Turismo a Ravenna, i dati preliminari: nonostante l’alluvione incremento del 0,2% di turisti

La stagionalità nel settore turistico porta con sé una certa precarietà occupazionale. Marinelli: «serve collaborazione per creare stabilità»

Il settore turistico in Romagna è stato messo alla prova nel corso del 2023 caratterizzato da sfide e scoperte, delineando un quadro complesso che riflette la tenacia del settore di fronte alle difficoltà. Secondo i dati preliminari della regione Emilia-Romagna relativi ai primi 10 mesi dell’anno, si è registrata una sostenibile stabilità nelle tre province romagnole rispetto al 2022, sebbene ancora distante in alcune province, dal periodo pre-pandemico complicata ulteriormente dall’impatto dell’evento alluvionale di maggio. Ecco alcuni dati del turismo a Ravenna

Resilienza che supera le sfide. I risultati a Ravenna

Ravenna ha registrato un modesto aumento del 0,2% negli arrivi nei primi nove mesi del 2023, ma ha subito una contrazione del -1,7% rispetto al 2019, con l’evento alluvionale che ha provocato una diminuzione del -26% negli arrivi a maggio 2023. La cifra complessiva dei pernottamenti, hanno una flessione del 0,8%, ma una maggiore flessione del 3,9% rispetto al 2019. 

Impatto dell’evento alluvionale: resilienza e ripresa graduale 

L’evento alluvionale di maggio 2023 ha inflitto un duro colpo al settore turistico della Romagna, che aveva iniziato l’anno con successo, registrando aumenti significativi in tutte e tre le province nei primi quattro mesi. La calamità ha pesantemente colpito le infrastrutture, influenzando negativamente le attività commerciali e alberghiere. Tuttavia, la risposta tempestiva delle autorità locali, delle imprese turistiche e degli operatori del settore ha avviato un processo di ripresa. Il prolungamento della stagione, favorito da un settembre molto caldo, ha contribuito ulteriormente alla ripresa, con un aumento degli arrivi in tutte e tre le province romagnole: Forlì-Cesena +18,7%, Rimini +18,4% e Ravenna +17%. 

L’importanza di un nuovo modello turistico: estendere la bellezza della Romagna per tutte le stagioni 

«In questo percorso verso la rinascita del turismo romagnolo, – dichiara il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli – emerge chiaramente l’importanza di creare un modello turistico innovativo, sostenibile e durevole, capace di allungare la stagione estiva e valorizzare le bellezze della Romagna in ogni periodo dell’anno. Estendere la stagione turistica oltre i mesi estivi non solo beneficia le imprese locali, ma arricchisce l’esperienza turistica, consentendo ai visitatori di scoprire la Romagna in tutte le sue sfaccettature. Investire in iniziative che promuovano il turismo anche fuori dalla stagione estiva diventa cruciale. Eventi culturali e fieristici, attività enogastronomiche, e proposte di escursioni naturalistiche possono attirare turisti durante l’autunno, l’inverno e la primavera. Un approccio integrato che coinvolge comunità locali, imprese e autorità turistiche può dare vita a un modello sostenibile e diversificato». 

La stagionalità nel settore turistico porta con sé una certa precarietà occupazionale. Molti professionisti, come camerieri, addetti alla reception e personale di pulizia, si trovano spesso ad affrontare contratti a termine, riduzione delle ore lavorative durante la bassa stagione o persino periodi temporanei di disoccupazione. 

«In questo contesto, la formazione professionale e l’adattabilità diventano strumenti essenziali. Gli operatori turistici devono beneficiare di programmi di formazione che li preparino a gestire le sfide della stagionalità, sviluppando competenze trasferibili e apprendendo strategie per affrontare le fluttuazioni del settore”» 

«Il lavoro nel settore turistico stagionale nella Romagna – conclude il Marinelli – è un equilibrio tra sfide e opportunità. La collaborazione tra imprese, sindacati, autorità locali e lavoratori, è essenziale per sviluppare soluzioni che favoriscano la stabilità occupazionale e la sostenibilità economica in un settore che gioca un ruolo cruciale nell’economia romagnola».

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