Pienone per la conferenza di Angela Madesani a Sabe per l’arte

Evento collaterale della mostra di Carlo Benvenuto, Enrico Cattaneo ed Elena Modorati, aperta al pubblico fino al 7 aprile. Presentato il catalogo di Danilo Montanari Editore.

Ha indagato sul rapporto tra fotografia e still life la conferenza “Il tempo sospeso” che si è svolta ieri sera, venerdì 15 marzo, alla Fondazione Sabe per l’Arte di via Pascoli 31 a Ravenna, dove è in corso la mostra “In suspensus”, aperta al pubblico fino al prossimo 7 aprile. A parlarne, la storica dell’arte e curatrice della mostra Angela Madesani che insegna Storia della fotografia all’Istituto Europeo e Storia del costume e della moda all’Istituto Secoli a Milano.

Citando alcuni dei suoi artisti preferiti, fra cui Franco Vimercati, Sergio Scabar, Marco Maria Zanin, Francesco Del Conte e Jacopo Valentini, Madesani ha trovato collegamenti con le opere degli autori in mostra a Ravenna: Carlo Benvenuto, Enrico Cattaneo ed Elena Modorati. Presenti tra il pubblico gli artisti Benvenuto e Moderati, il direttore del Mar Roberto Cantagalli e alcuni dei componenti del comitato scientifico della Fondazione Sabe, oltre a docenti e appassionati d’arte.

«In occasione della presentazione del catalogo della mostra “In suspensus” a cura di Danilo Montanari Editore – spiega Pasquale Fameli, direttore artistico della Fondazione Sabe per l’Arte –, abbiamo pensato a un incontro di riflessione più ampia tra un’arte contemporanea come la fotografia e un genere antico come la natura morta. Un modo per spiegare ulteriormente il senso di sospensione che caratterizza la mostra e far conoscere alcuni degli altri artisti di varie generazioni che hanno lavorato in questa direzione in Italia».

«L’idea della mostra è nata parlando con Elena Modorati, artista che apprezzo molto e di cui ho il piacere di essere amica – racconta Madesani –, ragionando sul suo lavoro su Enrico Cattaneo, poi il pensiero è andato anche a Carlo Benvenuto che già ben conosco. Mi viene sempre spontaneo stabilire un rapporto amicale con gli artisti che mi colpiscono, mi piace esplorare i loro studi e le loro case, per meglio comprenderne la poetica. Per questo ora, nell’allargare il discorso ad altri artisti, non posso che citare quelli che più amo e che ho avuto il piacere di conoscere da vicino in questi anni».

Franco Vimercati

Il primo di cui parla è Franco Vimercati, classe 1940, intelligente protagonista dello scenario artistico degli ultimi trent’anni del Novecento, che a suo avviso non ha ancora avuto il giusto riconoscimento. Erano vicini di casa e insieme bevevano il tè, mentre lui fumava sigarette una dopo l’altra. Dopo l’Accademia sperimenta la pittura, poi Vimercati si sposta verso la fotografia con un primo lavoro “Sulle Langhe”, da cui ricava anche un libro che impagina con maestria da solo. «Quel lavoro non viene compreso – ricorda Madesani –. Così, deluso, Vimercati prende la decisione di non uscire più con la macchina fotografica e di lavorare solo in casa dove realizza una sequenza di 36 scatti di altrettante bottiglie d’acqua della stessa marca colte dalla stessa inquadratura. Il suo è un lavoro esistenziale, uno studio del linguaggio. Quando il fotografo Luigi Ghirri lo va a trovare ne resta colpito e gli propone una mostra a Modena che viene chiusa prima del tempo. Così è destinato alla solitudine perché per gli artisti era un fotografo, e per i fotografi un artista. Superlative sono le sue zuppiere, fotografate successivamente, un perfetto esercizio di sospensione senza alcun intento di documentare».

Sergio Scabar

Un altro artista che ancora pochi conoscono è Sergio Scabar, singolare personalità che ha dato vita a immagini in tiratura unica. «L’ho conosciuto a Roma in occasione di una mostra di stampe a copia unica, un lavoro di grande poesia – ricorda Madesani –. Poi sono andata a trovarlo a Gorizia dove abitava e ho potuto ammirare altri suoi lavori che riflettevano l’interesse per gli oggetti, per il loro aspetto materico indagato attraverso il ‘silenzio’ della luce. Le sue nature morte sono sì illuminate, ma vengono rese in una gamma cromatica scura, tra il testa di moro e il nero».

Tra i più giovani, Madesani cita Marco Maria Zanin (classe 1983), che utilizza la fotografia come strumento per un’indagine umanistica; Francesco Del Conte (classe 1988) e la sua ricerca focalizzata su soggetti caratterizzati da una rilevanza storica, culturale e scientifica; Jacopo Valentini (classe 1990) che realizza lavori di sospensione

La mostra “In suspensus. Carlo Benvenuto, Enrico Cattaneo, Elena modorati”, resterà aperta alla galleria di via Pascoli 31 fino al prossimo 7 aprile. Apertura al pubblico il giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle 19. Ingresso libero. Informazioni: info@sabeperlarte.org e www.sabeperlarte.org.

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