Con l’apertura della facoltà di Medicina, Ravenna è sempre più città universitaria tant’è che si stima un aumento esponenziale del numero degli iscritti già dal prossimo anno. Ecco il parere di tre studenti universitari e di una dottoranda su ciò che funziona e su ciò che invece andrebbe migliorato. Dell’ex capitale bizantina piace il suo essere tranquilla e quindi a misura d’uomo, così come apprezzati sono: la facilità degli spostamenti, la qualità dei servizi, il buon rapporto con i professori e gli eventi culturali.
Per contro, Ravenna deve ancora spingere sull’acceleratore per dimostrarsi una città universitaria accogliente soprattutto nei confronti dei fuori sede che lamentano poca vivacità notturna, la carenza di attività ‘tagliate’ su misura’ e la difficoltà di trovare alloggi. Questi ultimi, in particolare dopo la pandemia, sono anche piuttosto cari. Il Covid ha lasciato i suoi segni, inevitabilmente. Gli studenti più giovani non hanno in pratica conosciuto la classica vita universitaria in presenza se non di recente ed è necessario al più presto ripristinare le attività ricreative e culturali già esistenti.
«Secondo me la vita degli studenti universitari a Ravenna è ancora in via di sviluppo. Le attività per universitari sono poche e le associazioni studentesche non sono particolarmente attive. Di eventi culturali in città ce ne sono tanti ma non sono ‘tagliati’ sugli studenti. Non si può ancora considerare Ravenna una città universitaria, è troppo cara e non ha interesse ad avvicinarsi alla realtà dei fuorisede. La cosa positiva? È a misura d’uomo e facilmente vivibile anche per coloro che non possiedono una macchina».
«Ravenna è una realtà molto ‘concentrata’, sia come ambiente esterno che interno all’università. Per quanto riguarda i miei studi, il percorso di dottorato prescelto è multidisciplinare e comprende più dipartimenti come beni culturali, ambientali e giurisprudenza, offrendo uno spettro ampio di informazioni su più tematiche legate al patrimonio culturale. Una realtà piccola ma che apprezzo molto per le ampie possibilità di confronto con i professori e con altri studenti. Vivo a Ravenna da 7 anni e devo ammettere che c’è stato un notevole cambiamento della città fra il prima e dopo il Covid.
Nei miei anni di studio prima della pandemia c’era un gran numero di attività per gli studenti sia ricreative che culturali, adesso non è più lo stesso. Probabilmente, questo è dovuto ancora all’uso delle modalità da remoto. Ciò può rivelarsi molto utile, per i dottorandi come me che magari devono affrontare stage e allontanarsi dalla città in alcuni periodi.
Dall’altra parte, però, tornare a vivere l’università completamente in presenza come prima della pandemia favorirebbe un’immersione totale degli studenti più giovani nella vita universitaria. Credo sia un peccato per loro non aver vissuto la realtà precedente ed è per loro che occorre riattivare il più possibile le vecchie attività. Un altro problema degli ultimi anni? Il notevole aumento dei prezzi soprattutto per le abitazioni».
«Sono una pendolare, vivo a Cervia e mi trovo molto bene a Ravenna. Avendo affrontato la maggior parte del mio percorso universitario in pandemia, ho una percezione diversa di quello che è l’ambiente universitario. Molti dei miei colleghi non li ho masi conosciuto o mai visti in faccia, ma ultimamente ho avuto il piacere di conoscerli, con la ripresa delle lezioni in presenza. A me Ravenna piace, ci sono affezionata da quando ero piccola.
C’è sempre stato il luogo comune di “Ravenna, città chiusa”, ma io credo che cambi in base alle sensazioni ed alle esperienze vissute dalle persone, come può capitare ovunque. Cosa si potrebbe migliorare? Gli orari di alcuni servizi universitari, allungandoli durante la giornata, come è il caso della biblioteca di archeologia».
«Se penso alle caratteristiche che uno studente cerca per lo studio, Ravenna le ha quasi tutte: biblioteche aperte dalla mattina presto alla sera tardi, bar/aule studio, luoghi per studiare all’aperto come la Rocca Brancaleone o il parco di Teodorico, copisterie economiche, eventi culturali, progetti extra università, luoghi per lo sport.
Mi sono trovato bene in città dove ho fatto la triennale e sono tornato lo scorso settembre, quando sono riprese le lezioni in presenza. In quel periodo non è stato facile trovare casa a prezzi accessibili. Forse anche perché è nata la facoltà di Medicina e quindi gli studenti sono aumentati.
Il pregio di Ravenna è essere una città “a portata di persona” o di studente se vogliamo. Basta munirsi di bicicletta, o skateboard per i più spericolati, e si raggiunge qualsiasi luogo senza che le distanze siano mai un problema.
Il difetto è legato alla vita notturna. Dopo una giornata di studio c’è voglia di divertirsi, conoscere gente e fare qualcosa. A Ravenna è un po’ difficile tutto questo. La sera si spegne completamente. Fatta eccezione per qualche bar che resta aperto, è il deserto… Anche i posti dove fare uno spuntino in tarda serata sono rari, salvo qualche kebabbaro che per fortuna c’è. Ma, nella patria della piadina, vorrei tanto vedere qualche piadineria restare aperta un po’ più a lungo… Un’altra cosa da migliorare? Le piste ciclabili, in modo da rendere i vari pezzi più comunicanti, ma so che il Comune si sta muovendo proprio in tal senso».
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