Luca Mercalli: «Stiamo perdendo tempo! Stop al negazionismo. Agiamo subito o sarà tardi»

La pena che affligge il girone dei negazionisti nell’inferno idealizzato da Luca Mercalli? Una lettura eterna dei rapporti redatti dall’IPCC sul clima.

Un ospite d’eccezione ha calcato il palco del Teatro Rasi di Ravenna nella serata di ieri, mercoledì 11 ottobre. Stiamo parlando del climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana e giornalista scientifico, che si è confrontato in un dibattito, aperto gratuitamente alla cittadinanza, con il sindaco Michele de Pascale. 

Gli argomenti della serata

Tema della serata, i “Cambiamenti climatici: cosa sta succedendo e quali soluzioni per Ravenna”. Un’analisi utile di un esperto del settore che ha offerto alla comunità e ai suoi amministratori presenti spunti di riflessioni utili per comprendere al meglio i problemi del cambiamento climatico al fine di elaborare e mettere in atto delle possibili soluzioni.  

Ad aprire la serata l’assessore alla Transizione ecologica Gianandrea Baroncini che ha ricordato che l’evento fa parte della “Campagna partecipata di sensibilizzazione sull’adattamento ai cambiamenti climatici, la percezione del rischio e la diffusione di comportamenti resilienti”, nell’ambito del “Programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano finanziato dal ministero per la Transizione ecologica” e si inserisce nella Settimana nazionale della Protezione civile. 

Negazionismo e riscaldamento globale

La serata, organizzata già nel mese di marzo, ha preso il via proprio dall’argomento “caldo” del momento: il negazionismo nei confronti del cambiamento climatico che, come si è visto in questi giorni, sta affliggendo il pianeta. 

Mercalli spiega immediatamente che il problema esiste ormai da secoli: fu il premio Nobel Svante Auguste Arrhenius, già nel 1896, a parlare di aumento delle temperature in relazione allo sfruttamento del carbone durante la rivoluzione industriale. Ipotizzava che ci volessero millenni ma in realtà non è andata così. «L’accelerazione industriale, l’aumento della popolazione mondiale, e la deforestazione hanno condotto all’aumento di emissioni per 54 miliardi di tonnellate di Co2 – dichiara Luca Mercalli – di cui 37 miliardi legati alla combustione di materiali fossili. Più la Co2 aumenta, più farà caldo. Aumentiamo di circa 1 grado ogni anno e questo che stiamo vivendo oggi è il più caldo della storia».

Così come da secoli esiste il problema, da altrettanto non mancano i negazionisti. «Ovviamente i negazionisti hanno varie ragioni: prima di tutto interessi economici, è normale cercare di depistare per interesse personale. C’è chi è afflitto dalla banalità dell’ignoranza – spiega Mercalli citando la “Banalità del male” di Hannah Arendt – poi c’è chi cerca di respingere i fatti per non assumersi altre responsabilità, è comodo dire che gli esperti sbagliano i calcoli. In fine c’è anche il negazionismo alternato, in base alle circostanze, si decide se credere o non credere al cambiamento climatico».

Il problema di fondo, come spiega Mercalli è che stiamo perdendo tempo: «è illusorio mettere i bastoni fra le ruote alle leggi fisiche, la natura è indifferente e continuando di questo passo ci calpesterà. Nel 1992 è stata firmata la convenzioni Quadro – continua il divulgatore -, e abbiamo perso 30 anni fino a oggi senza ottenere risultati e rischiamo di perderne ancora nel negazionismo, non ci rendiamo conto che fra qualche anno non potremo più far nulla per risolvere il problema»

La pena che affligge il girone dei negazionisti nell’inferno idealizzato da Mercalli? Una lettura eterna dei rapporti redatti dall’IPCC sul clima.

Le azioni da mettere in atto per affrontare il problema

Alla domanda del sindaco legata alla tutela e alle azioni mitiganti da mettere in atto per affrontare il problema, e quale è la chiave di volta per responsabilizzare le popolazioni e quali strategie mettere in campo per migliorare le situazioni, Mercalli risponde che l’obiettivo dovrebbe essere togliere il veleno, passare a un’economia diversa che non sia basata su combustibili fossili o la deforestazione: «Ma lo devono fare tutti, – continua Mercalli – questo è il dilemma dell’accordo di Parigi, 195 paesi che si trovano a dibattere su chi ha creato più Co2. Tutti hanno la loro parte di ragione, ma non possiamo continuare con i rimbalzi di colpe, proviamo noi a fare il primo passo, tagliamo il superfluo, questo ci offrirebbe la possibilità di negoziare».

Non solo obiettivi di miglioramento ma anche idee di adattamento, utili per gestire e affrontare i problemi che sono già in corso e che non scompariranno a breve. Citati durante l’incontro anche le modifiche all’articolo 9 e 41 della Costituzione con interessanti incrementi su possibili punizioni nel caso di danneggiamento di beni paesaggistiche che possono nuocere alla salute delle generazioni future.

«Il passaggio alle tecnologie rinnovabili non sarà semplice, al momento sono meno del 15% dell’energia mondiale, la scalata è lunga. I problemi ci sono – prosegue lo studioso -, come quello dell’intermittenza della fonte. Al momento la fonte rinnovabile più gestibile è quella idroelettrica ma sono pochi i luoghi in cui inserirla mentre le altre risorse sono variabili, non sono sempre costanti, serve qualcosa che aiuti a compensare chissà magari in un futuro l’idrogeno».

Alluvione in Romagna ed eventi estremi

Ultimo punto della serata si è focalizzato sulle vicende che hanno colpito la Romagna in questo anno. Il sindaco ha fatto partire la riflessione da una cronaca dell’alluvione del 1636. In quell’anno, il 27 maggio, l’acqua piovuta in collina si è riversata in pianura colpendo la campagna ravennate, qui incontrò una marea alta con difficoltà di deflusso. Una cronaca trasposta nel tempo, solo che allora il fiume passava al centro della città e distrusse completamente Ravenna. Circa ogni 10/15 anni la città rischiava di finire sott’acqua. Il territorio romagnolo si è adattato nei secoli a questi problemi con deviazioni e modifiche territoriali, ma questo non è bastato: rispetto al 1939, nel maggio del 2023 l’acqua che si è riversata nelle campagne è stata nettamente superiore.

«Il riscaldamento globale amplifica gli eventi estremi che hanno costellato il mondo nel passato. Più la situazione peggiora e più entriamo in un territorio sconosciuto della climatologia. Sono cose che non conosciamo e che non abbiamo mai sperimentato. Con l’accrescimento di piogge intense i danni diventano sempre più probabili, e la crescita dell’urbanizzazione ha portato a invadere territori pericolosi. Serve una legge contro il consumo di suolo che possa risolvere il problema in modo radicale nel nostro paese, l’argomento è scottante ma serve, meno aggiungiamo meglio è. Serve anche un maggiore adattamento agli eventi, le grandini di luglio hanno devastato intere abitazioni e territori, serve un adattamento amministrativo, la ricerca di nuovi materiali resistenti e la semplificazione burocratica». 

Piccoli gesti per contribuire

Cosa possiamo fare noi? Il Green Deal ci offre alcuni spunti: energie rinnovabili ed eliminare gli sprechi, l’obiettivo per tutti dovrebbe essere la casa in classe energetica A. Mobilità elettrica di piccola taglia con il caricamento a energia rinnovabile e il riciclo delle batterie. Importante viaggiare meno, soprattutto evitando l’aereo ed eliminando il lowcost. Diminuire la carne che rappresenta il 15% delle emissioni globali e fermare la cementificazione.

Grande affluenza in sala per l’evento e tantissimi utenti online per assistere alla serata circa in 64 su Facebook, domande di interesse locale e nazionale e un forte gradimento da parte di tutto il pubblico che ha partecipato alla serata con grande interesse ed esprimendo apertamente il proprio gradimento.

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