La GdF di Ravenna scopre impresa di autotrasporto che evade imposte e contributi

La Guardia di Finanza scopre un'impresa ravennate di trasporto merci che ha utilizzato fraudolentemente una società rumena per assumere autisti di tir in evasione di imposte e contributi previdenziali

I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Ravenna, nell’ambito di un’ampia attività ispettiva che ha visto la collaborazione operativa con personale dell’Ispettorato del Lavoro, dell’INPS e della Polizia Stradale, hanno concluso una verifica fiscale nei confronti di un gruppo societario attivo nel settore del trasporto merci (nazionale ed internazionale) i cui amministratori ravennati avevano formalmente costituito alcune società in Romania al fine di collocare in quel Paese gli oneri fiscali e contributivi dell’attività in realtà svolta e gestita in Italia.

L’accertamento fiscale si è inserito in una più ampia operazione internazionale in materia di contrasto all’abuso fraudolento del regime giuridico del distacco internazionale di lavoratori, che nel caso specifico ha riguardato decine di autisti di TIR e che ha visto operare sinergicamente gli enti ispettivi di diversi Paesi europei (Italia, Romania, Slovacchia e Belgio) coordinati tra loro dall’Autorità Europea del Lavoro (European Labour Authority – ELA), agenzia europea con sede a Bratislava, istituita nel 2019 con l’obiettivo – tra gli altri – di rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri nella lotta al lavoro irregolare o sommerso, anche mediante ispezioni concertate.

L’evasione fiscale e contributiva

Così, dopo i primi accessi ispettivi eseguiti congiuntamente in tutti i Paesi europei interessati, i successivi approfondimenti di ordine fiscale, demandanti alla Guardia di Finanza di Ravenna, hanno permesso di individuare uno schema fraudolento finalizzato all’evasione fiscale e contributiva per il quale decine di lavoratori inizialmente assunti dalla società ravennate sono stati successivamente costretti a licenziarsi per poi essere riassunti, solo sulla carta, da una società rumena controllata dallo stesso gruppo imprenditoriale.

Gli autisti, in realtà, continuavano di fatto a lavorare in Italia, senza soluzione di continuità, per la stessa impresa di trasporti ravennate sulla base di un simulato distacco internazionale, così da abbattere i connessi oneri contributivi e fiscali.

In alcuni casi, per rendere il sistema ancora più “opaco” agli Organi di controllo, è stato anche accertato che parte degli autisti licenziati (oltre 30) venivano poi assunti da agenzie interinali di lavoro rumene (alcune delle quali peraltro con l’autorizzazione amministrativa alla somministrazione di personale già scaduta), prima di essere sempre fittiziamente distaccati a favore della società ravennate.

L’avvio delle indagini

Si è pertanto proceduto all’avvio di una specifica verifica fiscale nei confronti della società rumena utilizzata per la frode e in tale contesto è emerso che tutte le attività aziendali di direzione, organizzazione e gestione del personale venivano in realtà programmate nella sede di Ravenna e che pertanto la società estera non era altro che un’entità esterovestita al solo scopo di abbattere illegalmente il costo fiscale e contributivo dei lavoratori.

Cosa è trapelato dalle indagini

Dalle analitiche operazioni di verifica è stato infatti accertato che tutti i lavoratori in questione, un centinaio in totale, sebbene formalmente assunti dalla società estera, concordavano la paga, le ferie, i riposi e ogni altra modalità di svolgimento del lavoro direttamente con il management ravennate, tanto che il datore di lavoro rumeno era per loro un mero schermo giuridico, che conoscevano solo come intestazione delle loro buste paga.

Sotto il profilo tributario, pertanto, in esito all’attività di verifica fiscale compiuta dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna sono stati ricondotti nel territorio italiano tutti i ricavi “fatturati” in Romania nel periodo dal 2016 al 2021, per volume di affari di oltre 50 milioni di euro e con recupero a tassazione di utili per oltre 3,5 milioni di euro.

Le accuse dei responsabili

I responsabili sono stati pertanto deferiti all’Autorità Giudiziaria competente e sono ora accusati di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa a danno dello Stato ed all’emissione di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti, nonché per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi in relazione all’esterovestizione della società di diritto rumeno. Allo stesso modo è stata segnalata all’autorità giudiziaria la responsabilità amministrativa degli enti coinvolti nella frode per i reati commessi dagli amministratori a loro vantaggio.

L’operazione conferma i massimi livelli di attenzione prestati dalle Fiamme Gialle, in sinergico coordinamento con gli altri competenti enti ispettivi, a contrasto delle forme di illegalità che minano il corretto funzionamento dei mercati e che alterano le regole di libera concorrenza, come in questo caso attraverso l’illecito abbattimento dei costi aziendali tramite condotte fraudolente di evasione fiscale e previdenziale.

Il presente comunicato viene diramato previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria e con l’avvertenza che il contesto penale è tutt’ora nella fase delle indagini preliminari e che, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di non colpevolezza.

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