore complessivo di gas di oltre 10 miliardi di metri cubi da produrre secondo stime in circa 15 anni – incremento di gas previsto di circa 700 milioni metri cubi gas annui), oltre quelle già invitate dal Gse a fronte di complessive nove concessioni in alto Adriatico escluse dalla procedura ai sensi dell’articolo 4, legge 9 gennaio 1991, n. 9. Il Gestore dei servizi energetici, o le società da esso controllate, può stipulare con i concessionari di coltivazione di idrocarburi contratti di acquisto di diritti a lungo termine sul gas di produzione nazionale derivante dall’incremento dell’offerta. Detti contratti la cui durata dovrà essere al massimo decennale e dovrà avere un prezzo conveniente nel limite di livelli minimi e massimi quantificati rispettivamente in 50 e 100 euro per MWh».

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