Sangiorgi, patron del MEI: «Dopo 25 anni si chiude un’era. Pronto a ragionare su un nuovo format»

Dal 6 all’8 ottobre Faenza diventa capitale della musica con Elisa, Manuel Agnelli, Dolcenera, Omar Pedrini e molti altri. Da questo palcoscenico è partita l’avventura dei Maneskin.

Quasi alle porte lo “StraMEI”, la 25esima edizione del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, la più importante rassegna della musica indipendente italiana, ideata e organizzata da Giordano Sangiorgi. L’evento andrà in scena dal 6 all’8 ottobre a Faenza. Tre giorni con il meglio della musica. Tra gli artisti annunciati ci sono Elisa, Manuel Agnelli, Dolcenera, Lucio Corsi, Omar Pedrini, e molti altri. Una dedica speciale in questo 2023 va a Giovanbattista Cutolo, il musicista ucciso a Napoli.  Sangiorgi parla di questa speciale rassegna, degli appuntamenti del weekend, dei suoi obiettivi e della sua storia, finendo per svelare che questa sarà l’ultima edizione.

Cosa dobbiamo aspettarci dallo “StraMEI”?

«Tre giornate piene, nel segno della ripartenza del centro storico di Faenza, della sua economia e del suo turismo e della sua immagine. Il nostro principale pensiero è quello di ridare vita alla città dopo le due alluvioni. Il territorio si presenta ancora in parte devastato e in parte completamente bloccato sul punto di vista economico. C’è una forte necessità di ripartire. Il nostro obiettivo è quello di portare con questi nomi importanti un contributo alla ripresa».

Quali sono gli appuntamenti più attesi?

«La cosa per me più interessante è avere la possibilità di rivedere 25 o 20 anni dopo, a seconda dei casi, gli artisti che hanno mosso i loro primi passi al MEI. Questo è il caso di Manuel Agnelli, che salirà sul palco di piazza del Popolo dalle 19 dell’8 ottobre, per un super concerto, e riceverà il Premio StraMEI. Lui suonò con gli Afterhours nel 1998 per i primi concerti del MEI di Faenza, quando ancora ci trovavamo in un capannone da Fiera. Anche il racconto di Elisa sulla sua carriera, dai primi esordi al MEI a oggi. Il Talk si terrà Il 7 ottobre alle 16.30, in questa occasione ritirerà anche il Premio alla Carriera nel prestigioso Salone dell’Arengo. Lo stesso vale per Dolcenera che lo stesso giorno alle 17.30 ritirerà la Targa MEI Migliore Artista Indipendente dell’anno. Sarà un piacere rivedere questi artisti che hanno fatto strada e si sono affermati nel mondo della musica».

In un cartellone così pieno, cosa ascolteremo oltre agli artisti del passato?

«Molti artisti locali, tantissime realtà faentine musicali avranno il loro spazio durante il festival e questa è la cosa che mi inorgoglisce particolarmente. D’altra parte, il MEI nasce dalla volontà di dare spazio alle etichette indipendente ed è quello che faremo in queste tre giornate».

Il MEI è stata una sua idea. Come si sente dopo tutti questi anni?

«Sono onorato di aver dato il mio contributo alla musica, sono felice di aver centrato lo sdoganamento delle etichette indipendenti. Fino a 5 anni fa veniva considerata musica di serie B, ora è musica di serie A, e ogni anno proponiamo dei nomi sconosciuti che diventano noti, come ad esempio i Maneskin. Loro ripubblicano spesso sui loro social la foto ai tempi della partecipazione al MEI in città, la foto di Faenza più famosa del mondo».

Difficoltà per la realizzazione di questo progetto?

«Certamente il portare avanti un festival con nomi poco conosciuti e pochi big della musica non è semplice. Noi lavoriamo tutto l’anno per valorizzare il nuovo, i cambiamenti di genere e stile e ridare luce a chi merita e non riesce ad affermarsi in un Paese che – ancora con difficoltà – considera la musica elemento integrante della cultura. Il MEI è un marchio nazionale che ha portato Faenza nel mondo e questo mi rende orgoglioso».

Quanto è stato complesso far capire l’importanza delle etichette indipendenti?

«All’inizio c’era un vero e proprio muro. Le etichette indipendenti nascono proprio dalla difficoltà di farsi ascoltare dalle grandi case discografiche. La cosa incredibile è che questo muro esiste ancora oggi. Quando si propongono l’80% di artisti sconosciuti in cartellone non è visto positivamente, tutti pensano sempre a far esibire nomi noti, ma l’obiettivo del MEI è proprio quello di scoprire e proporre nuovi talenti, nuove musiche, nuovi percorsi fuori dai circuiti ufficiali delle Big. Avere due piattaforme digitali maggiori come YouTube e Spotify non fa che accentrare maggiormente il monopolio e rendere l’impresa anche più complessa».

Può ricordare come le è venuta l’idea della manifestazione?

«Ho suonato in gruppi Punk Rock della mia generazione e ho sempre avuto un forte interesse personale nella valorizzazione delle musiche alternative a quelle commerciali di intrattenimento come i tormentoni estivi. Così come ho sempre avuto grande curiosità nei confronti di quegli artisti che modificavano il panorama culturale Italiano. Ho sviluppato questi interessi con “Faenza Rock” e poi con altre manifestazioni come “Rock nero” e “Rock verde” dedicati alla battaglia contro il razzismo e l’ambiente. Manifestazioni che sono diventate sempre più grandi. In quel momento ho pensato a dare un punto di riferimento alle realtà musicali indipendenti che stavano esplodendo in Italia ma non avevano un raduno nazionale. È stata un’idea vincente che alimentata dalla passione e dalla conoscenza del settore ci ha condotto fino a questo momento».

Si parla di ultima edizione, è vero?

«Sì, sono passati 25 anni dal 1998, anno della prima edizione. Si chiude quest’anno la convenzione con il Comune di Faenza. Noi chiediamo un tavolo di confronto per proseguire con il percorso. Ci interessa che si tenga conto di alcuni aspetti per noi fondamentali come: l’archiviazione e musealizzazione di questi 25 anni che hanno portato a Faenza dei momenti storici della musica Italiana; il tema della digitalizzazione della manifestazione per mantenerla al passo con i tempi; l’importanza di creare un coordinamento continuativo durante tutto l’anno per fare un cartellone musicale coordinato, legato alle etichette indipendenti, rendendola una città a misura di musica in ogni periodo, ma soprattutto, la massima valorizzazione di esperienze, competenze e professionalità che fanno parte del mondo musicale faentino. Riteniamo importante assegnare alla musica la stessa importanza della ceramica in città, visto il turismo e il valore aggiunto che questa porta a Faenza. Dobbiamo ragionare su un percorso nuovo, un format diverso, perché servono una serie di azioni di ampio raggio per mantenerla».

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