31 Ott 2023 11:26 - Cultura e Spettacoli
Paola Baldini, attrice: «Ragazzi, non omologatevi! Vi aiuto a tirar fuori il meglio di voi»
Dopo aver terminato le riprese del nuovo film “Oro” di Domenico Ciolfi, l’artista ravennate è impegnata nella direzione artistica dell’Accademia Marescotti, in partenza l’11 novembre
di Roberta Bezzi
Un nuovo film in fase di lavorazione con Domenico Ciolfi e la direzione artistica dell’Accademia Marescotti in partenza l’11 novembre. Sono queste le nuove sfide dell’attrice ravennate Paola Baldini che il grande pubblico ricorda, fra le tante cose, anche per aver dato il volto a Tonina, la madre di Marco Pantani nel film “Il caso Pantani. L’omicidio di un campione”, opera prima sempre del regista Ciolfi, che le è valsa la candidatura al David di Donatello come attrice non protagonista.
Diplomatasi alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone e poi alla Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, dal 1990 in poi ha lavorato con registi e attori di fama internazionale fra cui Alessandro Haber, Alfonso Santagata, Ivano Marescotti, Nanni Garella, Fanny&Alexander, Laura Marinoni, Lorenzo Loris, Elena Casadei, Donato D’Antonio. Più volte è stata segnalata come miglior attrice al premio Ubu. Per diversi anni ha lavorato al CRT Centro di Ricerca per il Teatro di Milano e al teatro Arena del Sole di Bologna. Ha collaborato con Rai 3 e Rai 2 a diverse trasmissioni radiofoniche, tra le quali “Storyville” e “Razione Kappa”. Dà voce a diversi personaggi per “Le Grandi Fiabe” edite dal Corriere della Sera.
Baldini, partendo dall’attualità, cosa può svelare del nuovo film “Oro” attualmente in fase di produzione per Mr Harkadin Film?
«Si tratta di un thriller a tinte noir che parla della storia di un territorio, in gran parte il Molise ma toccando anche la Puglia, e del rapporto con le tradizioni mettendo a confronto diverse generazioni. Affronta il tema del significato più profondo della devozione. In particolare, il mio personaggio cerca di difendere con i denti le sue usanze. Ho girato gran parte delle scene nel paese di Capracotta, in provincia di Isernia, di appena 800 abitanti. Mi è capitato di assistere, nei giorni scorsi, alla processione della Madonna di Loreto che avviene ogni tre anni e sono rimasta colpita dalla grande devozione che ho visto nelle persone e anche in chi ha lavorato con noi, anche fra chi era ateo».
Questo è il suo secondo film con Ciolfi: come vi siete conosciuti?
«Molto tempo fa, all’Arena del Sole di Bologna dove lui lavorava come assistente di Nanni Garella. Poi ci siamo persi di vista e mi ha cercata lui dopo quasi vent’anni per propormi il ruolo di Tonina. All’inizio ero molto spaventata perché non aveva mai fatto cinema, solo teatro che è un altro linguaggio. Malgrado lui mi avesse rassicurato, ho insistito che mi facesse un provino e lui è venuto a casa mia dove abbiamo provato qualche scena ed è stata fatta».
Com’è stato per lei debuttare al cinema e interpretare la madre di Pantani?
«Ci ho messo un po’ a lasciarmi andare. Ci tenevo a interpretare bene Tonina, temevo di non essere all’altezza e di banalizzarla, lei è una madre che ha sofferto molto. Non l’ho mai conosciuta durante le riprese ma alla prima del film mi ha subito abbracciato e mi ha detto, emozionata, che ero stata in grado di arrabbiarmi proprio con lei in uno degli episodi più drammatici, quelli in cui ha affrontato gli spacciatori».
Ricorda come è nata la sua passione per la recitazione?
«Si nasce con questa vocazione. Sin da ragazzina, quando facevo le medie, mi piaceva leggere delle cose e metterle in scena e coinvolgevo gli amichetti con cui facevo delle recite nella tavernetta di casa. Però mi sembrava quasi impossibile diventare attrice. Finché, a 17 anni, ho visto i “Masnadieri” di Gabriele Lavia al teatro Alighieri, in prima fila, e sono rimasta colpita dai tanto attori giovani in scena in ruoli minori. Per la prima volta, ho pensato di potercela fare. Così ho iniziato a prendere informazioni sulle varie accademie a cui mi sono iscritta prima a Bologna e poi a Milano».
Dopo anni di tournée, a un certo punto ha sentito l’esigenza di fermarsi e di dedicarsi all’insegnamento, arrivando ora all’Accademia Marescotti…
«Sì, è successo quando sono diventata mamma. I nuovi impegni familiari mi rendevano insopportabili la lontananza da casa, così ho deciso di trasformare il mio lavoro. Tornata a Ravenna, qualche anno fa, sono stata contattata da Laura Ruocco che mi ha voluto come sua insegnante dell’Accademia del Musical. Adesso, invece, mi aspetta una nuova esperienza ancora: la direzione artistica dell’Accademia di Marescotti che ho sempre molto stimato e apprezzato. La scuola inizierà a novembre e durerà fino a maggio».
Cosa le piace del progetto di formazione avviato da Marescotti?
«Ivano è stato lungimirante nel creare, sin da subito, la collaborazione con l’agenzia Grimaudo che l’ha sempre seguito e non è un caso se tanti suoi allievi ora stanno lavorando. Un difetto di gran parte delle scuole è che, una volta terminato il periodo di studi, gli allievi diplomati si trovano da soli persi nel nulla, senza appigli, senza sapere come muoversi in un mondo difficile come quello dello spettacolo. Anche solo per fare dei provini, è fondamentale avere consigli pratici dai professionisti. A me è capitato proprio questo all’uscita dalle accademie e non è stato facile muovermi da sola, soprattutto considerando che i provini non sono mai stati il mio forte».
In Accademia fra l’altro ha coinvolto anche con l’amico e collega Ciolfi…
«Sì, un regista che lavora sul campo può garantire agli allievi la possibilità di fare esperienza pratica del set cinematografico e, perché no, di iniziare a lavorare in piccoli ruoli. Lui si occuperà di recitazione cinematografica. Per quanto mi riguarda, insegnerò recitazione teatrale, movimento scenico e dizione. Poi ci saranno Valentina Cortesi per l’insegnamento dell’uso della voce e Sara Zecchini, logopedista per la tecnica di voce. Daremo poi ai ragazzi l’opportunità di seguire masteclass con artisti del calibro di Lucia Vasini, Sonia Bergamasco, Tommaso Ragno ed Elena Bucci».
Se dovesse sintetizzare in poche parole il motto dell’accademia e al contempo invitare i ragazzi che desiderano avvicinarsi alla recitazione, cosa direbbe?
«Dire semplicemente: “Ragazzi, non omologatevi!”. Avere la possibilità di studiare con attori e professionisti diversi consente di trovare più facilmente la propria strada. Ognuno di noi, infatti, ha il proprio modo di rapportarsi a un testo, di calarsi in un personaggio… Mi chiedo di continuo se sia davvero possibile insegnare a recitare. E se lo chiedeva anche Ivano…».
Quale può essere la strada?
«Aiutare gli allievi a tirare fuori il meglio, a far vibrare il corpo, la voce, il cuore. Per quanto ci riguarda insegniamo loro delle tecniche per essere credibili nell’esprimere le emozioni. Il nostro è un mestiere strano, sembra quasi un gioco in cui anche gli adulti – come fanno i bambini in modo spontaneo – fanno finta di essere qualcun altro, come se fosse vero. Dall’osservazione di diversi approcci e stili, i ragazzi si faranno le loro idee, impareranno a essere elastici, fino a capire quale potrà essere la propria via. Anche per noi insegnanti è un percorso istruttivo perché, attraverso il confronto con i più giovani, si diventa più consapevoli di certi meccanismi».
Come si appresta a iniziare questa nuova avventura?
«Con gioia e gratitudine. Ringrazio Elena Bucci, che mi ha proposto, ed Erica Leonelli per la fiducia. Sono onorata. Ivano era Ivano, molto amato e conosciuto, dotato di una personalità carismatica, e cercherò di fare del mio meglio. Sono fiduciosa, c’è uno staff di ottimo livello. Poi speriamo che Ivano, dall’alto, ci protegga!».