Rete di emergenza: più servizi e 363 nuovi posti di lavoro. Ausl Romagna risponde ai sindacati

Ausl Romagna: «Grazie alla nuova rete migliorano i servizi per i cittadini con una presenza più attiva 7 giorni su 7 h12 o h24»

L‘Ausl Romagna risponde alle sigle sindacali che in questi giorni hanno diffuso allarmi relativamente alla chiusura di alcuni ambulatori di continuità assistenziale e polemizzando sull’organizzazione della nuova rete di Emergenza.

«Necessario fare chiarezza, – spiegano dall’Ausl Romagna – in maniera tale che possano giungere alla popolazione le informazioni corrette».

L’obiettivo dell’Ausl è migliorare, ai sensi della DGR 1260/2023 di riordino della rete di Emergenza-Urgenza e potenziamento dei servizi di assistenza primaria, ciò che può essere erogato negli attuali ambulatori della continuità assistenziale, senza compartecipazione alla spesa (Visite mediche, certificazioni, terapie farmacologiche, piccoli procedimenti di chirurgia minore – suture, medicazioni, rimozione punti), continuerà ad essere reso disponibile alla popolazione confluendo nel contesto di in un servizio più strutturato, con presenza di operatori di diverse professionalità – infermieri, operatori tecnici, socio-sanitari oltre che medici, e dotazioni strumentali e tecnologiche maggiori, all’interno dei Centri di Assistenza e Urgenza – CAU.

Servizi migliori e nuovi posti di lavoro

«Questo pertanto determinerà un potenziamento dell’offerta di questi servizi – spiegano – di assistenza primaria, poiché non saranno resi disponibili soltanto nelle giornate festive e prefestive, ma 7 giorni su 7 h12 o h24, a seconda del contesto. E perciò evidente che il cittadino avrà a disposizione un’aumentata fruibilità a questa prestazioni e risulta pertanto del tutto strumentale parlare di chiusura di servizi a fronte di un tale potenziamento. Una tale implementazione dell’offerta dei servizi significherà per l’AUSL, a regime, un ingente investimento che porterà ad un incremento di almeno 363 unità di personale, oltre che un significativo incremento degli emolumenti riconosciuti ai medici con incarichi del ruolo unico di assistenza primaria (gli stessi che lo SNAMI dovrebbe rappresentare) che lavoreranno all’interno dei CAU a fronte di servizi resi alla popolazione in modo più strutturato e risolutivo». 

«In questo senso – spiegano dall’Ausl – paiono davvero inaccettabili le illazioni della sigla sindacale circa la volontà di questa AUSL di risparmiare sull’assistenza, e rigettiamo fermamente le affermazioni relative all’esperienza dei professionisti che opereranno nei nuovi Centri»;

Dall’Ausl hanno dichiarato che ogni medico è stato sottoposto ad analisi individualizzata delle competenze, ha effettuato uno specifico corso di formazione della durata di 60 ore sulla base di un programma formativo concordato nelle intese regionali sottoscritte con le Organizzazioni Sindacali di categoria e potrà contare sul monitoraggio e supporto strutturato dell’AUSL che metterà a punto tutti gli aggiornamenti e le formazioni necessarie sulla base delle necessità che dovessero emergere durante l’attività.

Confusione sui CAU? Ipotesi fantasiose

«Anche le dichiarazioni circa l’ipotetica confusione generata dai CAU paiono davvero fantasiose. – proseguono – L’accesso ai percorsi per i cittadini sarà facilitato da queste strutture, perché, come già evidenziato dai dati delle esperienze di Cattolica e Cervia, da un lato potranno trovare risposta ai bisogni di continuità assistenziale e/o urgenti di natura episodica – mantenendo una stretta connessione con il Medico di Medicina Generale per proseguimento delle cure. Dall’altro potranno accedere ai percorsi di urgenza-emergenza tramite connessione con il Pronto Soccorso di riferimento, con il supporto del sistema 118, qualora fosse maggiormente appropriato alle esigenze del paziente.»

«Va precisato infine – concludono dall’Ausl – che il medico CAU, sulla base dei quesiti diagnostici potrà definire il percorso del paziente avendo accesso alla diagnostica di radiologia e alle visite mediche specialistiche delle Unità Operative Ospedaliere e Territoriali di riferimento, cosa che non accade in maniera così strutturata negli attuali servizi di continuità assistenziale».

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