Strage di Bologna del 2 agosto 1980. Le vittime ravennati e i sopravvissuti

Una degli eventi più catastrofici degli anni di piombo, i racconti di chi l'ha vissuto

Foto: Stazione di Bologna – Archivio associazione dei famigliari delle vittime del 2 agosto 1980Il 2 agosto del 1980, in una mattina dal sapore d’estate, l’esplosione di una bomba alla stazione di Bologna ha causato una delle ultime stragi della stagione terroristica italiana.

L’esplosione avvenuta nella sala d’aspetto della seconda classe causò danni al treno in sosta al binario 1, al tunnel sotto i binari e il crollo dell’ala sud-ovest della stazione. Il bilancio delle vittime fu straziante, si dimostrò essere il più alto in un attentato in Italia, registrando 85 morti e 200 feriti.

I soccorsi iniziarono subito e con essi anche le indagini che presto attestarono la matrice terroristica e che proseguono ancora oggi per far luce sull’attentato e restituire ai familiari delle vittime e all’Italia la verità sulla strage. Negli ultimi quarantadue anni non sono mancate sentenze e incarcerazioni così come i depistaggi delle indagini che sono state portate avanti soprattutto grazie alla tenacia dell’“Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980”.

Nei giorni successivi tra le macerie furono trovati corpi mutilati e feriti così come emersero storie di persone e famiglie rimaste coinvolte. Tra questi anche alcuni ravennati di cui le famiglie ricordano i sogni e le speranze continuando ancora a lottare per la verità sui responsabili e gli effettivi moventi.

Tra le vittime c’erano Antonella Ceci e Leo Luca Marino. Antonella aveva appena conseguito il diploma di perito chimico industriale e di lì a poco avrebbe iniziato a lavorare allo zuccherificio di Classe. Leo Luca, invece, era un immigrato siciliano che era stato assunto alla Cmc di cui divenne socio. I due si erano conosciuti a Ravenna e tra i progetti da realizzare nel breve futuro c’era quello di convolare a nozze. Sabato 2 agosto la giovane coppia si era recata a Bologna per accogliere le sorelle di lui giunte per conoscere la futura sposa e passare qualche giorno di vacanza in riviera. Purtroppo nessuno dei quattro ragazzi arriverà a Ravenna avendo perso la vita nello scoppio della bomba.

Vincenzo Lanconelli, invece, era residente a Bagnacavallo e, dopo essere andato in pensione, aveva deciso di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza a Bologna per conseguire una seconda laurea. La mattina del 2 agosto era alla sala d’attesa della stazione dove aspettava la coincidenza che l’avrebbe portato a un concerto lirico all’Arena di Verona.

Non solo vittime, alcuni sono sopravvissuti e custodiscono un ricordo che difficilmente sbiadirà nel tempo. È il caso della ravennate Anna Busa che, nel 1980, era solita percorrere la tratta Ravenna-Milano per raggiungere il lavoro. La mattina del 2 agosto avrebbe dovuto trovarsi alla stazione di Bologna per tornare a casa dalla propria famiglia ma, per una riunione annullata, è rientrata la sera prima per poter passare con loro qualche giorno al mare. La sua testimonianza è dei giorni successivi, quando ritornando a Milano, ha oltrepassato le macerie immersa in un silenzio innaturale e un odore “acre, misto di polvere e morte”.

Storie di ragazze e di persone che per uno strano caso del destino si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.

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