Sindacati, medici e infermieri manifestano a Ravenna sotto la sede dell’Ausl Romanga

L'obiettivo è opporsi alla sperimentazione sulla Pronta Disponibilità, paventata dall'Ausl

200 tra medici e infermieri manifestano a Ravenna sotto la sede dell’AUSL Romagna in via De Gasperi. Insieme a loro ci sono i sindacati confederali e di base Nursind e NursingUp. Si vogliono opporre alla sperimentazione sulla Pronta Disponibilità annunciata da Ausl Romagna.

La Pronta Disponibilità è un istituto del contratto collettivo nazionale della Sanità Pubblica, che prevede l’immediata reperibilità del dipendente unita all’obbligo per lo stesso di raggiungere la struttura nel minor tempo possibile, nei tempi previsti per il normale raggiungimento alla sede di lavoro. Laddove, in alcune Unità Operative – ben individuate dal CCNL – dovessero trovarsi sguarniti alcuni turni si potrà fare ricorso all’istituto contrattuale per risolvere le carenze di organico.

Per questo motivo, essendo la norma gestita a livello decentrato, le aziende sanitarie devono predisporre un piano annuale di dotazione organica per poter far fronte alle necessità ed urgenze dei vari servizi, fermo restando che la Pronta Disponibilità, potrà essere applicata solo nei casi di garanzia di interventi assistenziali urgenti e non programmabili e necessità di assicurare la funzionalità organizzativa o tecnica delle strutture.

Alla manifestazione aderiscono anche il Laboratorio ravennate di Unione Popolare e il Circolo di Rifondazione Comunista.

I sindacati

«Reduci da 3 anni di pandemia – scrivono CGIL CISL UIL E Nursind – al grido di mai più e salviamo i nostri eroi, ecco il ben servito: per far fronte alle assenze improvvise, piuttosto che integrare gli organici si pensa di caricare il personale dipendente di ulteriore disagio e ulteriore lavoro attraverso l’instaurazione delle pronte disponibilità».

«La decisione unilaterale – continuano i sindacati – dell’Azienda Ausl di introdurre pronte disponibilità per far fronte alle assenze improvvise rappresenta solo la punta di un enorme iceberg nascosto. Non è possibile infatti chiedere sempre ai “soliti noti” di coprire le carenze di organico mettendo la propria vita in subordine alle esigenze organizzative del datore di lavoro. Il risultato è una stanchezza cronica, una sfiducia totale nel sistema, ed una effettiva impossibilità di operare al meglio delle proprie possibilità come invece i professionisti richiedono a gran voce».

CGIL CISL UIL E Nursind chiedono quindi alla Direzione Generale dell’Azienda USL l’attuazione di veri interventi risolutivi come, ad esempio, l’adeguamento degli organici, la giusta valorizzazione economica di tutti i dipendenti e soprattutto la garanzia di un adeguato recupero psico fisico e una maggiore conciliazione dei tempi di vita-lavoro.

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