La scuola Montanari di Ravenna sensibilizza su legalità e antimafia

Accolto l’innesto dell’albero di Falcone per il progetto "Un albero per il futuro"

La mattinata del 25 marzo 2023 rimarrà una data importante per l’”I.C. “Darsena” e, in particolare, per la scuola secondaria di primo grado “Mario Montanari”, in quanto ha accolto la talea dell’albero di Falcone, significativo dono per un Istituto che nel corso degli anni ha realizzato tanti progetti per sensibilizzare gli studenti sui temi della legalità e dell’antimafia. A consegnare il ficus macrophylla è stato il reparto dei Carabinieri per la Biodiversità di Punta Marina, nell’ambito del progetto nazionale “Un albero per il futuro”, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica.

Ad accogliere un pezzetto dell’albero Falcone, assurto a simbolo della resistenza alla mafia e della lotta per la legalità e la giustizia, sono state le classi terze, che hanno potuto ascoltare molti contributi efficaci centrati soprattutto sull’importanza della scuola come arma potente, di contrasto alla mafia. Negli interventi delle autorità, dal Prefetto al Questore, dai Comandanti delle Forze dell’Ordine di Ravenna al Direttore Scolastico dell’ufficio provinciale e dell’assessore Gallonetto, si sono ricordati i nomi e le azioni di chi nel corso dell’ultimo trentennio ha combattuto la mafia e di chi ancora continua a lottare. Tutti hanno esortato i ragazzi a tenere gli occhi e le orecchie aperte, a stare all’erta, ad avere il coraggio di schierarsi sempre dalla parte della legalità, di non scendere mai a compromessi perché il fenomeno mafioso purtroppo non è stato ancora estirpato.

Le classi si sono poi avvicendate per condividere riflessioni e approfondimenti sulle scorte di Falcone e Borsellino: Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina.

Hanno parlato del coraggio di Lea Garofalo, della terribile vicenda di Giuseppe Letizia, della voce libera di Peppino Impastato e della forza delle parole di Don Ciotti, simbolo vivente della lotta civile contro la mafia. Altre riflessioni hanno rievocato le idee più note dei giudici Falcone e Borsellino e una classe ha raccontato il progetto di un’installazione, “La nomafia bike” che, nel 2019, ha permesso ad una rappresentanza di alunni della scuola “Montanari” di salire a bordo della Nave della Legalità. 

Non solo le parole hanno riempito l’aria, ma nella palestra della scuola sono risuonate anche le note dell’orchestra dell’indirizzo musicale, che ha eseguito diversi brani, tra cui l’Inno di Mameli. Alcune classi hanno cantato “Cento passi” in versione rap e “Sogno un’Italia non più capovolta”, canzone scritta a più mani dai docenti e dagli studenti della “Montanari”, testo di denuncia contro gli efferati crimini dei mafiosi ma anche di speranza verso le nuove generazioni che con lo studio, l’impegno e la dedizione possono salvare la Nazione.

Oltre alla musica e alle parole, le classi hanno celebrato questa giornata allestendo una mostra itinerante nella quale, con diverse tecniche, sono stati raffigurati volti, sguardi, parole di chi ha combattuto la mafia.   

Preziosi contributi sono stati anche quelli dell’associazione Pereira e della Biblioteca Classense. Matteo Pasi ha illustrato come, grazie alla legge 109/96, i beni confiscati ai mafiosi siano diventati “patrimonio” della collettività, portando l’esempio della Cooperativa “Al di là dei sogni”, che opera nella realtà campana. Francesca Ferruzzi, referente Bill, Biblioteca della Legalità, alla quale l’Istituto è associata, ha tenuto una breve lezione sul ficus macrophylla, facendo degli interessanti parallelismi con l’attività giudiziaria svolta da Falcone e ha inoltre letto un brano dal libro “L’albero Falcone”.

Le conclusioni della mattinata sono state affidate al professore Michele Marchi, docente universitario, il quale ha ripercorso brevemente la storia della mafia, profondamente collegata a quella dell’Italia, ma ha anche fatto comprendere i principali mezzi a disposizione per contrastare il fenomeno mafioso, cioè il pentitismo, la scuola, e la politica come gestione della cosa pubblica, perché, come diceva Falcone, “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.

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