17 Ago 2023 17:09 - Cronaca
Tutto sull’affaire Ortazzo-Ortazzino, area naturale svenduta a un colosso dell’immobiliare
Dal precedente 50 anni fa alla compravendita dello scorso marzo. Dalla denuncia di Italia Nostra alla mobilitazione politica contro la cementificazione, fino l’alt di oggi da parte del Parco del Delta
di Roberta Bezzi
Monta la polemica sull’affaire Ortazzo-Ortazzino, cioè sull’area di circa 500 ettari con laghi e pineta ad alto interesse naturalistico tra Foce Bevano e Lido di Classe, da decenni ormai in mano a privati. Come segnalato da Italia Nostra Ravenna, di recente, la società Immobiliare Lido di Classe l’ha venduta per circa 600 mila euro a Cpi Real Estate Italy spa, società nell’orbita della Cpi Property Group, con sede in Lussemburgo, il cui socio fondatore risulterebbe essere il magnate ceco Radovan Vitek. Un passaggio, quest’ultimo, che ha fatto salire la preoccupazione di tutti gli ambientalisti e non solo. In questi ultimi giorni, è stato un susseguirsi di esternazioni anche di tipo politico, che hanno portato il Parco del Delta del Po, al cui interno si trova l’area, a fare alcune puntualizzazioni proprio oggi.
La storia: negli anni Settanta si rischiò la costruzione di un mega villaggio
Chi ha memoria lunga sul tema, non può dimenticare che negli anni Settanta solo l’intervento dell’allora pretore Vincenzo Andreucci bloccò una mega lottizzazione, con una sentenza che fece scuola a livello nazionale in materia ambientale. Su esposto del Wwf, il pretore – sequestrando il terreno – fermò l’iniziativa della società Immobiliare Lido di Classe di costruire un mega villaggio con porticciolo turistico. Non fu cosa da poco, considerando che erano già state costruite varie strade, di cui restano oggi alcune tracce coperte dalla vegetazione. L’iniziativa del magistrato andò a buon fine anche perché, nel frattempo, per l’area era stata riconosciuta la tutela della convenzione di Ramsar. Nessuno si aspettava dopo mezzo secolo di dover tornare sulla questione, di dover mettere nuovamente mettere in dubbio l’inviolabilità di quei 500 ettari, visto che fra l’altro sono entrati a far parte del territorio del Parco del Delta del Po.
La denuncia di Italia Nostra Ravenna risale a qualche giorno fa
Secondo quanto segnalato da Italia Nostra Ravenna, lo scorso 1 marzo – lontano dall’emergenza alluvione e dalle implicazioni economiche derivate per gli enti pubblici – la Immobiliare Lido di Classe (con sede a Roma), messa in liquidazione nel 2017 per carenza di fondi, ha venduto i 500 ettari per appena 600 mila euro. «Una cifra ridicola – si legge in una nota –. Dieci centesimi di euro a metro quadrato! Se pensiamo che nel 2021 furono programmati dal Comune di Ravenna i lavori di rifacimento della torretta di avvistamento in legno a Valle Mandriole per 190 mila euro, possiamo comprendere l’irrilevanza della cifra prevista per l’acquisto dell’Ortazzo». A preoccupare particolarmente Italia Nostra Ravenna è la cosiddetta ‘zona C’, posta a sud ovest tra via del Lombardi e via Canale Pergami, pari a quasi 80 ettari, su cui nuovi i proprietari – la Cpi Real Estate Italy – prevedono «un’opportunità per lo sviluppo futuro della società».
La mobilitazione a livello politico
Tra i primi a fare dell’Ortazzo-Ortazzino un cavallo di battaglia c’è Lista per Ravenna secondo cui l’area è un “patrimonio ambientale di immenso valore”, definendo quanto rilevato da Italia Nostra “un delitto dei giorni nostri”. Nei giorni scorsi poi il gruppo consiliare Ravenna Coraggiosa, tramite un’interrogazione firmata da Francesca Impellizzeri e Luca Cortesi, ha richiesto chiarimenti «sul possibile passaggio, finalmente definitivo, dell’area al patrimonio pubblico», stimolando inoltre ad attivarsi «affinché tutti i vincoli al momento vigenti nell’area trovino conferma e rafforzamento, per scongiurare qualsiasi operazione speculativa».
Potere al Popolo Ravenna si è poi dichiarato al fianco di Italia Nostra, dei movimenti ambientalisti e di chi vigilerà sulla situazione. «Basta cementificazione, basta speculazioni e lottizzazioni insensate, basta connivenze occulte». Il coordinamento ravennate “Per il clima – Fuori dal Fossile” ritiene la compravendita dell’Ortazzo-Ortazzino, «uno scandalo vero e proprio. Prevediamo che ora inizi il rimpallo tra i diversi livello istituzionali e che nessuno si vorrà prendere le responsabilità di aver dato il via libera a questa operazione».
Alberto Ferrero di Fratelli d’Italia ricorda che, nella scorsa legislatura, era previsto di rilevare l’area e che una cifra era anche stata posta a bilancio ma che poi non se ne fece nulla. «Quanto accaduto ha del grottesco – afferma – e dimostra quanto, a partire dall’amministrazione comunale, si abbia poca attenzione all’ambiente e al territorio. Questa sarebbe stata una occasione per rilevare quell’area e integrarla con la pineta e renderla fruibile, ma a quanto pare qualcuno guardava dall’altra parte. Questo sarà oggetto di una nostra interrogazione. Oggi quell’area è interdetta e difficilmente sarà urbanizzata, ma non vorremmo che a fronte di quell’acquisto si chieda di poter edificare altrove, cosa già troppe volte vista nel nostro comune».
Anche per Nevio Salimbeni e Nicoletta Zampriolo di +Europa Ravenna è stato un grave errore non aver acquisito l’area dell’Ortazzo e Ortazzino. «Serve una politica diversa nei confronti del Parco del Delta del Po».
Le puntualizzazioni del Parco del Delta del Po
Dopo tante polemiche sulla compravendita dell’area dell’Ortazzo-Ortazzino, il Parco del Delta del Po Emilia Romagna è intervenuto oggi per fare alcune «precisazioni, per chiarire informazioni diffuse in modo inesatto». «Non corrisponde al vero – fa sapere la direzione – che l’Ente Parco non abbia manifestato ufficialmente la propria volontà di esercitare il diritto di prelazione. Nonostante le difficoltà incontrate a comunicare con il curatore fallimentare che seguiva la compravendita, tale volontà è stata formalizzata il 9 novembre 2022. Stiamo valutando l’opportunità di procedere alla verifica della regolarità procedimentale della compravendita stessa, alla luce del dispositivo dell’art. 15, comma 6 della legge 394/91». Diritto di prelazione che, per legge, spetta solo all’ente Parco e non al Comune di Ravenna o alla Regione Emilia Romagna.
L’ente nega poi di aver chiesto un finanziamento al Comune di Ravenna o alla Provincia, ma solo alla Regione Emilia Romagna lo scorso 25 ottobre. L’ente chiarisce anche un punto chiave. «Non corrisponde al vero che nell’area sia possibile effettuare edificazioni o altri interventi, perché protetta come zona Ramsar della Rete Natura 2000. La zona A di circa 71 ettari è a tutela integrale, non è neanche consentito l’accesso. La zona B di circa 340 ettari è a tutela generale, e quindi le uniche attività consentite sono quelle finalizzate alla conservazione della natura. Nella zona C di circa 72 ettari, otre alle attività di conservazione della natura, è consentita la fruizione dei vialetti, residui del tentativo, poi bloccato, di lottizzazione degli anni Settanta, per attività del tempo libero senza l’utilizzo di veicoli a motore e purché non arrechino disturbo alla fauna presente».
L’intervento del sindaco e dell’assessore all’Urbanistica Federica Del Conte
Sul mantenimento di questi vincoli sono intervenuti nei giorni scorso il sindaco di Ravenna Michele de Pascale e l’assessora all’Urbanistica Federica Del Conte, con parole molto chiare sulla ferma volontà di tutti gli enti pubblici di mantenere questo habitat e tutti i vincoli attualmente presenti. «Non sappiamo quali siano le intenzioni della nuova proprietà – affermano – ma siamo chiari: in nessuna area del Parco del territorio dell’Ortazzo-Ortazzino sarà mai costruito neanche un solo ulteriore metro quadrato. Mai il Comune lo autorizzerà e la città impedirà qualsiasi intervento da parte di altri livelli di governo».
Il mistero
Confermata anche la volontà del Comune di acquistare l’area, dopo i tentativi falliti in passato per via di richieste molto alte. Resta da capire come mai ora la vendita sia andata in porto a prezzi irrisori e come mai una società immobiliare internazionale si sia interessata a un’area con vincoli edificatori che sembrano inamovibili.