Via Crucis per le vie del centro a Ravenna. Mons. Ghizzoni: «Preghiamo per la pace e il dialogo»

Centinaia di fedeli hanno partecipato con preghiere e canti alla processione. Ghizzoni ha salutato tutti con un augurio di felice Pasqua e di speranza per la fine dei conflitti.

Gran numero di partecipanti a Ravenna per le celebrazioni del Venerdì Santo con la Via Crucis cittadina guidata da mons. Ghizzoni. La processione è partita da San Giovanni Evangelista e passando per le vie del centro con tappa viale Farini, via Diaz, piazza del Popolo, piazza Giuseppe Garibaldi, in via Gordini e in via Corrado Ricci per poi concludere il suo percorso presso la chiesa di San Francesco. Un momento spirituale accompagnato da preghiere, e cori parrocchiali.

Le parole di Mons. Ghizzoni

«Siamo arrivati alla Pasqua 2024 ancora una volta con “guerre e rumori di guerre” – ha dichiarato il mons. Ghizzoni – come ai tempi di Gesù, che aveva previsto la distruzione del Tempio e della città santa, Gerusalemme. Anche allora quelli che coltivavano un atteggiamento apocalittico prevedevano imminente la fine di tutto. Come quelli che oggi prevedono una guerra mondiale totale e definitiva». 

Ricordando il pensiero di forza e coraggio trasmesso da Gesù nei testi sacri Mons. Ghizzoni ha rivolto un pensiero alla sua resurrezione e alla sconfitta del male:

«Non neghiamo perciò il male assurdo della guerra, ma sappiamo che essa non sarà definitiva. La vera fine sarà la gloria e la gioia di tutti noi che abbiamo affidato le nostre vite a lui, il Risorto. – ha continuato Ghizzoni – Noi vogliamo proporre a tutte le persone, alle comunità, alle nazioni, alle istituzioni e alle organizzazioni unitarie mondiali, di mettere al primo articolo delle loro costituzioni il grande precetto dell’amore, della cura, del rispetto, dell’alleanza, della solidarietà con ogni prossimo, uomo o donna, ricco o povero, bianco o nero, credente o non credente. Noi vogliamo proporre che si tenti ogni via e si usi ogni strumento per far crescere il dialogo e l’accordo tra i contendenti, e l’impegno a stabilire patti realistici ma rispettosi dell’umanità degli altri, – conclude il monsignore – che magari sono nemici in questo momento, ma nel fondo della loro anima sono fratelli e lo restano».

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