Incontro pubblico sul rigassificatore a Ravenna. “Entro aprile il cantiere, a settembre attivazione dell’impianto”

Sicurezza dell'impianto, della navigazione e impatto ambientale. Questi i temi affrontati durante il dibattito

Sicurezza dell’impianto, della navigazione e impatto ambientale. Questi sono i temi cardine all’evento pubblico per la presentazione del rigassificatore al largo della costa ravennate che si è tenuto questa sera alle 20.15, al Palazzo Congressi e in diretta streaming sui canali Facebook e Youtube del comune di Ravenna.

 

 

Il primo a prendere parola è stato il sindaco Michele de Pascale che ha specificato come il progetto sia da considerarsi fondamentale sia a livello nazionale che per la stessa città di Ravenna. «La progettualità del rigassificatore – afferma – parte da un problema nazionale ovvero aumentare la capacità di rigassificazione, diminuendo l’importazione di gas. Noi riteniamo che il tema della carenza degli approvvigionamenti possa mettere a rischio non solo i comuni cittadini ma anche il settore delle industrie locali».

 

 

Proprio le professionalità dell’industria locale e dell’offshore hanno reso Ravenna una delle prime candidate per la realizzazione del nuovo rigassificatore. Sono 63 gli enti coinvolti su tutti settori fondamentali alla sicurezza del FSRU e dell’ambiente e popolazione di Ravenna. La presentazione del progetto è stata affidata all’ingegnere Elio Ruggeri di Snam che ha presentato l’impianto: «Si tratta di un FSRU, una tecnologia che negli ultimi anni si è consolidata parecchio per rapidità di creazione, sicurezza e mobilità. Nell’ultimo anno sono 12 gli impianti che sono stati realizzati in Europa».

 

 

La FSRU trova il suo posizionamento a circa 8,5 km dalla costa, alla Piattaforma PIR alla quale sarà ormeggiata la nave BW Singapore di circa 170mila metri cubi di capacità, che in questo momento si trova in Egitto. L’impianto, circondato da una diga protettiva, si collegherà alla terraferma con una C line a terra che attraverserà con un microtunnel sotterraneo, sempre fino al raggiungimento del PDE circondato da 90 ettari di bosco. Il microtunnel successivamente circumnavigherà la città per raggiungere la rete nazionale. «Se tutte le carte saranno in regola – conclude Ruggeri – dovremmo iniziare il cantiere a marzo-aprile del prossimo anno per poi passare all’attivazione dell’impianto a settembre 2024».

 

 

Successivamente ha preso parola il direttore dei Vigili del Fuoco Michele de Vincentis che ha parlato della concessione del NOF ovvero il Nulla Osta di fattibilità e dei successivi controlli che verranno realizzati per la sicurezza dell’impianto. Il comandante Francesco Cimmino, direttore Marittimo dell’Emilia Romagna e comandante del porto di Ravenna ha rassicurato i presenti:  «Non temiamo nulla, abbiamo valutato tutti gli aspetti di nostra competenza, adesso ci stiamo concentrando sugli aspetti conclusivi, ma noi siamo abbastanza sereni».

 

 

Ermanno Errani di Arpae Ravenna ha concluso la presentazione concentrandosi sulla questione ambientale. «Vari sono i tecnici che hanno contribuito per le analisi ambientali – spiega –. Abbiamo presentato 37 richieste di modifica a SNAM e mancano gli ultimi dettagli prima di dare l’autorizzazione, stiamo seguendo e valutando tutti i passaggi legati all’ambiente sia per il cantiere che per la messa in funzione dell’impianto».

 

Breve intervento ma di forte impatto quello di Daniele Rossi, Presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale. «Il gas che riusciremo a ottenere da questo progetto – dice – è un contributo significativo che darà sicurezza al Paese e ai nostri processi industriali. Ma ci tengo a richiamare alla luce un tema importante: vogliamo sapere se si possono fare le estrazioni e, se si possono fare in sicurezza, si devono fare. Sarà un contributo determinante per il Paese ma anche per rendere Ravenna un hub energetico importante».

 

 

«Non neghiamo che l’intervento abbia anche un valore politico – dichiara l’assessore Francesco Colla presente all’incontro –. L’Emilia Romagna vuole aiutare il suo Paese. Dinnanzi a una situazione di emergenza non potevamo permetterci di non presentare un’alternativa energetica. Abbiamo messo le nostre migliori teste a lavoro sul progetto per avere i migliori risultati e fare tutto con trasparenza massima».

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