Nuovi attacchi dei lupi agli allevamenti a Casola Valsenio. Per CIA Romagna, bisogna riformare la legge

A Casola Valsenio gli allevamenti sono stati di nuovo attaccati dai lupi. C'è necessità di riformare la legge

La coordinatrice di Donne in Campo di Cia Romagna, Stefania Malavolti, nei giorni scorsi ha trovato numerosi capi del suo allevamento di ovicaprini uccisi dall’incursione di lupi. “Di fauna selvatica e dei danni che provoca parliamo tutti i giorni – dichiara l’allevatrice di Casola Valsenio – perché tutti i giorni siamo costretti a farci i conti. Conti sempre più salati”.

 

Sono state uccise pecore gravide, tutte con grosse ferite al collo e alcune anche sventrate. “L’assurdo – racconta Stefania Malavolti – è che poco o nulla è stato consumato dal predatore, quindi, fa pensare che non sia stato tanto per fame, quanto per istinto. Sicuramente non si è trattato di un lupo solitario bensì di un branco – continua la Malavolti – Dopo una ricognizione attorno al pascolo e nei terreni dell’azienda le orme ben visibili, ora che il terreno è umido, sono moltissime”.

 

“Dicono che per difendersi dai lupi o dai cinghiali basta recintare. Forse però non è chiaro cosa voglia dire recintare terreni in collina e montagna con fossi, scarpate, dossi. Il recinto, poi, è fatto per non fare uscire gli animali, non per non farne entrare altri. I recinti sono da controllare ogni giorno per ogni centimetro perché non ci siano buchi o paletti rovesciati – afferma la Malavolti – Per costruire un patrimonio zootecnico occorre una vita, anni di lavoro. Per distruggerlo basta un giorno”.

 

“Noi allevatori produciamo cibo sano e sostenibile – dichiara Matteo Pagliarani, vicepresidente di Cia Romagna, agricoltore e allevatore della valle del Savio, Mercato Saraceno – e questo è il nostro valore sociale. Lo facciamo difendendo il territorio, e creiamo posti di lavoro. Invito animalisti e ambientalisti a venire a visitare le nostre stalle. Vedere questi animali agonizzanti col ventre squarciato è un’esperienza che lascia il segno. Gli attacchi da fauna selvatica poi hanno conseguenze anche sugli animali non direttamente aggrediti: lo stress li indebolisce e viene compromessa la produzione stessa di latte”.

 

“La natura – ricorda Cia – è fatta di equilibri e tutte le volte che l’uomo interviene per distruggere troppo, ma anche per proteggere troppo, crea disequilibri e guai. La questione dei danni da fauna selvatica è una delle tante che attanagliano l’agricoltura”.  Dal 2018 Cia chiede la riforma della Legge 157/1992 e ora ribadisce la necessità di un commissario straordinario per la gestione della fauna selvatica presso Palazzo Chigi con pieni poteri e coordinamento di una cabina di regia con le Regioni per realizzare la riforma.

 

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