26 Gen 2024 09:06 - Cronaca
Ravenna: multa da 300 euro allo chef Antonino Cannavacciuolo. Non si è presentato in tribunale
Doveva fare da testimone nel processo che lo vede come parte offesa contro i titolari del ristorante Saporetti a Marina di Ravenna, che - dopo la partecipazione a "Cucine da incubo" - avrebbero usato il suo marchio senza autorizzazione
di Redazione
Era impegnato a Matera per una puntata di “Cucine da incubo”, per questo lo chef Antonino Cannavacciuolo non si è presentato in tribunale a Ravenna, dove era atteso come testimone.
Si tratta di una giustificazione non sufficiente secondo la giudice Federica Lipovscek che gli ha dato una multa da 300 euro, vista la mancanza di un motivo legittimo per l’assenza in attesa che si presenti nella prossima udienza fissata per metà novembre.
La puntata di “Cucine da incubo” da Saporetti a Marina di Ravenna
La multa è arrivata nell’ambito di un processo dove lo chef rappresenta la parte offesa. È l’epilogo della prima udienza che vede alla sbarra i due gestori del ristorante Saporetti di Marina di Ravenna.
Nello specifico, lo Lo chef aveva lamentato il fatto che i due, in passato concorrenti al reality “Cucine da incubo”, avessero usato il suo marchio senza autorizzazione. Marito e moglie sono accusati di concorso in contraffazione o uso di opere dell’ingegno o di prodotti industriali.
La pubblicità che ritraeva Antonino Cannavacciuolo senza autorizzazione
Dopo la partecipazione al format, nel settembre 2018, i due avevano pubblicizzato la riapertura del locale di Marina pubblicizzando, attraverso volantini, un menù di pesce e crudità curato dallo chef Antonino Cannavacciuolo». Avevano anche usato un camion vela con gigantografia del famoso chef accostata al nome del ristorante. Informato via Facebook da una sua ammiratrice, lo chef aveva sporto denuncia. Nei guai era finito anche un 63enne bresciano coinvolto nella gestione del locale.
Cannavacciuolo si era reso disponibile a non costituirsi parte civile in cambio di una cifra simbolica. Dal loro punto di vista, i due ristorati consideravano l’esperienza a “Cucine da incubo” utile, ma non facile e per certi aspetti umiliante. Pensavano che l’utilizzo di Cannavacciuolo come opportunità di rilancio non costituisse un illecito.
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