La storia della liberazione di Parigi e della trattativa tra Dietrich von Choltitz e Raoul Nordling è stata raccontata per la prima volta al cinema nel film Parigi brucia, firmato da René Clément nel 1966. In quella pellicola Orson Welles interpretava Nordling mentre Gert Fröbe era von Choltitz. Il testo teatrale Diplomatie di Cyril Gely, debuttato nel 2011 al Théâtre de la Madeleine, è stato invece interpretato da Niels Arestrup e André Dussollier ed è stato poi portato sugli schermi nel 2014 dal regista Volker Schlöndorff e dagli stessi due formidabili attori. Il film ha vinto il premio César 2015 per il miglior adattamento cinematografico e il premio come miglior sceneggiatura al Festival di Shanghai.

La storia è ambientata in una notte parigina cupa, afosa e opprimente. Il generale Dietrich Von Choltitz è nel suo studio, una suite dell’Hotel Meurice, alle prese con l’ordine di distruggere la città. L’alba sembra non arrivare mai. I tedeschi, che occupano Parigi da qualche anno, sanno che il progetto di costruire il nuovo impero tedesco, il terzo Reich, sta definitivamente naufragando: la tragica capitolazione della Wehrmacht a Stalingrado nel ’43, lo sbarco in Normadia a giugno e il pur fallito attentato a Hitler il 20 luglio del ’44 sono inequivocabili segni della fine. Molti nazisti avevano considerato l’occupazione alla stregua di una vacanza nella città più romantica del mondo, simbolo di eleganza e di saper vivere. Parigi era diventata per loro un rifugio ovattato dove, lontani dal clima intossicato di Berlino e dalle campagne fallimentari del Führer, si discutevano le sorti della guerra seduti a un caffè, tra un turno di guardia e l’altro. Ma non è più così in quelle settimane dell’estate del 1944: la capitale francese è insorta e le forze della resistenza ignare del terribile incarico del nuovo governatore, combattono anche quella notte la loro battaglia per cacciare gli invasori, in attesa delle truppe alleate ormai a pochi chilometri dalla città.

Il generale Von Choltitz è arrivato in pieno agosto in una città ostile con il compito di eseguire un ordine di Hitler preciso e terribile: distruggerla, sterminare la popolazione e rendere chiaro al mondo che i tedeschi, se non fossero stati più in grado di controllare l’Europa, avrebbero potuto ancora raderla al suolo.

Quando pensiamo alla storia come a un susseguirsi di date e di fatti concatenati fra loro da un rapporto di necessità, a volte ci dimentichiamo che dietro a quelle date, a quegli episodi ci sono delle persone, ci sono le loro azioni non sempre coerenti. Così, da un duro generale prussiano di lungo corso come Von Choltitz ci si può solo aspettare che obbedisca agli ordini senza discutere, tanto più se sta subendo il tremendo ricatto della Sippenhaft, una legge emanata da Hitler per garantirsi la cieca obbedienza dei suoi sottoposti. È un uomo angosciato che pensa solo a salvare la sua famiglia e i suoi soldati, anche a costo di milioni di vite umane.

Ma proprio quando tutto sembra deciso e l’orribile piano sta per scattare, appare l’imprevisto, l’incidente che cambia la storia, nelle vesti di un elegante console svedese che lo incanta con l’immagine di un futuro più umano, che lo affascina facendogli intravedere il mondo in una prospettiva diversa. Raul Nordling è un grande diplomatico svedese, ma conosce bene Parigi perché ci è nato, conosce le sue storie piccanti e i suoi passaggi segreti e il suo incarico d’ambasciatore di un paese neutrale lo rende uno snodo vitale di una città cosmopolita, ricca di storia e di bellezza. Parigi è la sua casa e la deve difendere anche a costo di qualche piccolo sotterfugio.

Durante quella notte fatale del 25 agosto 1944, si intrufola nello studio in cui il generale non riesce a trovare riposo, e fra i due inizia un duello implacabile la cui posta è un’intera città.

Bruni e De Capitani tornano a sfidarsi sul palcoscenico e ci restituiscono i ritratti di due uomini che indossano prima di tutto l’anima e lo spirito del tempo. Uomini che hanno attraversato la storia e hanno contribuito a plasmarla, che con le loro azioni hanno contribuito a costruire una pace faticosa, ponendo le basi per la rinascita dell’Europa. Pensiamo sia importante ricordare le prove attraverso cui il consesso delle nazioni di cui facciamo parte è passato per trovare una sua unità, in un momento in cui sembrano prevalere gli egoismi nazionali.

Non sappiamo se a Parigi l’alba avrà alleviato la calura opprimente della notte con un soffio di aria fresca, ma certamente sappiamo che è stata un’alba di riscatto e di libertà e che noi europei dobbiamo gratitudine a quei due uomini per essersi parlati aldilà degli schieramenti, per aver usato tutte le armi della diplomazia per evitare distruzione e morte.

Dietrich von Choltitz, nasce in Germania a Neustadt nel 1894. Presta servizio nell’esercito tedesco già dal 1914, impegnato sul fronte occidentale della Prima guerra mondiale. Nella Seconda guerra mondiale partecipa all’invasione della Polonia nel 1939, poi della Francia nel 1940 e all’assedio di Sebastopoli l’anno successivo, scalando le gerarchie militari. Nel 1944 è in Italia, dove partecipa alla battaglia di Anzio, poi in Normandia. Viene promosso Generale di fanteria e il 7 agosto 1944 nominato Governatore militare della città di Parigi, in sostituzione del generale Carl-Heinrich von Stülpnagel, giustiziato per aver partecipato all’Operazione Valkiria che era culminata nel fallito attentato contro Hitler del 20 luglio 1944. L’avanzata degli alleati minaccia la capitale e l’ordine di Hitler è di distruggere ponti, infrastrutture e i principali edifici, compresi quelli religiosi e storici. Choltitz disobbedisce, negozia una tregua con la Resistenza francese e consegna la città al Generale Leclerc il 25 agosto 1944. Prigioniero di guerra, viene condotto a Trent Park, a nord di Londra, assieme ad altri alti gradi dell’esercito tedesco. e successivamente viene recluso fino al 1947 in un campo in Mississippi. Un volta libero torna a vivere in Germania dove nel 1951 pubblica Brennt Paris?, un libro nel quale difende la scelta di disobbedire agli ordini di un capo che ormai dava segni di evidente pazzia. Il titolo – Parigi brucia? – cita infatti la domanda rivoltagli da Hitler che voleva assicurarsi che il suo ordine fosse eseguito.

Von Choltitz – che non aveva preso al complotto contro Hitler ma era amico di molti cospiratori – era ben consapevole della imminente disfatta della Germania e una diversa interpretazione dei fatti suggerisce che potrebbe aver colto l’opportunità di accreditarsi come ‘salvatore’ di Parigi per ripulire la propria reputazione in previsione della fine della guerra. Muore nel 1966 a Baden-baden e ai suoi funerali partecipano alte autorità militari e civili, sia tedesche che francesi e americane.

Raoul Nordling nasce a Parigi nel 1882, figlio su un imprenditore svedese trasferitosi in Francia negli anni settanta del secolo. Succede al padre nella “Société des pâtes à papier Gustav Nordling” e nel 1926 viene nominato Console generale di Svezia. Lavora costantemente per consolidare le relazioni tra francesi e svedesi e in seguito tra questi e la Germania. Nel 1940 tenta di sostenere la neutralità svedese e di dissuadere il governo di Parigi dal partecipare alla campagna anglo-francese in Norvegia. Inoltre, secondo lo storico francese Henri Amouroux, viene contattato dal maresciallo Goering per proporre al Presidente del consiglio Paul Reynaud una via d’uscita dal conflitto. Nel 1944 è a Stoccolma per incontrare il re Gustavo V e prendere visione di un piano di mediazione dei paesi neutrali. Di ritorno tenta di convincere il maresciallo Pétain ad intervenire presso Hitler per aprire dei negoziati.

Dopo lo sbarco in Normandia inizia una nuova fase nelle relazioni e mediazioni tra il suo paese, la Francia e la Germania. Così, a partire dal 15 agosto, avvia una trattativa con il generale von Choltitz per la liberazione di 3245 prigionieri politici e la rinuncia al progetto di fare esplodere Parigi (alcuni incontri e numerose le telefonate); il 19 agosto negozia con i gollisti un cessate il fuoco per permettere ai soldati tedeschi di lasciare la città, mentre il giorno seguente ottiene dal comandante tedesco la liberazione di tre uomini alle dirette dipendenze di De Gaulle. Infine nella mattina del 25 agosto porta l’ultimatum del colonnello Billotte (secondo del generale Leclerc) a Choltitz. Nel pomeriggio arriva la resa.

I suoi Mémoires, scritti nel 1945 e ritrovati nel 1995, sono stati pubblicati nel 2002. È morto nel 1962 a Neuilly-sur-Seine.

 

Sabato 18 marzo alle ore 18 presso il Teatro Rossini, per la rassegna Gli Incontri del Rossini, organizzata in collaborazione con l’Associazione Amici del Teatro Rossini, la compagnia incontrerà il pubblico lughese. Le recite dello spettacolo saranno venerdì 17 e sabato 18 marzo ore 20.30, domenica 19 febbraio alle ore 16.00 e alle ore 20.30.

 

Informazioni e prenotazioni

Teatro Rossini

Piazzale Cavour 17 – 48022 Lugo (RA)

Tel. 0545.38542 info@teatrorossini.it