Ravenna ha il suo ospedale di comunità in Darsena (FOTO). 24 posti letto, 11 già occupati

Ricavato temporaneamente in un’ala della “San Francesco del gruppo Garofalo Health Care Spa, ha 24 posti letto di cui 11 già occupati. Nel 2026 sarà completata la Casa della Salute.

Da oggi anche Ravenna ha il suo ospedale di comunità in Darsena, ricavato in un’ala dell’ospedale privato accreditato “San Francesco” del gruppo Garofalo Health Care Spa. Su una superficie complessiva di 1.190 metri quadrati, di recente restaurata, sono stati ricavati 24 posti letto distribuiti in 13 stanze di degenza, dotate di servizi igienici, di cui alcune con letto singolo e altre con la capienza massima di due o tre posti letto. Undici posti sono già occupati. Si tratta della terza struttura di questo tipo sul territorio, che si aggiunge a quelle di Brisighella e Cervia con rispettivamente con 20 e 24 posti letto.

«L’ospedale di comunità – afferma Tiziano Carradori, direttore generale Ausl Romagna – rappresenta un tassello importante del percorso di potenziamento della rete dell’assistenza territoriale che punta a rispondere in modo sempre più sinergico ed efficace ai bisogni di salute della popolazione, evitando l’ospedalizzazione nel momento in cui non è più necessaria e, al contempo può consentire di aggredire il problema della congestione del Pronto Soccorso». Da una parte l’Ausl Romagna e dall’altra il gruppo Garofalo Health Care Spa, unica realtà quotata in Italia nel settore dell’healthcare. «L’ospedale di comunità “Darsena” – commenta l’amministratore delegato Maria Laura Garofalo – è un esempio lungimirante di collaborazione pubblico-privato. Una cooperazione sinergica che ha consentito al sistema di essere rapido ed efficace rispetto alle esigenze del territorio in tema di cure intermedie. Il nostro intento è quello di proseguire in questa direzione, in stretta collaborazione con le istituzioni locali, al fine di garantire una sanità d’eccellenza e in linea con le necessità assistenziali del territorio».

La gestione dell’ospedale è affidata al personale infermieristico dipendente di Ausl Romagna e la responsabilità clinica è garantita dalla collaborazione dei Medici di Medicina Generale e dei Medici della Continuità Assistenziale. L’attività specialistica è assicurata attraverso accessi programmati di medici ospedalieri e, in considerazione della collocazione dell’OdC all’interno della struttura privata accreditata, usufruirà delle discipline specialistiche già previste nel contratto di fornitura. Va però detto che si tratterà di una struttura transitoria, ossia in attesa della realizzazione della Casa della Salute Darsena nel 2026. «Giochiamo d’anticipo – spiega il sindaco di Ravenna Michele de Pascale – per dare subito ai cittadini un servizio fondamentale in termini di cure intermedie, offrendo una risposta assistenziale a quelle persone dimesse dall’ospedale che per diverse ragioni ancora non possono fare ritorno al proprio domicilio».

Presenti alla cerimonia anche il presidente della Regione e l’assessore regionale alla Politiche per la salute. «La sanità di territorio è una delle priorità individuate dalla Regione Emilia-Romagna – spiega Stefano Bonaccini –. Scelta fatta da tempo, come dimostra la presenza di un numero di Case della salute fra i più alti in Italia, e confermata nel piano di investimenti sanitari del prossimo futuro. E questo intervento si inserisce a pieno nel solco che abbiamo tracciato con i progetti già finanziati sia grazie alle risorse regionali sia a quelle del Pnrr. Non dobbiamo disperdere la lezione che ci ha lasciato il drammatico periodo della pandemia: la sanità dovrà sempre di più ridurre la distanza coi cittadini, rivestendo quella funzione intermedia fondamentale tra il ricovero ospedaliero e la cura domiciliare, grazie anche agli strumenti che l’innovazione tecnologica ci sta mettendo a disposizione».

«L’inaugurazione dell’ospedale di comunità – conclude Raffaele Donini – è un segno molto importante per la comunità ravennate, una struttura attraverso cui si garantisce un’ulteriore risposta ai bisogni di sanità legati in particolare alla cronicità e a patologie non acute. Un esempio concreto di una sanità sempre più territoriale, di prossimità, in stretto raccordo ai luoghi della quotidianità dei nostri concittadini, per assicurare una presa in carico rapida ed efficace».

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